Suburra 2: recensione senza spoiler della serie Netflix
Andiamo a sviscerare, senza cadere nello spoiler, la seconda stagione di una delle serie tv più acclamate dal pubblico: Suburra.
Suburra 2 recensione. Dal 22 febbraio sono disponibili su Netflix tutti gli episodi della seconda stagione di Suburra – La serie. Scritta da Barbara Petronio – nel ruolo che gli statunitensi chiamerebbero head writer – Ezio Abbate, Fabrizio Bettelli e Camilla Buizza, la serie è tratta dall’omonimo romanzo scritto da Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. Nel cast, insieme agli attori della prima stagione, troviamo nuovi volti e new entry nelle fila dei personaggi sia maschili che femminili. Aureliano Adami (Alessandro Borghi), Alberto Anacleti alias Spadino (Giacomo Ferrara), Lele (Eduardo Valdarnini), Samurai (Francesco Acquaroli), Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) e Sara Monaschi (Claudia Gerini) sono pronti a tornare per accaparrarsi i terreni del litorale romano.
A tre mesi dal finale della prima stagione, Suburra 2 si sviluppa nei quindici giorni che precedono le elezioni del nuovo sindaco di Roma. Se nella prima tranche di episodi la narrazione ruotava attorno al Vaticano e ai terreni di Ostia, ora entriamo a piè pari nella lotta per arrivare al potere.
Suburra 2: recensione – L’umanità celata
Sono diversi gli sviluppi all’interno del secondo capitolo di quella che è stata la prima serie italiana di produzione Netflix. Il tono generale è molto in linea con quello avanzato diversi anni fa da Stefano Sollima, che con Romanzo Criminale – La Serie ha creato un filone che egli stesso stesso avrebbe portato avanti, negli anni, con Gomorra – La serie. Se c’è un aspetto, però, in cui Suburra si distanzia o meglio si specializza, dai precedenti riferimenti televisivi, è il racconto dell’umanità che si nasconde dietro i personaggi.
A porre bene l’accento, in realtà, i criminali sembrano aver ancor più aspetti interiori degli altri. Filippo Cinaglia, il politico che anche non volendo si trova sempre più invischiato in giri loschi, soffre non poco la situazione in cui è precipitato. Eppure, notiamo la sua preoccupazione solamente attraverso i primi piani di una regia, questa volta affidata per alcuni episodi ad Andrea Molaioli e per altri a Piero Messina, molto attenta. Allo stesso modo, Sara Monaschi non ha particolari stravolgimenti interni: è semplicemente connotata da una freddezza che la porterà a gestire con notevoli difficoltà la Onlus di cui si interessa. Ne viene fuori che, probabilmente anche per una maggiore pregnanza a livello drammaturgico, i criminali Aureliano e Spadino risultano i più interessanti da un punto di vista strettamente introspettivo e psicologico.
Suburra 2: recensione – Quell’amicizia particolare
La particolare amicizia che nasce tra i due criminali di cui appena esplicato, è tra gli aspetti più interessanti della serie. Da una parte la forza fisica, dall’altra quella mentale. Da un lato il carisma del capo, dall’altro i ripetuti tentativi di chi, capo, ci vorrebbe diventare. Aureliano è cambiato molto, e non solo nel vestiario e nel parrucco molto più in linea con la realtà della Roma periferica rispetto al biondo platino precedente. Il suo atteggiamento non è più quello di un ragazzo che si ribella al padre, ma di un uomo che vuole regnare. Prima picchiava i ragazzi fuori dalle discoteche. Ora spara.
Prima er problema erano mi’ padre, tu’ padre, tu’ fratello. Mo’ loro non ce stanno più e il problema ce l’avemo lo stesso.
Spadino è rimasto il ribelle di prima, la “pecora nera” della famiglia, come lo chiamerebbe sua madre Adelaide Anacleti. Il tremendo segreto che nascondeva nella prima serie, ormai è venuto allo scoperto e solo la famiglia deve starne lontana. La lotta al potere, però, coinvolgerà anche lui, deciso più che mai a prendersi il trono degli Anacleti. Forse Spadino ci confermerà che, come diceva qualcuno, certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano.
Quello che lascia lo spettatore a bocca aperta, però, è il procedere della narrazione se analizzata dal punto di vista Aureliano/Spadino. Una dicotomia che non può farci porre nient’altro che una domanda: come ci arriveranno alla famigerata scena – risolta in modo così sbrigativo da Stefano Sollima nel film Suburra del 2015 – dell’uccisione dello zingaro? O forse la serie percorrerà vie alternative?
Suburra 2 recensione – L’importanza del cast
Due personaggi così forti non avrebbero quest’impatto se non fossero stati interpretati da due eccellenti attori come Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara. Dopo la bella impressione che ha fatto Ferrara ne Il Permesso – 48 ore fuori di Claudio Amendola, la chiave interpretativa che ha trovato per il suo Spadino è stata di un livello assai notevole. Gli occhi schizzati ed i passi danzanti sono i tratti distintivi di un carattere difficile da dimenticare. Ad affiancarlo, c’è colui che si eleva ad un livello decisamente superiore a tutti: un Alessandro Borghi in grandissimo spolvero. Nelle sue espressioni si palesa dinnanzi a noi l’ipersensibilità di un ragazzo che si riduce a non mangiare, a non bere e a non fare sesso, pur di far capire a tutti che ad Ostia regnano ancora gli Adami. Introspettivo, testardo ma anche pericolosamente attraente, il suo Aureliano è il vero fiore all’occhiello di Suburra.
Tra gli altri interpreti principali, laddove un Eduardo Valdarnini confeziona un Lele un po’ troppo impostato sulla stessa espressione, troviamo invece Filippo Nigro nei panni di un politico interpretato alla perfezione dall’attore romano. Risulta necessaria la menzione di una new entry di grande credibilità all’interno del cast. Jacopo Venturiero, nel ruolo di Adriano, uno speaker radiofonico figlioccio di Samurai, che avrà un risvolto molto interessante nell’avanzare della vicenda.
Suburra Seconda Stagione
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- Narrazione avvincente
- Grandi interpretazioni degli attori
Lati negativi
- Alcuni personaggi sviluppati poco