Sei nell’anima: recensione del film Netflix su Gianna Nannini
Dal 2 maggio su Netflix, Sei nell'anima è il biopic di Cinzia TH Torrini su Gianna Nannini: la nostra recensione
Diretto da Cinzia TH Torrini è disponibile su Netflix Sei nell’anima, il biopic che racconta uno spaccato fondamentale nella vita di Gianna Nannini, concentrandosi dagli esordi fino all’esplosione del successo nel 1983. Un anno, il 1983, che Nannini considera quello della sua vera nascita, ben più di una semplice rinascita. Torrini, regista di numerosi film per la TV, miniserie e serie come Elisa di Rivombrosa, dirige, firma il soggetto insieme a Cosimo Calamini e co-scrive la sceneggiatura con Donatella Diamanti, Calamini e la stessa Gianna Nannini, partendo dall’autobiografia della cantante dal provocatorio titolo Cazzi miei. Protagonista nel ruolo dell’icona rock italiana è Letizia Toni, vera rivelazione in un film che purtroppo non riesce a restituire in pieno l’essenza, le complessità, la portata rivoluzionaria e – in una parola – l’anima di Gianna Nannini.
Quell’anima contenuta nel titolo del biopic, mutuato da Sei nell’anima, una delle canzoni più famose di Nannini, che la stessa cantante elegge come uno dei suoi brani più rappresentativi. Una canzone in cui tutti possono identificarsi, poiché tutti abbiamo avuto una perdita, e che ha il dono di farci sentire meglio. Vediamo nella nostra recensione quali sono le ragioni per cui Sei nell’anima stenta nel rendere giustizia alla figura di Gianna Nannini e nel complesso non è il racconto che questa artista avrebbe meritato.
Indice:
La trama – Sei nell’anima recensione
Fin da piccola Gianna ha sempre avuto un animo ribelle. Il padre Danilo (Maurizio Lombardi), noto imprenditore senese nel settore dolciario, non asseconda la sua passione per il canto e la vorrebbe tennista, e la sua insegnante di coro la sminuisce accusandola di “non andare a tempo”. Ostacolata dalle rigidità paterne, Gianna si trasferisce giovanissima a Milano, dove fatica a farsi strada finché la produttrice discografica Mara Maionchi non riconosce il suo talento cantautorale. Passata sotto un’altra etichetta negli anni Ottanta diventa una star a livello internazionale, ma l’ascesa verso il successo viene frenata da un episodio psicotico che rischia di mettere un freno definitivo alla sua carriera.
Un racconto troppo didascalico e poco coraggioso – Sei nell’anima recensione
Talentuosa e tenace, Gianna Nannini si è imposta come cantautrice in un’epoca in cui a un artista (specialmente se donna) si richiedeva solo di essere interprete di brani altrui e ha saputo costruirsi una carriera affermandosi come un’icona indiscussa di un genere – il rock – poco praticato in Italia. Trasgressiva, controcorrente e audace, quella di Gianna Nannini è una figura certamente non facile da riportare sullo schermo, come non è facile restituire le complessità di una storia come la sua. Sei nell’anima ci prova ma sbaglia approccio e il risultato è un prodotto a metà tra la narrazione della fiction della tv generalista e la confezione patinata che ricorda l’estetica del teen drama. Troppo poco per rendere giustizia a un’artista così rivoluzionaria e radicale. Il biopic di Torrini affastella gli eventi in una serie di istantanee, semplifica ed edulcora risultando eccessivamente didascalico.
Le vicende si susseguono una dopo l’altra senza sufficiente respiro, certe cose sembrano succedere quasi per caso e i conflitti paiono risolversi dal nulla, proprio perché lo sviluppo di vicende e rapporti personali non sono costruiti con adeguata attenzione. Si arriva impreparati a svolte cruciali, i sentimenti cambiano di colpo e il problema è una sceneggiatura che strizza troppo l’occhio al format della fiction, popolarissimo e sicuro, ma poco adatto a questa storia, che avrebbe invece meritato un approccio più coraggioso. La seconda parte di Sei nell’anima è in gran parte dedicata al crollo psichico e ai demoni di Gianna, con un espediente narrativo che funziona, e con il focus tutto sul tema della salute mentale. E se nella prima metà del film il ritmo è fin troppo frenetico, nella seconda il passo rallenta, adeguandosi finalmente alla portata di un passaggio e di una tematica così importanti.
Letizia Toni è l’anima del film – Sei nell’anima recensione
Se la narrazione è troppo classica, la confezione è fin troppo patinata, con un occhio alle produzioni internazionali e un’estetica che guarda ai teen drama, con soluzioni discutibili come un utilizzo sin troppo insistito (e non sempre calzante) della musica o il ricorso all’espediente della pioggia artificiale per sottolineare momenti drammatici. Quel che è invece spicca come il maggior punto di forza di Sei nell’anima è la sua protagonista. Letizia Toni è una vera rivelazione. Toscana anche lei (di Pistoia), Toni ha studiato il personaggio Gianna Nannini alla perfezione, per incarnarla al meglio senza mai correre il rischio di scadere nell’imitazione. Dai gesti al modo di camminare, dallo sguardo alla voce Letizia Toni è Gianna Nannini e lo studio intenso traspare anche nelle molte scene in cui è proprio lei a cantare i pezzi iconici della cantante. Toni è l’anima di questo biopic ma il suo talento, l’energia e il magnetismo naturale non bastano a risollevare le sorti di Sei nell’anima.
Degli altri personaggi rimane addosso poco, non tanto per le prove degli attori – Selene Caramazza, ad esempio, fa un buon lavoro nell’interpretare Carla Accardi, grande amore e compagna di Nannini da oltre quarant’anni – quanto ancora per i difetti di scrittura o per scelte di casting che quantomeno lasciano perplessi. È il caso di Andrea Delogu che interpreta Mara Maionchi, una scelta che oggettivamente non funziona, restituendo l’impressione che l’attrice non sia a suo agio in quei panni. A fronte di una storia con del grande potenziale, Sei nell’anima manca di quel coraggio e di quel graffio che sarebbero stati necessari. Quel che resta e colpisce è la grande interpretazione di Letizia Toni, che non vediamo l’ora di vedere ancora. Dal 2 maggio su Netflix (qui il trailer).
Sei nell'anima
Voto - 5
5
Lati positivi
- Una narrazione fin troppo didascalica e poco coraggiosa, vicina al format della fiction
- L'estetica patinata e l'andamento frenetico specie nella prima parte del film
Lati negativi
- Letizia Toni è straordinaria, una vera rivelazione