Saw X, la recensione: il ritorno di Jigsaw nel film diretto da Kevin Greutert
La recensione di Saw X, decimo capitolo del franchise horror diretto da Kevin Greutert, già regista di Saw VI e Saw 3D
“Scopri il pezzo mancante della storia di Jigsaw” recita la tagline del poster di Saw X, decimo capitolo della saga horror al cinema da giovedì 25 ottobre. Una dichiarazione d’intenti precisa e che ben dispone sin da subito, viste le fortune alterne dal (sottovalutato) terzo film in poi e visti soprattutto i risultati deludenti dei tentativi di dare nuova linfa alla saga con Saw: Legacy e Spiral. Con questo decimo capitolo, collocato cronologicamente tra il primo e il secondo film, scopriamo davvero il pezzo mancante della storia del personaggio portato sullo schermo da Tobin Bell. John Kramer torna dopo l’uscita di scena nel terzo film anche se l’unico capitolo in cui non aleggia la sua spietata presenza è Spiral, che non è un sequel canonico ma uno spin-off.
Kramer torna ed è protagonista assoluto in un film che riesce a dare nuovo vigore a un franchise ventennale che non raccoglieva vero consenso da pubblico e critica dai tempi del primo Saw (2004). Dietro la macchina da presa c’è Kevin Greutert, storico montatore della saga e già regista di Saw VI e Saw 3D – Il capitolo finale. Nel cast, oltre a Tobin Bell, ritroviamo Shawnee Smith che riprende il ruolo di Amanda, Synnøve Macody Lund, Steven Brand, Michael Beach e Costas Mandylor.
Indice:
- “Con tanti da truffare, hai scelto proprio John Kramer?”
- In Saw X le azioni deplorevoli dei truffatori vengono lavate col sangue in un’altrettanto deplorevole vendetta, più un risveglio che un castigo
- Un efficace (e sanguinoso) ritorno alle origini
- Tra fan service e nuova linfa a una saga stanca, ci si alza dalla poltrona con la voglia di vederne ancora
“Con tanti da truffare, hai scelto proprio John Kramer?” – Saw X, la recensione
Malato terminale di cancro al cervello, con pochi mesi da vivere e ancor meno speranze, John Kramer non può far altro che accettare la fredda realtà della sua condizione. Fin quando Henry (Michael Beach), un ex paziente oncologico ormai in completa remissione da un tumore metastatico al pancreas, non lo mette a conoscenza dell’esistenza di un trattamento sperimentale in grado di guarire ogni tipo di cancro. Una cura rivoluzionaria che combina chirurgia e farmaci e che, però, non è riconosciuta né legale negli Stati Uniti.
Dopo essersi messo in contatto con la responsabile della sperimentazione, la dottoressa Pederson (Synnøve Macody Lund), Kramer parte alla volta di Città del Messico per sottoporsi al trattamento miracoloso in una clinica che opera in gran segreto e ben al di sotto dei radar. L’operazione sembra andata per il meglio ma la ritrovata prospettiva di una lunga vita davanti si rivela effimera quando John Kramer scopre di essere stato truffato. Resta solo una cosa da fare: rintracciare uno ad uno tutti i truffatori e, con l’aiuto della fedele assistente Amanda, impartire a ciascuno di loro una spietata lezione di vita.
In Saw X le azioni deplorevoli dei truffatori vengono lavate col sangue in un’altrettanto deplorevole vendetta, più un risveglio che un castigo
Saw X si apre con un’introduzione decisamente insolita rispetto a quelle cui la saga ci aveva abituato. Lo sguardo è intimo, indulgente nel mostrarci da vicino il personale calvario del protagonista. Nonostante chi guarda sappia bene cosa si celi dietro i modi miti e il fisico provato di John Kramer, siamo spinti a provare un’istintiva empatia nei confronti di quell’uomo stanco e malato. Per tutto il primo atto Jigsaw rimane nascosto e andiamo a fondo dell’umanità di John, la cui moralità perversa e il cui distorto ideale di giustizia trovano finalmente una giusta analisi. Qui l’agire di Kramer va oltre i contorni della mera rappresentazione del modo, esageratamente sproporzionato e sadico, che un uomo cui rimangono pochi mesi di vita ha di impartire una lezione a chi la stessa vita non l’apprezza.
