Se ci conoscessimo oggi: l’ennesima vuota rom-com in salsa Netflix
Alexandra Daddario e Adam DeVine in un film Netflix che ha poco o nulla da dire
Se ci conoscessimo oggi (When we fisrt met), film di cui vi presentiamo la recensione, è la nuova commedia in salsa romantica idistribuita da Netflix, pubblicata a livello mondiale il 9 febbraio 2018 sulla piattaforma. L’opera vede alla regia Ari Sandel, salito alla ribalta una decina d’anni fa in quanto vincitore d’Oscar al miglior corto con West Bank Story; poi sparito nell’oblio. Il cast è composto da nomi molto conosciuti: Adam DeVine (che ha curato la sceneggiatura con John Whittington), Alexandra Daddario (True Detective), Shelley Hennig (Teen Wolf), Robbie Amell e King Bach (già visti in un altro originale Netflix, La Babysitter).
Come spesso accade l’accoglienza da parte del pubblico e da parte della critica è stata discordante. Sul sito Rotten Tomatoes questo divario si fa particolarmente chiaro, il film ha infatti un apprezzamento del solo 35% per quanto riguarda le critiche fatte da esperti del settore mentre il pubblico mostra un apprezzamento del 62%.
Indice
La storia – Se ci conoscessimo oggi, la recensione
Noah (Adam DeVine) conosce ad una festa in maschera Avery (Alexandra Daddario), di cui si innamorerà follemente, venendo tuttavia immediatamente “friendzonato”. Passati tre anni Noah si ritroverà alla festa di fidanzamento di Avery e Ethan (Robbie Amell); dalla quale ne uscirà ubriaco marcio. Rifugiatosi in un bar con l’amico Max (King Bach) e l’amica di lei Carrie (Shelley Hennig) scoprirà una cabina fotografica con un potere particolare: la capacità di rispedirlo indietro nel tempo, al giorno del primo incontro con l’amata. Avrà quindi la possibilità di stravolgere le carte in tavola; tuttavia, conclusa la giornata, si ritroverà in un futuro influenzato dalla precedenti interazioni. Riuscirà a conquistare la bella Avery?
Quella che a primo impatto sembrerebbe una banale commedia romantica coi viaggi temporali, è in realtà… Una banale commedia romantica coi viaggi temporali. Ed è incredibile come, nel 2018, si possa anche lontanamente pensare di basare un film su presupposti simili. Noah scopre la possibilità di viaggiare nel tempo, e prontamente la sfrutta per tentare di uscire dalla friendzone? Un concept del genere andrebbe bene se i protagonisti fossero stati degli adolescenti, cosa che evidentemente non sono. Lasciando poi da parte l’originalità di tale espediente narrativo, ormai riproposto in tutte le salse e in tutti i generi. A titolo d’esempio, qualcosa come 25 anni fa, Ricomincio da capo vedeva un protagonista (Bill Murray) molto più verosimile in termini di reazioni e interazioni nel mondo del loop da “giorno della marmotta”; senza considerare poi l’evoluzione del personaggio. Tutte cose che questo Se ci conoscessimo oggi dimentica, quantomeno in larga parte.
Sceneggiatura e personaggi – Se ci conoscessimo oggi, la recensione
Come si comporta Se ci conoscessimo oggi sul versante comico quello sentimentale? Siamo sempre nel vuoto di cui sopra, una piattezza grossomodo irritante. Soprattutto nella prima parte il film dà il peggio di sé: la sceneggiatura scorre didascalica e scolastica trattando i vari loop; la comicità sforna amenità come l’interposizione di scene di guerra con musica epico-drammatica alla friendzonatura; ci si chiede perché Noah sia così innamorato di Avery, data l’alchimia relazionale più o meno pari a quella tra me e i miei vicini (che neanche saluto). Piccolo spoiler: i protagonista sfrutterà il vantaggio di conoscere Avery finendo per comportarsi da perfetto stalker; nel successivo rematch, su consiglio dell’amico, finisce per comportarsi in modo assurdo e maleducato. Sono soluzioni inverosimili e paradossali, che cercano di incollare i personaggi al contesto, messe lì alla bella e buona nel tentativo grossolano di coniugare la storia sentimentale alla verve comica… fallendo miseramente in ogni sua parte.
Tra i protagonisti Adam DeVine pare l’unico a crederci, d’altronde il film è anche opera sua. Alexandra Daddario oltre a mettere in mostra la sua bellezza e il suo fascino fa poco altro. C’è una scena, particolarmente penosa, dove i nostri si cimentano in una corsetta senza fine alcuno, se non quello di mostrare il fisico dell’attrice. Meglio fanno i comprimari. Andrew Bachelor, in arte King Bach, è interessante, peccato venga relegato al solito ruoto da stereotipo vivente; pienamente riuscita è invece l’interpretazione di Shelley Hennig, come anche il suo personaggio. C’è da dire che nella seconda parte il film corregge il tiro, o quantomeno cerca di farlo, lasciando da parte la comicità più caciarona e soffermandosi più concretamente sulle conseguenze dei vari switch temporali, con confronti particolarmente riusciti; infine, sulla presa di consapevolezza del nostro, sull’incapacità di poter realmente cambiare lo status quo delle cose. Troppo poco per strappare una sufficienza.
Se ci conoscessimo oggi
Voto - 5
5
Voto
Lati positivi
- Adam DeVine
- Shelley Hennig
- La seconda parte
Lati negativi
- Alexandra Daddario
- La prima parte
- Il lato "commedia" del film
- La prevedibilità sul lato sentimentale