Spinning Out: recensione della serie tv Netflix
Pattinaggio e bipolarismo sono i protagonisti della serie originale Netflix
Drammi familiari e sentimentali, storie di sofferenza e di riscatto nel mondo del pattinaggio su ghiaccio. Questo, in poche parole, il quadro in cui si inseriscono i 10 episodi della prima stagione di Spinning Out, la serie tv targata Netflix di cui vi proponiamo la nostra recensione. La serie, creata da Samantha Stratton, ha fatto il suo debutto sulla piattaforma streaming il 1° gennaio 2020. Come dicevamo, la prima stagione di Spinning Out si compone di 10 episodi della durata di 45 – 50 minuti circa ciascuno; di genere drammatico, ha tutti gli elementi chiave del teen drama in un contesto molto particolare, quello del pattinaggio sul ghiaccio. Nel cast della serie tv troviamo Kaya Scodelario (la Effy di Skins) ed Evan Roderick (Arrow) nei panni dei protagonisti Kat e Justin; accanto a loro January Jones e Willow Shields, rispettivamente nel ruolo della madre e della sorella di Kat.
Spinning Out è una serie con un target ben preciso: l’intento è quello di rivolgersi al pubblico degli adolescenti, portando sulla scena le storie di personaggi giovanissimi. Il disclaimer iniziale non manca di sottolineare la presenza di tematiche e argomenti scottanti come, per citarne uno, l’autolesionismo. Il ruolo del pattinaggio sul ghiaccio è cruciale nelle dinamiche della serie: non si tratta solamente di un contesto per le storie dei personaggi; lo sport è un elemento centrale, funzionale alla narrazione e all’evoluzione dei protagonisti. Vediamo ora insieme la recensione, senza spoiler, della prima stagione di Spinning Out.
Indice
La trama – Spinning Out recensione
Kat Baker è una talentuosa pattinatrice che, dopo una brutta caduta, fa fatica a rimettersi in pista, nonostante ci provi con tutta se stessa. Le sue capacità vengono notate dall’allenatrice russa Dasha, che le propone di passare al pattinaggio di coppia col suo allievo migliore, Justin. Dopo alcune esitazioni, dovute anche al carattere non facile di Justin, Kat accetta ed inizia ad allenarsi con lui in vista dei campionati nazionali. Kat è affetta da bipolarismo, come sua madre Carol ma, a differenza di quest’ultima, sembra avere la situazione sotto controllo e segue regolarmente la terapia.
La ragazza vive con la madre e la sorella Serena, anche lei giovane atleta molto dotata. Il rapporto fra le tre non è facile e la situazione in casa diventa giorno dopo giorno sempre più insostenibile. Fra allenamenti durissimi, pressione psicologica e competizione spietata, Kat e Justin fanno progressi sulla pista e il rapporto fra loro diventa sempre più stretto. Mentre riacquista il controllo sul ghiaccio Kat, sempre più ambiziosa, perde il controllo della sua condizione psicologica mentre le sue vicende familiari e personali si fanno sempre più complicate.
Perdere il controllo
Possiamo tradurre, in maniera figurata, l’espressione inglese to spin out con perdere il controllo, andare “fuori strada”. Il titolo Spinning Out è giocato proprio sul doppio significato che il verbo ha in inglese. Nell’ambito del pattinaggio, esso indica l’azione di ruotare sul proprio asse eseguendo un salto; utilizzato metaforicamente, con un’accezione psicologica, indica come dicevamo prima la perdita del controllo. Proprio su questo doppio binario si regge l’intera serie ed è costruito il personaggio di Kat.
Nel corso delle 10 puntate che compongono la serie assistiamo alle acrobazie di Kat sulla pista di pattinaggio e, parallelamente, alla sua graduale e inesorabile perdita del controllo. Il bipolarismo, la difficile situazione familiare, il rapporto con Justin e una crescente, cieca ambizione, spingono Kat verso comportamenti sempre più estremi e distruttivi. Ma, come vedremo poco più avanti nella nostra recensione, il focus non è solo sulla protagonista. In Spinning Out facciamo progressivamente la conoscenza di diversi personaggi, centro di altrettante storie. Anche Justin, Carol, Dasha, Serena e gli altri combattono coi propri drammi esistenziali più o meno gravi e anche le loro vite sono tutte strettamente legate al mondo del pattinaggio su ghiaccio.
