Ricomincio da Taaac: la recensione del nuovo film del Milanese Imbruttito
La nostra recensione di Ricomincio da Taaac, il nuovo film del Milanese Imbruttito al cinema dal 26 settembre
Lo avevamo lasciato reduce da una disavventura in Sardegna in Mollo tutto e apro un chiringuito. Ora il Signor Imbruttito torna sul grande schermo, rientrato nella City e alle prese con la sua solita vita in Ricomincio da Taaac, secondo film del brand del Milanese Imbruttito ancora una volta diretto da Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella e Davide Rossi, ovvero il collettivo Il Terzo Segreto di Satira. Da fenomeno del web nato nel 2013 dalla creative factory Shewants, il brand del Milanese Imbruttito ha fatto il salto sul grande schermo nel 2021, con un debutto piuttosto fortunato nonostante le circostanze non proprio felici del periodo pandemico.
Anche in Ricomincio da Taaac la formula è quella rodata e vincente della satira, declinata in maniera ficcante attraverso l’utilizzo sapiente dello stereotipo. Stereotipo – nonché vera e propria maschera moderna – incarnato dal Signor Imbruttito di Germano Lanzoni, cliché umoristico del milanese. E qui la satira diventa sociale, in un film che tramite gli schemi di una commedia leggera, tocca temi attuali come quelli dell’inclusione, dell’incontro/scontro tra culture e modi di vivere, delle questioni ambientali e della precarietà. Accanto a Germano Lanzoni in Ricomincio da Taaac tornano Brenda Lodigiani, Paolo Calabresi, Valerio Airò Rochelmeyer, Laura Locatelli e Leonardo Uslengo, in un cast arricchito dalle new entry Maurizio Bousso, Francesco Mandelli, Raul Cremona, Martina Sammarco, Tommy Kuti e Tiberio Cosmin e le guest star Claudio Bisio, Daniele Adani, Jake La Furia, Chef Ruben e Licia Colò insieme ad un ricco parterre di volti noti del mondo social impegnati in diversi camei.
Indice:
- La trama
- Una commedia leggera e di cuore, con un cast divertente e divertito e qualche placement di troppo
La trama – Ricomincio da Taaac recensione
Il Signor Imbruttito (Germano Lanzoni) è rientrato nella City dopo l’avventura sarda del primo capitolo ed è tornato alla sua solita vita insieme alla Wife (Laura Locatelli) e a suo figlio, il Nano (Leonardo Uslengo), ormai giovane rampollo proiettato nel mondo del lavoro. Tutto fila liscio fin quando il Boss (Claudio Bisio), comunica di aver venduto l’azienda a una multinazionale americana della Silicon Valley, la Blacksun, fondata dal genio delle startup Frank Black (Francesco Mandelli). A gestire la transizione saranno l’eccentrico Aldo Brusini (Paolo Calabresi) insieme al Nano in persona. Per l’Imbruttito è un vero e proprio shock: il nuovo che avanza a suon di inclusività, attenzione all’ambiente e smart working a tutto spiano fa a pugni con tutto ciò che conosce e in cui crede.
Mentre il Giargiana (Valerio Airò Rochelmeyer), lo Statale (Renato Avallone) e l’Imbruttita (Brenda Lodigiani) si adattano alla nuova situazione riuscendo anche a far carriera, l’Imbruttito rimane indietro e finisce per essere licenziato da Brusini a causa di un commento particolarmente infelice indirizzato a un giovane rider. Cacciato di casa dalla Wife e rimasto al verde, il Signor Imbruttito viene ospitato proprio da quel giovane rider, Martin (Maurizio Bousso), che vive insieme a Karima (Martina Sammarco), Obi (Tommy Kuti) e Adrian (Tiberio Cosmin) e che gli propone di prenderlo sotto il loro tetto a patto di lavorare gratis al posto loro. L’Imbruttito si ritrova così a dover sperimentare quei lavori più “umili” da lui tanto disprezzati per riscattarsi tanto dal punto di vista professionale quanto da quello umano.
Una commedia leggera e di cuore, con un cast divertente e divertito e qualche placement di troppo – Ricomincio da Taaac recensione
Ricomincio da Taaac è una commedia leggera che centra l’obiettivo di intrattenere, con un bel ritmo, trovate divertenti e brillanti e un sapiente utilizzo dei cliché legati alla figura stereotipica dell’Imbruttito di Germano Lanzoni. La satira funziona e, come da tradizione, è il linguaggio giusto per declinare con filtro umoristico tematiche e spunti attuali di stampo sociale. Un elemento che mancava al precedente film del Milanese Imbruttito e che dà maggior spessore a questo secondo capitolo, nonché al personaggio stesso di Lanzoni, del quale emergono tratti inediti. C’è più introspezione, più attenzione ai temi attuali, e anche lo sguardo su Milano si fa più rotondo e critico in un film che ritrae la City in tutte quelle contraddizioni che la rendono così unica nel suo essere divisa tra ruggente e fredda efficienza e calda accoglienza.
Niente di particolarmente impegnato, nulla di indimenticabile, ma questo risvolto più profondo, anche se a volte un pizzico retorico, della storia è una qualità che carica il film di un cuore che si percepisce. Così come traspare in maniera evidente la divertita alchimia tra i membri del cast, in particolar modo in tutta quella parte di film dedicata al legame che si crea tra l’Imbruttito, Martin e i suoi coinquilini, con Tommy Kuti e Tiberio Cosmin brillanti mattatori e mai solo spalle comiche. E se la maschera di Germano Lanzoni, che tanto deve a quella di Guido Nicheli, funziona bene come arguto stereotipo, a spiccare sono l’eccentrico imprenditore di Paolo Calabresi e lo startupper (nonché villain della storia) di Francesco Mandelli. Peccato invece per gli innumerevoli product placement smaccati al limite del tollerabile e per qualche cameo di troppo e dalla dubbia utilità ai fini della storia. Al cinema da giovedì 26 settembre con Medusa Film (qui il trailer).
Ricomincio da Taaac
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Una commedia leggera e intrattenente che gioca bene con gli stereotipi
- La divertente e divertita alchimia tra i membri del cast
Lati negativi
- Troppi product placement e qualche cameo di troppo