Stand by me – Ricordo di un’estate: la recensione
Stand by me – Ricordo di un’estate è un film del 1986 diretto da Rob Reiner. Senza dubbio si tratta di uno dei film più iconici degli indimenticabili anni ’80 e noi di Film Post vogliamo rendergli omaggio dedicandogli questa recensione.
“Ragazzi vi va di vedere un cadavere?”
La storia è tratta dal racconto “The body“, uno dei quattro inclusi nella raccolta “Stagioni diverse” di Stephen King.
Il film si apre nel presente, ovvero il 1986, con una scena girata nell’auto di Gordie Lachance (Richard Dreyfuss) mentre apprende da un giornale la morte per accoltellamento del suo vecchio amico Chris Chambers. Da qui Gordie comincia a narrare in prima persona i fatti avvenuti quando aveva 12 anni. Si passa quindi nel 1959. Gordie Lachance (da qui in poi interpretato da Will Wheaton), Chris Chambers (River Phoenix, fratello maggiore di Joaquin), Teddy Duchamp (Corey Feldman) e Vern Tessio (Jerry O’Connell) sono i protagonisti.
I quattro sono dei dodicenni, molto amici tra di loro. Vern e Chris hanno fratelli membri di una banda di delinquenti; la famiglia di Gordie vive nel lutto della morte che ha colpito il fratello del bambino; Teddy ha un padre insano di mente. Tutti quindi vivono delle situazioni famigliari alquanto complicate.
Nonostante ciò i quattro ragazzini si godono l’estate come qualunque loro coetaneo farebbe. Un giorno, Vern scopre di nascosto dal fratello che quest’ultimo, insieme ad un altro membro della banda, ha scoperto il cadavere di un ragazzo dopo aver rubato un auto.
Gordie e gli altri decidono così di cercare il cadavere per essere considerati eroi e diventare famosi.
Un percorso di formazione
All’ inizio della visione, il film può sembrare uno dei tanti che raccontano le avventure di ragazzini spensierati alla ricerca di qualcosa. Non a caso molti elementi di Stand by me sono stati ripresi in altri film o serie TV, come, per ricordare i casi più recenti, “IT” (altra opera di Stephen King) e “Stranger things”. Andando avanti, però, ci si accorge che dietro alle risate, ai giochi infantili, ai pugni sulle spalle e alle canzoncine offensive si nascondono dei caratteri più maturi e sensibili. Questo “viaggio” alla ricerca del cadavere è una metafora dell’adolescenza, confuso e contraddittorio momento della vita di ognuno. Infatti, è proprio durante quest’avventura che i ragazzi cominciano a parlare del futuro, delle proprie ambizioni e paure, tralasciando per un attimo i tipici argomenti da ragazzini, tipo: “Chi vincerebbe in uno scontro tra Braccio di ferro e Superman?” o “Secondo voi… Paperino è un papero, Topolino è un topo, Pluto è un cane, ma cos’è Pippo?”.
Memorie di infanzia
La realtà è quindi più dura di quello che si pensa. Anche se si cerca in tutti i modi di distrarre la mente, mostrandosi allegri e giocherelloni con i propri amici, prima o poi bisogna affrontarla. E i nostri quattro hanno la fortuna di affrontarla insieme, la dura realtà. Si rivelano a vicenda i propri problemi famigliari e le proprie paure. I sorrisi lasciano lo spazio a pianti malinconici e a discorsi mesti, ma c’è sempre l’amico pronto a consolare.
Gordie dimostra di essere un grande inventore di storie e diventerà uno scrittore proprio grazie alle parole motivatrici di Chris. Tutti affrontano le proprie debolezze e si rivelano per quel che sono. La scena rappresentativa è quella dei “turni di guardia”, in cui possiamo ammirare i loro animi spogli da ogni maschera.
Un’altra ondata di malinconia è versata dal fatto che probabilmente questa grande amicizia sarà solo un lontano e dolce ricordo nelle memorie dei ragazzi una volta cresciuti; infatti, alla fine del film, un Gordon ritornato adulto spiega cosa è successo agli altri e come non si siano più frequentati in futuro.
Rob Reiner svolge un buon lavoro, girando scene che trasmettono emozioni molto varie, dalla gioia alla malinconia, passando alla suspense di alcune di esse (quella del treno, per esempio). Ottima la ricostruzione dell’ambiente di fine anni ’50 impreziosita da brani tiptici dell’epoca, fino alla leggendaria Stand by me che parte inaspettatamente poco prima dei titoli di coda. Gli attori danno prova di un buon talento nonostante la giovane età, interpretando bene sia il lato immaturo sia quello più sensibile dei loro personaggi.
“Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?”
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