Stay Still: recensione della prima pellicola della regista Elisa Mishto
Mentre tutti corrono come formiche dietro a un futile scopo, Julie sceglie di restare immobile
Durante la quarantena, a causa della chiusura di cinema, sono state proposte tante innovazioni per permettere al pubblico di non perdere il contatto con la sala. Una di queste è MioCinema, una piattaforma complementare alle sale cinematografiche che promuove i film d’autore. Così abbiamo la possibilità di vedere pellicole che altrimenti avremo visto tra mesi e mesi, un po’ come Mathias e Maxime di Xavier Dolan. Uno di questi è Stay Still, di cui vi proponiamo la nostra recensione.
La regista Elisa Mishto, nata in Italia e trasferitasi a Berlino, è alle prese con il suo primo lungometraggio. In passato, infatti, ha diretto il documentario States of Mind e durante la sua realizzazione ha avuto l’idea per un film. La clinica psichiatrica viene descritta dalla regista come un mondo fantastico e affascinante ed è stato ciò che l’ha portata a realizzare Stay Still. Il film cerca di analizzare a fondo argomenti quali il senso di responsabilità in una società in cui ognuno ha un ruolo e la nostra indifferenza a riguardo, portando su schermo personaggi bizzarri e affascinanti.
Indice
Restare immobile – Stay Still, la recensione
Julie ha vent’anni e la sua unica certezza è quella di non voler fare nulla. In un mondo in cui le persone si muovono come formiche alla ricerca di uno scopo e di approvazione da coloro i quali hanno un rango sociale più alto, Julie sceglie di restare immobile. Non coltiva rapporti né relazioni, non ha un lavoro e va avanti grazie all’eredità della madre defunta. Ovviamente questo atteggiamento viene visto da altri come sintomo di pazzia, così a periodi alterni la ragazza entra ed esce da una clinica psichiatrica in cui è seguita dal benvoluto Dr. Hermann.
Un giorno viene assegnato a Julie un nuovo supervisore, Agnes. La nuova tutrice però è totalmente l’opposto della ragazza, ha una vita equilibrata, un marito, una figlia ed un lavoro stabile. Ciò nonostante Agnes non può fare a meno di provare fascinazione per Julie. Più il tempo passa e più la ragazza si rende conto di non riuscire a comprendere l’apatia della paziente, mentre Julie capisce che la tutrice non ha una vita poi così felice. Stando insieme le due iniziano a conoscersi meglio e, più il tempo passa, più il legame tra di loro si fa più forte, andando in contraddizione con il loro stile di vita. Julie non ha mai voluto un’amica e Agnes non dovrebbe affezionarsi ad una paziente, ma le loro convinzioni non riescono a frenare tutto ciò e pian piano, si renderanno conto che forse entrambe avevano preso la strada sbagliata.
Tra finzione e realtà – Stay Still, la recensione
Julie è la paziente di una clinica psichiatrica, che cerca di riportare la ragazza sulla retta via. Una delle caratteristiche peculiari della protagonista è il fatto che porti sempre dei gialli guanti di gomma, utili per la cucina; ciò che non è ben chiaro è perchè? Durante la pellicola si andrà così a creare una forte ambiguità di fondo che porterà costantemente lo spettatore a chiedersi cosa sia vero e cosa no. Julie diventa subito amica di Agnes e spesso durante il loro rapporto vengono messe in scena sequenza oniriche le quali contribuiscono ad accrescere questa sensazione. Lo stile di narrazione di Stay Still diventa quindi una dei suoi maggiori punti di forza, accrescendo la curiosità del pubblico nello scoprire le motivazioni dei personaggi.
Guardando la pellicola, inoltre, si farà fatica a capire se la protagonista sia davvero affetta da qualche tipo di disturbo o se si tratti di finzione; stesso discorso vale per la tutrice Agnes che sembra non avere la tranquillità e l’equilibrio che dovrebbero caratterizzare il personaggio. Nel mostrare ciò, Elisa Mishto tenta di mettere in dubbio le certezze della società moderna. Per definirsi normale, per avere una vita equilibrata, una persona ha bisogno di un lavoro, un marito. Ma chi decide cosa sia “normale”? Le regole sono imposte dal nostro contesto sociale, lo stesso contesto dalla quale Julie cerca di scappare “restando immobile”. Così, la clinica diventa un luogo di evasione, i pazienti non rispondono a nessuno e non hanno nessun tipo di responsabilità verso una società a loro estranea.
