Sorry We Missed You: recensione del film di Ken Loach
Ken Loach torna al cinema con un dramma militante
A distanza di ormai quattro anni dal pluripremiato I Daniel Blake, Ken Loach torna nelle sale cinematografiche con Sorry We Missed You. Distribuito nelle sale italiane a partire da giovedì 2 gennaio 2020, il lungometraggio si pone come un palese esempio di cinematografia engagé. L’opera, presentata in anteprima lo scorso 16 maggio 2019 al Festival di Cannes, si qualifica come un dramma. In quest’ultima opera Loach ci ripropone alcuni temi a lui cari come l’alienazione capitalistica, il valore degli affetti e la distruzione dell’idea del riscatto sociale. Approfondiamo le tematiche di Sorry We Missed You in questa nostra recensione.
Produzione divisa tra Regno Unito, Belgio e Francia e distribuita in Italia da Lucky Red, la pellicola tocca diversi temi cardine della società odierna e globalizzata. Il cast è sicuramente ben assortito e dona all’opera una credibilità maggiore. In questo modo l’artista britannico ripropone un lavoro militante, dove il focus centrale risulta il sottoproletariato e le sue condizioni infime in un mondo sempre più devoto al profitto e ad un ideale di successo prettamente economico. Il film si prefigura quindi come una buonissima opera audiovisiva, capace di criticare e far riflettere.
Indice
- La trama
- L’alienazione capitalistica e la fine del riscatto sociale
- Lo svilimento economico degli affetti e l’importanza della presenza genitoriale
- Il lato tecnico
- Considerazioni finali
Trama
Ricky (Kris Hitchen) è un padre di famiglia stanco dei numerosi lavori subordinati che ha dovuto svolgere nel corso degli anni post crisi ed è deciso ad uscire da questa condizione. Infatti lui e la sua famiglia, situata a Newcastle e composta dalla moglie Abbie (Debbie Honeywood) e i figli Liza Jane (Katie Proctor) e Sebastian (Rhys Stone), sbarcano il lunario e arrivano a malapena alla fine del mese. Pertanto Ricky decide di entrare in un franchise per trasportatori freelance, pensando e credendo fermamente che questa attività sia finalmente l’occasione per concretizzare i sogni della sua vita. Tuttavia per avviare questa impresa ha bisogno di un furgone abbastanza costoso, che potrebbe permettersi solo vendendo l’auto della moglie, mezzo fondamentale per il lavoro di quest’ultima.
Abbie infatti fa l’assistente sanitaria per anziani e disabili, dovendo arrivare ad orari precisi nelle case dei pazienti. Alla fine però dietro la promessa di ingenti guadagni e di una casa di proprietà Abbie cederà e Ricky potrà intraprendere questa nuova professione. Ma non è tutto oro ciò che luccica: le tante ore di lavoro e l’assenza genitoriale intaccheranno l’educazione e lo sviluppo dei figli.
L’alienazione capitalistica e la fine del riscatto sociale
Dopo la visione di Sorry We Missed You si rimane colpiti da due temi principali:l’alienazione capitalistica e la fine del riscatto sociale. Come spesso accade nei film di Loach entrambi gli argomenti si contaminano, riuscendo a porre un discorso politico-sociale impegnato e ben calibrato.
La prima tematica è sicuramente debitrice del pensiero di Marx e del suo concetto di alienazione. Anche qui l’uomo si estrania da se stesso, perdendo la sua natura genuinamente umana e proiettandola verso qualcos’altro, ovvero il “prodotto”. Ora nella pellicola tutto questo processo è ben tratteggiato dalla figura di Ricky, i cui turni massacranti, le condizioni di lavoro servili e la necessità di denaro descrivono l’ultima degenerazione del turbo-capitalismo e rappresentano la precarietà odierna. In questo modo il regista britannico rielabora Il Capitale di Marx in chiave contemporanea e ripropone quella visione della società dove il proletariato è vittima di ripetuti sfruttamenti e soprusi.
L’altra tematica principale del film è sicuramente la fine del riscatto sociale, concetto ben illustrato dalle vicende che accorrono nelle vite dei protagonisti. In questo frangente il regista evidenzia la morte dell’ascensore sociale e pone lo zelo lavorativo e la fatica alla stregua di funzioni vane e futili; esse non rappresentano assolutamente gli strumenti necessari al raggiungimento di determinati obiettivi. Si crea quindi un quadro fortemente pessimista, ma che sottolinea l’utopia/distopia della realtà sociale che ci circonda, nella quale un padre di famiglia che persegue precetti e valori cristallizzati nel tempo non trova alcun riscontro di essi nel quotidiano. Così facendo uno dei confronti tra Sebastian e Ricky risulta esplicativo di questa condizione, dove per i lavoratori attuali come per quelli del futuro la prospettiva è nichilistica. In questo modo crollano tutti i valori e viene meno anche la sola spinta emotiva necessaria al riscatto personale nella società.
