So cosa hai fatto: recensione della serie teen horror di Amazon Prime Video

Su Amazon Prime Video la serie reboot del famoso film slasher del 1997

So cosa hai fatto, la nuova serie di Amazon Prime Video di cui vi proponiamo la nostra recensione, si basa su delle premesse che potevano sembrare allettanti. Classiche quanto intriganti. Un gruppo di adolescenti, un incidente, un segreto che torna a galla un anno dopo e che li trascina in un vortice mortale.
Reboot del famoso film del 1997, tratto a sua volta dall’omonimo libro di Lois Duncan del 1973, la serie vuole ricalcare le medesime peculiarità e atmosfere del film.

Con un cast composto da giovani attori i cui volti sono familiari al cinema horror, tra cui Madison Iseman (Tales of Halloween e Annabelle 3), Bill Heck (Locke & Key), Brianne Tju (Scream la serie), Ezekiel Goodman, Ashley Moore e Sebastian Amoruso. I primi episodi sono usciti sulla piattaforma il 15 ottobre, per poi proseguire con un episodio a settimana. Una rappresentazione maldestra degli adolescenti, una trama fin troppo piena di avvenimenti, il non saper approfondire i temi importanti di cui la serie cerca di farsi carico e una sceneggiatura che cade troppo spesso nel trash sono le motivazioni per cui, So cosa hai fatto, è un flop.

Indice

Trama – So cosa hai fatto, la recensione

Subito dopo il diploma, Margot, una ricca ragazza influencer con mezzo milione di follower, organizza una festa nella sua villa. Un’occasione creata ad hoc per salutare i suoi amici le cui strade, dopo l’estate, si divideranno. A fare da calamita per gli sguardi e le attenzioni dei presenti c’è Lennon. Una ragazza spigliata, estroversa quanto problematica che scaturisce nelle persone attorno a lei emozioni contrastanti di amore e odio. Soprattutto in sua sorella gemella, Alison, con la quale ha un rapporto burrascoso. Se Alison si sente a disagio in mezzo al rave, Lennon è nel suo elemento naturale. La tensione tra le due cresce finché scoppia un litigio che le porta a dividersi. Alison si allontana e Lennon prende la macchina con i suoi amici.

I cinque – Lennon, Margot, Dylan, Johnny e Riley – continuano la festa all’interno della macchina, bevendo e facendo confusione. Fino a quando Lennon alla guida investe una persona. Scesi dalla macchina si accorgono che la ragazza sul ciglio della strada è Alison. Il tasso alcolico nel loro sangue è alto e Riley ha lo zaino pieno di sostanze stupefacenti. Per loro chiamare la polizia diventa fuori discussione. Di comune accordo decidono di lasciare il corpo in una grotta vicino alla costa, dove venticinque anni prima i componenti di una setta si erano suicidati. L’alta marea avrebbe portato via il corpo e Alison sarebbe risultata semplicemente scomparsa, scappata di casa dopo l’ennesimo litigio con la sorella. Un anno dopo, una presenza misteriosa si palesa facendo sapere che sa cosa hanno fatto la scorsa estate.

Come non si rappresentano gli adolescenti – So cosa hai fatto, la recensione

So cosa hai fatto non riesce a stare al passo con la fama del suo predecessore. Né, tantomeno, aricalcare la tipica tensione degli slasher movie. Il gruppo di adolescenti protagonista, fulcro vitale del sottogenere, è composto dai classici cliché dei teen drama. Alison è la ragazza sensibile e innamorata da sempre del suo amico Dylan. Lennon è la ragazza bella, misteriosa e che tutti amano anche se è troppo impulsiva. Un secondo prima è affettuosa e immediatamente dopo diventa aggressiva. Dylan è il timido della congrega. Riley e Margot sono il vero collante del gruppo grazie ai loro caratteri spigliati.