La clinica delle persone sane – Stay Still, la recensione
All’interno della clinica sono presenti anche altri pazienti come Kathrine e Rainer. Questi ultimi pur avendo un ruolo secondario hanno un’importante funzione all’interno della storia. Da un lato vediamo una ragazza ossessionata dall’aspetto esteriore: vestiti appariscenti, tagli alla moda e belle scarpe sono la sua priorità. Tutti riflessi di una società in cui si è giudicati principalmente per l’aspetto esteriore e che si ripercuotono su una paziente. Dall’altro lato c’è poi Rainer, un omaccione barbuto che non apre mai bocca; l’uomo compie azioni immaginarie come portare al guinzaglio un animale o fumare una sigaretta nonostante egli non abbia sigarette con sè. Rainer imita ciò che fanno le altre persone vivendo in una realtà tutta sua; costui sente un forte bisogno di accettazione da parte di un mondo che lo ha escluso.
Infine ci sono Julie e Agnes, che pur essendo due opposti sono del tutto complementari. Fondamentale nel loro rapporto è la figura della madre. Julie infatti ha perso la mamma in giovane età e questa mancanza ha influito molto sulla sua persona. Agnes invece è madre di una bambina che non sembra amare come dovrebbe e questo le provoca disagio. La tutrice ha voluto avere una figlia, ma adesso che la bambina è al mondo non sa come occuparsene. Le differenze tra le protagoniste le porteranno ad avvicinarsi sempre di più; ed entrambe capiranno che forse in alcuni casi piuttosto che fare la scelta più giusta, bisogna fare la scelta migliore anche se significa deludere le aspettative degli altri. Perché si può anche rimanere immobili, ma davanti a noi le persone vanno avanti.
Considerazioni finali – Stay Still la recensione
Elisa Mishto passa la prima prova; pur essendo al suo primo lungometraggio di finzione, la regista è riuscita a mettere in scena un argomento davvero difficile da trattare senza risultare stucchevole o noioso. Stay Still cerca di far ragionare lo spettatore sull’attuale condizione delle persone all’interno di una società. Perchè dovremmo comportarci come da costume, perchè non fare ciò che ci pare, perchè non restare immobili anzichè correre dietro a qualcosa di futile? Il personaggio di Julie è l’incarnazione di questi interrogativi e cerca di vivere la propria vita come le pare. Ovviamente, però, tutto questo è solo un sogno utopico ed è Agnes a riportare la paziente alla realtà. Con la sua apparente normalità la tutrice cerca di far capire a Julie come funzionino le cose; ma più le due si avvicinano e più entrambe si rendono conto di quanto sbagliate siano le loro convinzioni.
Stay Still è anche la storia di un’amicizia, di un’amore e di un legame indistruttibile. Agnes e Julie sono entrambe delle donne forti che però si trovano ad affrontare una fase difficile della loro vita e, aiutandosi l’un l’altra, riescono a trovare una via di fuga. C’è da dire però che il film non è comunque privo di difetti. Infatti se dal punto di vista registico la pellicola risulta impeccabile, la scrittura poteva essere curata maggiormente .Stay Still presenta alcuni clichè che rendono parti della trama abbastanza scontate; risvolti che avrebbero dovuto stupire lo spettatore, in realtà leggibili sin da subito. Tra pregi e difetti Elisa Mishto ha confezionato una bella pellicola, che spazia tra varie tematiche con grande scioltezza e che tra pianti e sorrisi emoziona non poco.
Stay Still
Voto - 7
7
Lati positivi
- Atmosfera ambigua, a metà tra finzione e realtà
- Concetto dello stare immobile e trattazione della tematica relativa al contesto sociale
Lati negativi
- Risvolti di trama fin troppo prevedibili