La sceneggiatura, firmata da Josh Stolberg e Peter Goldfinger, mette nero su bianco una motivazione chiara a quella scure di furia violenta e brutale che Jigsaw abbatte contro le persone che lo hanno truffato. I truffatori senza scrupoli capeggiati dalla perfida dottoressa Pederson si sono arricchiti alle spalle di un uomo distrutto e disperato, colpito nella dimensione più intima e nel momento di massima vulnerabilità. Azioni deplorevoli che vengono lavate col sangue di una (altrettanto deplorevole) vendetta che più che un castigo – parafrasando le parole dello stesso John Kramer – è un risveglio. Per entrambe le parti in causa. In un’apprezzabile scala di grigi di sfumature, la vittima diventa carnefice e i carnefici vittime, con l’empatia che viene estesa a criminali (eccezion fatta per Pederson, una villain più villain di Jigsaw!) che hanno agito spinti da disperazione e condizioni di vita al limite.
Un efficace (e sanguinoso) ritorno alle origini
Dal secondo atto in poi inizia il festival della carneficina, un bagno di sangue che va in scena con quello che è il pièce de résistance della saga da sempre: le famose trappole, attrazione principale e ragione cardine per cui gli appassionati di Saw affollano le sale dal 2004. Da questo punto di vista Saw X allestisce un bel banchetto per stomaci forti, grazie a nuovi diabolici congegni e alla resa impeccabile degli effetti speciali curati da Amanda Hollingworth. Abbandonate le sequenze luminose della prima parte e il filtro ocra che ammanta colpevolmente ogni scena di esterni a Città del Messico, si torna all’estetica e alle atmosfere del Saw prima maniera. Un capannone industriale spoglio, sporco e tetro in cui va in scena ogni genere di nefandezza.
Tra fotografia, montaggio, musiche e persino il ritorno dell’iconico Billy il Pupazzo in sella al suo sinistro triciclo, l’effetto nostalgia è assicurato. Un colpo a segno che tra un arto mozzato e una catena al collo “scalderà i cuori” dei fan più affezionati della saga. E poco importa se qua e là dovessero sorgervi domande, più che lecite, su come abbia fatto e quanto tempo possa averci messo Kramer nell’allestire quel teatro degli orrori. Non è quello il punto, non sono logica di ferro e plausibilità ciò che ci si aspetta da un film di Saw. Ma se a tratti Saw X difetta di logica, non manca di coesione e non si perde in direzioni e sotto-trame confuse che, come visto nei capitoli precedenti, appesantiscono la narrazione principale senza arricchirla.
Tra fan service e nuova linfa a una saga stanca, ci si alza dalla poltrona con la voglia di vederne ancora
Questo decimo è un capitolo decisamente migliore rispetto ai precedenti e, in generale, un torture horror solido che rispetta l’iconografia della saga e racconta una storia che rappresenta proprio quel pezzo mancante di cui parlavamo all’inizio. E se è vero che la sceneggiatura e la regia ispirata di Greutert calcano un po’ troppo la mano sulla dimensione eroica di un protagonista che – razionalmente lo sappiamo bene – tutto è fuorché un eroe, si sta volentieri al gioco. Qui il villain è la dottoressa Pederson, personaggio insopportabile, figura cinica e spietata, i cui tratti sono esaltati dalla buona prova della glaciale Synnøve Macody Lund.
A ottant’anni suonati Tobin Bell ci ricorda cosa l’ha reso iconico e l’alchimia con l’Amanda di Shawnee Smith è un altro punto di forza. Come non capitava da tempo in un film del franchise, ci si alza dalla poltrona con la voglia di vederne ancora perché tra un giusto tributo al fan service e una nuova prospettiva su una storia che non stava invecchiando al meglio, Saw X funziona. Il consiglio è quello di ripassare i primi due capitoli per una miglior comprensione della storia, perché quello di Greutert è un film che chiede al suo pubblico di essere piuttosto ferrati sulla materia. Al cinema dal 25 ottobre (qui il trailer).
Saw X
Voto - 7
7
Lati positivi
- Quello raccontato in Saw X è proprio il tassello mancante alla storia di Jigsaw, iconico protagonista della saga che trova finalmente il giusto approfondimento
- Le trappole sono diaboliche e raccapriccianti, grazie anche all'ottimo lavoro degli effetti visivi pratici
Lati negativi
- L'immancabile e svilente filtro giallo ocra in tutte le scene di esterni a Città del Messico
- Il lato eroico di un protagonista che tutto è fuorché un eroe è calcato con mano un po' troppo pesante