Sunny: recensione della serie Apple TV+
Un viaggio in una Kyoto nostalgica e futuristica che fa da cornice ad una storia che affronta il lutto, l'IA e i rapporti umani
A24, casa di produzione nata come indipendente, propone fin dagli esordi film che variano dall’horror al mystery che centrano sempre l’obiettivo, creandosi in pochi anni una buona nomea. Lo zampino dell’A24 significa, il più delle volte, che quello che si ha davanti agli occhi è una piccola perla.
Negli ultimi anni, si è approcciata alla produzione di serie tv come The Curse, The Beef e Irma Vep. Tutte le serie tv targate A24 hanno uno stile autoriale, sofisticato, che non si può incasellare in un genere e Sunny non fa eccezione.
Adattamento del romanzo The Dark Manual di Colin O’Sullivan, Sunny è la nuova serie di Apple TV+ che in dieci puntate riesce a parlare degli argomenti tra i più svariati: dalla solitudine all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana, dalla yakuza al lutto modificando sempre il genere di riferimento.
Indice
La trama – Sunny, la recensione
Sunny porta sul piccolo schermo delle tematiche già ampiamente sfruttate, ma talmente attuali da far passare in secondo piano la poca originalità della trama grazie anche ad un’estetica futuristica e l’ambientazione nipponica che bilancia la sensazione di straniamento e le atmosfere futuristiche.
Siamo a Kyoto in un futuro prossimo, in una società oramai accompagnata dalla tecnologia in tutto e per tutto. Suzie (Rashida Jones) vi si è trasferita per lavoro e per stare in solitudine ed è lì che conosce Masa Sakamoto (interpretato da Hidetoshi Nishijima, conosciuto per Drive My Car), un ingegnere che si occupa della costruzione di frigoriferi.
Tutto quello che conosceva di Masa, a partire proprio dalle menzioni che svolgeva in azienda, viene messo in dubbio quando lui e loro figlio Zen vengono dichiarati dispersi a seguito di un incidente aereo.
Sunny (doppiata da Joanna Sotomura), una robot creata proprio da Masa e progettata per adattarsi a Suzie, tenta di starle accanto mentre la donna non si dà per vinta e crede che il marito e suo figlio siano ancora vivi.
Le atmosfere nipponiche – Sunny, la recensione
L’avventura di Suzie la porterà a scoprire una Kyoto diversa da quella che il cinema rappresenta negli ultimi anni, più simile ad un tuffo nel passato quando il Giappone veniva visto dagli occidentali come un luogo non solo estraneo per la sua cultura, architettura e tradizioni, ma anche un’isola dislocata nel tempo.
Il Giappone di Sunny è futuristico grazie ai robot domestici che sostituiscono i classici elettrodomestici fino ad inglobare l’IA in veri e propri robot da compagnia. Al tempo stesso, i colori, la fotografia e l’estetica gioca con i richiami al vintage, alle forme degli arredi americano degli anni Cinquanta e l’architettura classica nipponica. L’estetica in Sunny è parte integrante della narrazione nonché il suo punto di forza maggiore.
La solitudine e l’IA – Sunny, la recensione
Come accennavamo, nella serie di Katie Robbins le tematiche non sono innovative, ma non hanno bisogno di esserlo. Isaac Asimov ha cambiato il volto della fantascienza descrivendoci robot dai sentimenti umani, sfaccettati e intrigati e non delle semplici macchine progettate per facilitare la vita di tutti i giorni. In Sunny avviene proprio questo, ma si fa un passo ulteriore: gli esseri umani, coloro che hanno più sofferto, coloro che sanno cosa sia la solitudine vogliono sfruttare la tecnologia per aiutare altre persone.
Sunny tocca corde profonde quali la solitudine e il fenomeno degli hikikomori, l’elaborazione del lutto visto non come un viaggio finale, ma un punto d’inizio che può portare a qualcosa di migliore.
In conclusione – Sunny, la recensione
Sunny richiede del tempo e della fiducia da parte del pubblico perché tutto il bello che ha da offrire arriva nella seconda metà della serie, come un premio per essere rimasti a guardare. Sunny mescola diversi generi per poi tornare a parlare di quello che viene appena accennato all’inizio, ma parte come una serie noir con una Suzie che si rifiuta di affrontare il lutto finché non è davvero sicura che la sua famiglia sia davvero morta. Una testardaggine che sembra essere più dettata dalla paura di accettare la notizia, ma che presto diventa una possibilità reale, tangibile.
Il noir cede il passo a tinte umoristiche finché il lato comico non prevale diventando il vero e proprio genere di riferimento di cui non si sentiva il bisogno. Sunny non aveva bisogno di essere sdrammatizzato, anzi aveva bisogno di nuotare nel dramma, nei sentimenti umani, nel rapporto tra Sunny e Suzie e nel viaggio alla scoperta dei sentimenti di Sunny e in quello che è a tutti gli effetti il suo racconto di formazione. Sunny diventa una serie delicata, profonda, affascinante proprio in questi momenti, ma cade nel banale e nel già visto quando tenta di strappare una risata.
Sunny
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- L'estetica che miscela il vintage al futuristico in un Giappone che riscopre vecchi simbolismi
- Le tematiche e come si legano tra di loro
Lati negativi
- La seconda parte è più solida della prima
- I generi che la serie sfrutta sono fin troppi e la comicità risulta, alla fine, non necessaria