Osservazioni tecniche – Spinning Out recensione
Spinning Out è una serie che nel complesso risulta ben scritta, sia per quanto riguarda la storia vera e propria sia per quanto concerne i personaggi. Con tutta la carne al fuoco fra drammi sentimentali e familiari, disturbi psichiatrici, competizioni agonistiche e personali si sarebbe potuti cadere nella trappola della narrazione stile soap opera. Gli sceneggiatori (fra i quali la stessa Samantha Stratton) schivano questo rischio con una scrittura non particolarmente raffinata ma nemmeno esagerata. Certo ci sono alcuni momenti in cui lo spettatore si sente quasi sopraffatto dai tanti drammi sulla scena, ma la narrazione procede per lo più equilibrata. Le storyline sono molte, possiamo dire che tutti i personaggi (compresi quelli secondari) abbiano una propria linea narrativa nella quale sono protagonisti di un’evoluzione personale. Tenere insieme questa moltitudine di sottotrame (tutte interconnesse) non è compito facile, ma tutto sommato la scrittura regge la prova.
Sono proprio alcuni dei personaggi secondari ad avere le storie più interessanti; è anche a loro che sono affidati i rari (ma più che benvenuti) momenti ironici che spezzano un tono prevalentemente drammatico. Interessanti alcune sequenze di pattinaggio che alternano campi lunghi a dettagli dei corpi e apprezzabile la fotografia che esalta il bianco della pista e dei paesaggi invernali immersi nella neve. Il montaggio accompagna la narrazione in modo fluido; qualche flashback di troppo (senza un vero scopo) spezza il ritmo qua e là, ma senza disturbare. Buone nel complesso le prove degli attori, alcuni presi direttamente dal mondo del pattinaggio.
Considerazioni finali
In conclusione alla nostra recensione di Spinning Out possiamo affermare che la serie non si trova fra i prodotti Netflix imperdibili, ma di certo si lascia guardare. Superati i primi 4 episodi, un po’ troppo lenti, il ritmo aumenta in un crescendo emotivo che spinge a proseguire nella visione. Certo, verso la fine della stagione le carte in tavola diventano talmente tante che quelli che dovrebbero essere colpi di scena risultano quasi degli inserimenti un po’ troppo telefonati. In altre parole, ci si abitua al susseguirsi di drammi e complicazioni al punto da riuscire a prevedere il passo successivo. Eppure, c’è qualcosa in Spinning Out che porta lo spettatore a proseguire la visione fino alla fine, per vedere cosa succederà ai personaggi sulla scena.
La protagonista Kat non è certamente tratteggiata in modo da risultare un personaggio simpatico o con cui è facile entrare in empatia; ciononostante non si può fare a meno di provare curiosità per lei come individuo e per le sue travagliate vicende. Il finale, purtroppo, dà l’impressione di essere in qualche modo arrangiato come una sorta di ponte verso una seconda stagione. Per approcciarsi alla visione della serie occorre essere quantomeno interessati alla componente sportiva, fondamentale nelle dinamiche della narrazione, ma Spinning Out funziona anche se non si è appassionati di pattinaggio e non si è più teenagers da un pezzo. Insomma, non si tratta di una di quelle storie che tolgono il respiro, ma intrattiene e coinvolge abbastanza da essere adatta al più classico dei binge-watching.
Spinning Out
Voto - 6
6
Lati positivi
- Interessante evoluzione dei personaggi
- Ben scritto, fotografia apprezzabile
Lati negativi
- Primi 4 episodi troppo lenti
- Finale troppo arrangiato
SPINNING OUT è in assoluto la piu’ bella serie televisiva che io abbia mai visto. È ben scritta, ben struttatata e fa emozionare: elemento, questo, che la rende unica. Credo sia un gravissimo errore non fare uscire la seconda serie.
Spero che Netflix ci ripensi e mandi in onda la seconda stagione. Dopo Spinning out non riesco più a trovare alcun interesse per altre serie.
Sono pienamente d’accordo, e poi il finale finisce senza sapere niente di quello che accadrà. Secondo me dovrebbero farla.