Probabilmente per cercare di creare personaggi più sfumati e di rendere la serie più profonda, l’ideatrice Sara Goodman ha inserito nel già ricco contesto il tema delle malattie mentali. Ogni personaggio ha a che fare con un demone interiore. Che sia il binge eating (un disturbo alimentare che porta chi ne soffre a consumare un enorme quantitativo di cibo in un tempo relativamente breve), un disturbo ossessivo compulsivo o la depressione. Trattare argomenti così delicati, soprattutto in una serie che punta ad un target giovanile, non è semplice. E So cosa hai fatto è la dimostrazione che non basta una scena per rendere giustizia alla rappresentazione che si vuole portare avanti. I protagonisti risultano dei manichini, non supportati da una sceneggiatura che possa reggere i molteplici argomenti che la serie si era ripromessa di portare sul piccolo schermo.

Recensione di So cosa hai fatto

So cosa hai fatto. Amazon Studios, Atomic Monster, Original Film, Sony Pictures Television.

Analisi

L’incipit rappresenta tutta la parte interessante della serie. Nelle puntate successive, però, c’è troppa confusione, troppe ispirazioni ad altri titoli. La struttura è quella di un classico film slasher – un gruppo di adolescenti braccati da un serial killer, solitamente in un luogo isolato o ameno -, ma le atmosfere e la rappresentazione dei giovani vogliono mal ricalcare lo stesso spirito di Euphoria. La festa dalla quale ha inizio la vicenda, il punto focale che verrà mostrato più e più volte sotto ottiche differenti, non assomiglia ad una festa classica del diploma. È più un rave party, alla quale partecipano anche i genitori degli invitati. Droga, sesso, luci neon e i rapporti frastagliati tra i personaggi cercano di attirare la curiosità con quello stile troppo abusato che vuole mostrare i giovani come ribelli e complessi. Finendo però per semplificare troppo sia i personaggi che i loro rapporti.

Le molteplici sottotrame vanno ad appesantire quello che, in fin dei conti, dovrebbe essere un horror. Le scene splatter sono il vero (e unico) punto di forza della serie. Gli omicidi sono crudi e brutali, alcuni anche più ingegnosi che ricalcano il torture horror alla Saw o Hostel. Quel che manca completamente è la tensione narrativa, fondamentale in un prodotto di questo genere. La sensazione è che So cosa hai fatto sia un calderone di personaggi, temi e generi miscelati e aggiunti senza nessuna logica. Sensazione amplificata dall’aggiunta costante di nuove sottotrame, problemi e personaggi. La noia è proprio dietro l’angolo già dopo la prima puntata, appena passato l’effetto sorpresa il plot twist iniziale. Soprattutto alcune scelte narrative cadono nel trash e rendono le parti interessanti troppo annacquate.

Conclusioni – So cosa hai fatto, la recensione

Se dovessimo riassumere in poche parole questa recensione, potremo dire semplicemente che So cosa hai fatto è una brutta serie tv. Sono troppe le cose che Goodman voleva inserire: una storia horror colma di tensione narrativa, personaggi sfaccettati ed intriganti, una visione contemporanea dei rapporti interpersonali e una rappresentazione dei disturbi mentali ed alimentari, conditi con l’uso smodato della tecnologia.


Questa serie tv è l’esempio perfetto di come il troppo stroppia. O, almeno, che bisogna avere molta abilità e sensibilità per affrontare determinati argomenti e, al tempo stesso, confezionare un teen horror ben sviluppato. 
Come già detto in precedenza, la cura dimostrata nelle – troppo poche – scene prettamente dell’orrore sono ben riuscite. Il passo falso è stato avere una visione limitata degli adolescenti, su cui si è data tutta l’importanza scordandosi dei numerosi personaggi secondari.


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So cosa hai fatto

Voto - 4.5

4.5

Lati positivi

  • Le scene splatter

Lati negativi

  • Banalità nel trattare argomenti di rilievo
  • Una sceneggiatura che spesso cade nel trash
  • Adolescenti mal rappresentati

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