Sicario – Ultimo incarico: recensione del thriller su Amazon Prime Video
Un thriller psicologico che segue la coscienza del Virtuoso killer protagonista
Dal 22 aprile su Amazon Prime Video, Sicario – Ultimo Incarico è il film di cui vi proponiamo la nostra recensione. Per la regia di Nick Stagliano, è un film di genere thriller e noir, che si discosta parecchio dai precedenti film della serie Sicario (Sicario del 2015 di Denis Villeneuve e Sicario: Day of Soldado del 2018 di Stefano Sollima). Con Anson Mount nei panni di The Virtuoso, il sicario del titolo, Sicario – Ultimo incarico, più che essere un film d’azione è un thriller psicologico che racconta dell’ultimo incarico di un assassino professionista al soldo del crimine organizzato. Si tratta di una pellicola in cui fondamentale è la voce narrante, udibile per gran parte del film. Essa appartiene all’assassino che, incaricato di uccidere i suoi bersagli, pianifica, rimugina, orchestra e organizza le uccisioni con cinica precisione, quasi matematica; ma anche i killer hanno rimorsi dai quali è difficile sfuggire.
La voce narrante è anche la coscienza del Virtuoso, che fa da filo conduttore per seguire la sua storia. Dopo aver causato la morte di un innocente, infatti, il Sicario, vuole riguadagnare la fiducia del suo mandante (come sempre un bravissimo Anthony Hopkins). Per farlo dovrà uccidere un bersaglio difficile: talmente in alto che non è previsto venga rivelato il suo nome. “White Rivers” è tutto ciò viene dato al Virtuoso per eseguire l’incarico, solo un nome. Presto comincia la caccia. Il film si muove seguendo le “indagini” del killer. Il solitario protagonista, maniaco del controllo e per questo letale, avrà stavolta una sfida alla sua altezza. Di certo siamo lontani dall’azione forsennata dei Sicario precedenti, sebbene aleggi la tensione, come in Sicario di Villenueve. Sicario – Ultimo incarico è assolutamente incentrato sul protagonista: manca la coralità degli altri film e si ha quindi una sceneggiatura character driven. Lo spettatore vedrà solo ciò che vede il protagonista.
Indice:
Nella coscienza del killer virtuoso – Sicario Ultimo incarico recensione
L’elemento della soggettività è un pregio della pellicola. La voce narrante molto presente, per tutta la durata del film, ricorda in parte Revolver di Guy Ritchie, un gangster movie e storia di una vendetta. In Sicario – Ultimo incarico però vi è meno verbosità ed è assente la sperimentazione, abbastanza elevata in Revolver. Il flusso di coscienza dunque aiuta l’immedesimazione. La durata contenuta del film (circa un’ora e cinquanta minuti) è in linea con questa scelta narrativa. Sicario – Ultimo incarico è alimentato dai pensieri del killer che parla in terza persona di se stesso, proprio ad evidenziare l’alienazione del protagonista nel compiere le sue azioni criminose. Gradualmente però il senso di colpa farà inclinare le sue quasi meccaniche e perfette macchinazioni. Il senso di colpa del killer non è qualcosa di così nuovo al cinema (si veda la saga di Jason Bourne). Dal punto di vista registico è interessante l’idea di raccontare la pellicola mentre essa si sta svolgendo tramite una voce oltre che con le azioni.
Ciò stempera però la componente action e la sorpresa che è poco presente nel film. La suspense in verità passa in secondo piano, ma è buona invece la verosimiglianza degli scontri e delle modalità di uccisione delle vittime. Il thriller è psicologico, la tensione sta nello scoprire se il Virtuoso potrà esserlo fino alla fine e se la sua ossessività nel completare gli incarichi possa subire una variazione. All’interno del film non mancano dei dialoghi ben scritti, come il monologo affidato ad Antony Hopkins, che è forse il momento migliore del film. In linea con l’estrema soggettività della pellicola, i comprimari, purtroppo, sono scarsamente caratterizzati e di fatto sono solo degli obiettivi, che come nel videogioco Hitman, separano il killer dalla meta finale e dallo scoprire la verità. Volutamente poi manca il background del Virtuoso, se non con qualche traccia. Questa è la pecca maggiore del film.
L’assenza di scopo ed emozioni del killer senza nome – Sicario Ultimo incarico recensione
L’assenza di un passato (a parte qualche accenno alla sua presenza nell’esercito) del protagonista, pesa un po’ sulla profondità di Sicario – Ultimo incarico, che avrebbe potuto essere maggiore. Soprattutto, ciò che non convince appieno sul piano della sceneggiatura è che lo scopo del protagonista sia esclusivamente quello di continuare a fare bene il suo lavoro e non sbagliare più, a fronte di una vita quasi sacrificata per tale mestiere. Non sembra plausibile infatti che egli vivesse solo per uccidere altre persone, programmando la sua vita solo in tal senso. Sarebbe stato interessante poi accentuare ulteriormente l’aspetto dell’incapacità dell’uomo di provare emozioni, tematica solo sfiorata, seppure con carisma da parte di Anson Mount. L’idea complessiva è che Sicario – Ultimo incarico mantenga una soggettività dello sguardo interessante, ma risulti un po’ un film a metà, lì dove altri tasselli in più avrebbero potuto arricchirlo maggiormente.
Detto questo il colpo di scena finale è tutto sommato in linea con quanto visto in precedenza: prevedibile, ma coerente. Gli attori fanno il loro dovere. Chi si aspetta un film adrenalinico e al cardiopalmo rimarrà di certo deluso. Il ritmo è freddo e calcolatore come l’ossessiva mente del killer. Sul tema dell’alienazione del “soldato killer” viene in mente un’altra pellicola Good Kill (2014) di Andrew Niccol, la quale racconta l’alienazione di un soldato pilota di droni, il quale uccide i bersagli a distanza, senza rendersi più conto che si tratti di vite umane. Film dalla regia alienante, con inquadrature dall’alto e dalla distanza, adotta uno sguardo registico totalizzante, opposto rispetto alla soggettività di Sicario – Ultimo incarico, pur raccontando anche qui l’alienazione del killer nella sua impassibilità dinnanzi alle uccisioni programmate. In Good Kill i dilemmi del protagonista (Ethan Hawke) sono ben più complessi e sfaccettati ed i suoi moti interiori più dinamici e dirompenti.
Sicario - Ultimo incarico
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- La prospettiva in soggettiva del killer è interessante
- Le dinamiche degli scontri sono verosimili
- Buone le prove di Antony Hopkins e Anson Mount
Lati negativi
- Poco background
- Il Virtuoso non è un personaggio molto dinamico
- Il personaggio femminile principale non convince appieno