Passengers: recensione del film con Chris Pratt e Jennifer Lawrence
Lunedì sera sul canale Sky 3d verrà trasmesso il film “Passengers” diretto da Morten Tyldum e interpretato da Jennifer Lawrence e Chris Pratt, eccovi la nostra recensione!
Passengers è l’ultimo lavoro di Morten Tyldum, regista di “The Imitation Game” (candidato all’Oscar come miglior film nel 2014), e vede come protagonisti Aurora (Jennifer Lawrence) e Jim (Chris Pratt), due persone qualsiasi che si trovano insieme ad altre migliaia di persone in una navicella spaziale in volo verso un ignoto pianeta.
I passeggeri dell’astronave sono tutti ibernati, ma la capsula di ibernazione ospitante Jim subisce un malfunzionamento dovuto alla collisione del velivolo con una pioggia di meteoriti e ciò causa il risveglio anticipato dello stesso Jim. Quest’ultimo si trova a vivere un vero e proprio dramma dal momento che mancano ancora parecchi anni prima dell’arrivo presso il nuovo pianeta ed è dunque destinato a invecchiare e morire lì da solo vanificando il suo intero viaggio (ritornare ad essere ibernato risulterà infatti impossibile). E’ per questo che dopo un sofferto ed interessante conflitto interiore Jim decide di condannare al suo stesso destino una donna, anche lei criogenizzata, rompendo la sua capsula di ibernazione. Il filosofo greco Aristotele sosteneva che l’uomo fosse “animale politico”, animale destinato cioè a vivere insieme agli altri, ai suoi simili, in una comunità. Il protagonista compie un atto assai disprezzabile svegliando volutamente quella donna e nascondendole anche la verità (che come sempre verrà poi a galla), ma la sua decisione nasce dalla consapevolezza di una vita che non sarebbe stata tale se non avesse avuto qualcuno in carne e ossa con cui parlare e trascorrere il tempo. Jim è profondamente attratto dalla bellezza di lei e se ne innamora a prima vista, ma nonostante ciò non desiste dalla sua azione egoista anche se forse fisiologicamente necessaria.
Il film è stato da molti bocciato, ma l’inizio è dei più promettenti: la combattuta decisione di lui, l’amore tuttavia evidente nei confronti di lei, la fiducia crescente che si instaura tra i due, la reciproca passione, la voglia di valorizzare i loro giorni e di combattere l’inedia nella logica senecana che il presente è ciò che veramente ci appartiene, e poi il segreto di lui che si spezza, il rapporto che va drammaticamente in frantumi (il tutto tradotto anche in momenti di grande tensione)… Senza dimenticare il barista della navicella, in realtà un androide, con il quale i due si fermano spesso a parlare: una trovata anche questa molto interessante tanto più che le scene iniziali in cui Jim, ancora solo, parla con il barista costituiscono senza ombra di dubbio una citazione alla famosa scena di “Shining”.
Anche la regia è di pregevole fattura con alcune scene squisite come quella in cui Aurora si trova a nuotare nella piscina mentre l’acqua sale verso l’alto per via di una momentanea assenza di gravità e persino la musica del film è ottima. Tutte queste note positive, che non mi sento comunque di rinnegare, vengono però inspiegabilmente macchiate dalla seconda parte del film; tutto viene ad incresparsi, quanto di buono era stato costruito viene poi abbattuto giù. La caduta di stile del film può essere fatta combaciare con la comparsa sulla scena di un nuovo personaggio, in realtà completamente inutile, ossia il capo-tecnico della navicella. Quest’ultimo si risveglia anche lui anticipatamente e aiuta i due a risolvere il problema delle capsule di ibernazione: si scopre in pratica che c’è una falla nell’astronave e che quest’ultima sta affondando poco a poco. Il rapporto tra i due protagonisti passa immediatamente e sorprendentemente in secondo piano e tutto ora ruota sul malfunzionamento del velivolo.
Il personaggio del capo-tecnico è inutile perché dopo due scene dal suo risveglio, dopo aver mostrato la situazione della nave ai due, muore. Praticamente viene fatto risvegliare solamente per dare la chiave ai protagonisti per poi andarsene: una forzatura a mio parere, un artifizio errato. Insomma è come se la prima e la seconda parte della sceneggiatura fossero state scritte da due persone diverse, è come anzi se due film diversi fossero stati appiccicati insieme ed anche male. Se tutto il film fosse ruotato attorno alla storia d’amore dei due protagonisti soli nello spazio, attorno all’ira di lei e al suo successivo e progressivo perdono (non invece repentino e spinto dalla situazione in cui si vengono a trovare), attorno al rimorso di lui e ai suoi sinceri sentimenti, ne sarebbe risultato un gran bel film.
Tuttavia così non è stato e le critiche non sono tardate ad arrivare: la delusione c’è, ma credo che i giudizi siano stati fin troppo severi e noncuranti dei pregi che il film pure ha; i difetti, come detto, sono molti e legati soprattutto alla sceneggiatura e allo sviluppo del film, ma tecnicamente nulla da dire così come più che bene si comporta la coppia Jennifer Lawrence – Chris Pratt: belli, simpatici ed in sintonia, ma non sufficienti a colmare del tutto la preoccupante falla non tanto dell’astronave quanto dello script.
Recensione Passengers
Rating - 7
7
The Good
- Regia
- Montaggio
- Recitazione
- Colonna sonora
The Bad
- Sceneggiatura
Ciao, Pier, ho letto con avidità la tua recensione al film e penso che sia veramente utile per avvicinarsi con consapevolezze alla fruizione del film, magari anche per dissentire dalla tua presentazione che però ha il pregio di insegnarci che un film non va solo visto, ma pure inteso nei suoi meccanismi di confezionamento e poi anche giudicato.
Grazie
Grazie come sempre, prof!