Storia di un matrimonio: recensione del film di Noah Baumbach – Venezia 76
Il nostro punto di vista sul film presentato al Festival di Venezia
Uno dei candidati alla vittoria del Leone d’oro al Festival di Venezia 76 è Noah Baumbach, che presenta il suo nuovo film Storia di un matrimonio. Il film del regista americano è prodotto da Netflix, che è uno dei principali produttori protagonisti del Festival di Venezia 2019. Dopo il successo di Roma di Alfonso Cuaron l’anno scorso, la casa produttrice americana di streaming porta, oltre a Storia di un matrimonio, titoli come The Laundromat, di Steven Soderbergh, con Meryl Streep, Gary Oldman e Antonio Banderas, e The King di David Mitchod, con Timothee Chalamet, Joel Edgerton e Robert Pattinson. Qui la nostra recensione di Storia di un matrimonio.
Il film ha un cast ricco e vario, contando nomi come Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern e Ray Liotta. La pellicola narra la storia di Charlie e Nicole, rispettivamente un regista teatrale e un’attrice scoperta dal regista stesso, che sono in procinto di divorziare. In questo articolo andremo ad approfondire e analizzare l’opera, che si è meritata parecchi applausi da parte del pubblico presente nelle sale del Festival.
Indice
Storia di un matrimonio recensione
Charlie (Adam Driver) è un brillante regista teatrale, spostato con Nicole (Scarlett Johansson) un’attrice teatrale che dopo qualche apparizione cinematografica trova la propria vocazione proprio nel teatro grazie al marito regista. La coppia, che ha un figlio piccolo di nome Henry, milita tra New York, dove lavora maggiormente il marito, e Los Angeles, dove le speranze di diventare una star sembrano aumentare per Nicole. Il rapporto tra i due però non è dei migliori. Nicole è decisa a separarsi dal marito, che seconda la sua opinione è troppo egoista e curante solo della sua carriera. Tutto si amplifica quando viene offerta a Nicole un opportunità di recitare all’interno di una serie televisiva che la vedrebbe come protagonista. Per Nicole questa è l’occasione per ricominciare la propria carriera decidendo lei stessa cosa recitare, a prescindere dagli spettacoli di Charlie. È così che si apre la vicenda della coppia.
Il film si apre con una terapia di coppia. Lo psicologo chiede ad entrambi i coniugi di descrivere i lati positivi del partner. È così che vediamo, a turno, cosa pensa l’uno dell’altro, a prescindere dalla rottura del rapporto. Charlie è senza dubbio brillante e talentuoso, ma anche molto ordinato e preciso. Sa come rapportarsi con le persone e sa come non mettere in imbarazzo le persone anche quando lo sono. Nicole è ovviamente affascinante, un’ottima ascoltatrice e un’ottima madre. Ma si sente non realizzata. Non è contenta della sua vita e della sua carriera artistica, vedendola sempre in mano al marito. Lui è il vero timone della nave, e secondo il punto di vista di Nicole tutto ruota intorno a lui. Charlie, per colpa del lavoro, è molto occupato e spesso assente nella vita familiare ma fa del suo meglio per essere presente.
Tra malinconia e sorrisi
La profondità di questo film sta nell’analizzare il rapporto di coppia in rottura e le imprevedibili svolte che possono prendere situazioni così delicate, come quelle che ruotano attorno ad una separazione. La sceneggiatura, sulla quale si regge tutto il film, riesce nel compito di essere realistica e matura senza scadere in stereotipi del genere o cliché narrativi. Ci mostra come due persone combattono contro il senso di dolore e ingiustizia che c’è in una separazione. La rabbia, il senso di colpa e il rimorso sono i tratti distintivi di ciò e scontrarsi con essi non è facile, soprattutto con un figlio in mezzo. Spesso le sceneggiature rispecchiano le esperienze degli autori che le scrivono e qui si nota come Baumbach conosce la malinconia di una rottura di un matrimonio. Un altro merito della sceneggiatura è il fatto di riuscire a far ridere e contemporaneamente piangere all’interno dello stesso film.
Non è una novità per il regista americano, avendoci abituati a commedie dai toni malinconici come Frances Ha (2012), Mistress America (2015) o il dramma sulla separazione Il calamaro e la balena (2005), suo film di maggior successo. Ci sono momenti memorabili e divertenti sia da parte di Charlie, un po’ sbadato, che da parte di Nicole e la sua famiglia. Le interpretazioni sono magistrali, Adam Driver dimostra ancora una volta di essere uno degli attori più in forma di questo periodo, andando a dipingere un personaggio sfaccettato e fragile come quello di Charlie. Non da meno l’interpretazione di Scarlett Johansson, che porta sullo schermo una donna infelice e bisognosa di riscatto. Sicuramente da sottolineare anche la interpretazione di Laura Dern, che interpreta il ruolo di un bravissimo avvocato in favore di Nicole.
Il tramonto di un matrimonio – Storia di un matrimonio recensione
A conclusione della nostra recensione di Storia di un matrimonio citiamo la regia di Baumbach che enfatizza il dialogo e soprattutto i personaggi. Molti sono i primi piani che realizza sui due protagonisti e molto spesso, in maniera quasi teatrale, compone dei totali all’intero di stanze. A parte qualche movimento di camera, la sua linea registica è pulita e classica, senza osare troppo a favore della narrazione. La sceneggiatura ha qualche riferimento al cinema di Woody Allen, ricordando pellicole come Io e Annie, in cui lo stesso Allen interpreta un comico, Alvy, che cerca di superare la separazione con la compagna Annie. Del resto il cinema indipendente del regista ha sempre contenuto chiari riferimenti alle pellicole alleniane. Oltre a ciò, tocca temi come la degenerazione di un rapporto, la trasformazione da amici a nemici tra due spasimanti e la nevrosi che ne consegue.
Il film ricorda, proprio nei temi e nell’evoluzione della storia, Revolutionary Road, film di Sam Mendes. Baumbach è però più drammatico che comico, costruendo dei punti di climax molto efficaci e spiazzanti per lo spettatore. È durante un litigio con la moglie che Adam Driver da il meglio di sé come attore. Senza contare il momento in cui intona una tristissima Being Alive, di Stephen Sondheim. Quella canzone è la summa di tutti i sentimenti espressi dalla pellicola, è la malinconia e la amara dolcezza che accompagna la solitudine. Perché alla fine si parla di solitudine in Storia di un matrimonio. Di come il partner non abbia amato abbastanza l’altro, o almeno così si pensa. Si parla di lacrime, che si mixano tra risate e dolore, di gag e di litigi, che portano alla commozione. Più in generale, si parla di matrimonio… e del suo tramonto.
Storia di un matrimonio
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- La sceneggiatura
- Le interpretazioni dei due protagonisti
Lati negativi
- La conclusione