Lo svilimento economico degli affetti e l’importanza della presenza genitoriale
Altre due tematiche fondamentali poste da Loach in questa sua ultima fatica sono senza ombra di dubbio lo svilimento economico degli affetti e l’importanza della presenza genitoriale. La dimensione plasmata da queste due questioni è abbastanza inquietante, ma cinematograficamente molto interessante. In primo luogo lo svilimento economico degli affetti è collegato all’alienazione e al riscatto sociale. Infatti esso appare una delle conseguenze del trasfert del lavoratore, per il quale il tempo impiegato a lavorare per la famiglia risulta più importante del tempo in famiglia. Tutto ciò vede come giustificazione ultima il denaro, che viene ritenuto la soluzione di tutti i problemi. Problemi che, come ha evidenziato sapientemente il filosofo Umberto Galimberti, non possono risolversi in realtà con il denaro, poiché affibbiargli l’etichetta di risoluzione dei mali significa in un certo senso ritenere la ricchezza generatrice di valori.
Se infatti ai mali si combatte con delle regole e dei valori, così bisogna fare anche per i problemi familiari. Perciò lo scenario proposto dal regista è decisamente duro ed intransigente: l’uomo deve liberarsi dell’idolatria della ricchezza e recuperare la sua primigenia umanità ed affettività. Al concetto di famiglia si ricollega la seconda tematica precedentemente evidenziata nella nostra recensione di Sorry We Missed You: l’importanza della presenza genitoriale.
Per l’autore questa oltre ad essere la colonna portante per lo sviluppo dei figli, rappresenta anche l’ultima spiaggia per la costruzione di una società migliore. Difatti la mancanza dei genitori mina la maturazione dei figli ed la loro autostima, creando un disagio profondo nella loro personalità. Ora tale disagio non solo è capace di portare alla generazione di individui dannosi per la società (vedasi Sebastian), ma risulta anche incolmabile. Infatti la non presenza dei genitori porta questi ultimi a non sapere nulla della vita dei propri figli, generando un’incomunicabilità familiare autodistruttiva.
Il lato tecnico: Sorry We missed You recensione
Procediamo nella recensione di Sorry We Missed You approfondendo il lato tecnico dell’opera. Tecnicamente la pellicola risulta ben interpretata, con un convincentissimo Kris Hitchen nel ruolo di Ricky. Altrettanto brava è Debbie Honeywood nei panni della madre, ma più di tutti colpisce la piccola Katie Proctor, molto talentuosa e dotata, nonché capace di dare una vera e propria identità al suo personaggio. Totalmente deludente e forse una delle pecche del film è invece l’interpretazione di Rhys Stone, attore che, per quanto giovane ed inesperto, appare non all’altezza dei suoi colleghi. Il comparto registico della pellicola è di ottimo livello e, nonostante manchi il vezzo o la ripresa volutamente ad effetto, riesce a delineare bene questo dramma dal tono crudo e ad unire forma e contenuto.
Inoltre è interessante il gioco tra la soggettiva, capace di donare realismo e veridicità al narrato, e la camera fissa, non dinamica e cristallizzante. Allo stesso tempo molti sono i primi piani ed i dettagli ripresi, che cercano in maniera egregia di farci entrare dentro a questa vicenda drammatica. Il filmico è comunque dinamico e permette di sopperire alla mancanza di un ritmo incalzante, il quale decide piuttosto di prendersi i suoi tempi narrativi. Scenograficamente e dal punto di vista fotografico il film è buono e allo stesso tempo anche il sonoro fa il suo. La sceneggiatura invece ha una duplice natura poiché è più che convincente all’inizio, mentre sul finale tende a zoppicare un po’; così forse come anche lo stesso epilogo del film. Infine il découpage e il montaggio sono sicuramente buoni e rappresentano un punto di forza del film.
Considerazioni finali: Sorry We Missed You recensione
Nella conclusione della nostra recensione di Sorry We Missed You vogliamo sottolineare come il film sia ben fatto e prodotto con cura e attenzione. Il film arriva direttamente allo spettatore e non si ritrae dal criticare politicamente tutta la società capitalistica. Loach quindi, come al solito, si dimostra un autore attivista e militante, il quale in tal modo si porta dietro pregi e difetti di questa scelta. Tuttavia anche questa sua ultima fatica è meritevole di una menzione d’onore, anche solo per essere riuscito ad esemplificare in un micro contesto famigliare tutto il precariato britannico. I personaggi diventano quindi simboli e allegorie di un sistema malato e rendono la pellicola un’aperta denuncia ai modelli economico-sociali di oggi.
Vi è poi da dire che il finale risulta forse un po’ brusco, disfattista e in parte anche irrealistico. Alle volte il film sembra andare un po’ verso dei binari prestabiliti e in un certo senso prevedibili. Quindi nonostante ci si trovi di fronte ad una pellicola buona e ben realizzata va sottolineata comunque la presenza di alcuni difetti. Questi vanno ad inficiare una valutazione molto alta del film, cosa che le tematiche analizzate avrebbero sicuramente meritato.
Sorry We MIssed You
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Approfondimento delle tematiche
- Buone interpretazioni
- Ottima regia
- Buona fotografia e scenografia
Lati negativi
- Interpretazione pessima di Rhys Stone
- Epilogo irrealistico e un po' inconcludente