Surface: recensione della serie mistery disponibile su AppleTv+
La nuova serie Apple dal genere thriller non riesce a decollare come ci si aspetterebbe
Surface recensione. La serie è uno dei nuovi prodotti disponibili su Apple tv + che continua a proporre contenuti di qualità che si distinguono. Dopo The Morning Show, Dickinson e il successo in questa stagione di titoli come Roar, Slow Horses e Scissione, Surface si aggiunge al catalogo presentandosi come un promettente mistery thriller che aveva tutte le premesse per essere un prodotto interessante, non riuscendo però completamente nell’intento. Prodotta da Reese Witherspoon, la serie ha delle atmosfere che ricordano Big Little Lies e il mistero di base, ma il suo sviluppo troppo lento e a volte stagnante, non le permettono di essere all’altezza prevista.
La sfida delle protagonista è quella di ritrovare la memoria perduta a seguito di un incidente. La ricostruzione del suo passato avviene passo dopo passo nel corso degli episodi, spingendo lo spettatore a voler scoprire la verità insieme ai personaggi. Nel cast Gugu Mbatha-Raw – che è anche produttrice della serie – interpreta la protagonista Sophie mentre Oliver Jackson-Cohen è il marito James. Ari Graynor e François Arnaud invece sono gli amici della coppia. Analizziamo meglio Surface nella nostra recensione.
Indice:
Ricostruire il passato – Surface recensione
Sophie vive a San Francisco con il marito James e ha una vita apparentemente perfetta. La realtà però è ben diversa: non ricorda nulla del suo passato e sta cercando di ricostruire la sua vita. È miracolosamente sopravvissuta ad un incidente ma ha perso la memoria a lungo termine. Scopre poi che il suo non è stato un’incidente ma un tentato suicidio, ciò che le resta da capire ora è perché abbia fatto questa scelta. La sua nuova vita però non è affatto semplice: le sedute con la terapeuta cercano di scavare nel suo inconscio per far tornare a galla il passato e che tipo di persona fosse prima dell’incidente; il marito James è guardingo e sospettoso del suo comportamento, incerto su come Sophie possa gestire questa nuova fase della vita.
Giorno dopo giorno poi comincia ad avere dei flashback sul suo incidente che cominciano ad instillare in lei il dubbio; allo stesso modo rivive spezzoni di un passato che sembra non appartenerle e l’improvviso arrivo di un uomo che sembra conoscerla bene la mette in crisi e la spinge a dubitare anche di quelle che prima erano le sue poche certezze.
Surface recensione – I meandri della memoria
La memoria è da sempre un elemento profondamente affascinante, così come scoprire cosa la mente umana sia in grado di fare, quali informazioni conservare e come farlo. Al centro di Surface c’è proprio questo: la memoria e il processo per recuperarla da parte della sua protagonista. La sua identità dipende ovviamente dai ricordi che possiede e cerca, con tutta se stessa, di venire a capo di chi fosse prima del terribile incidente. Sebbene il tema sia interessante è anche molto trattato in altri film, qui riesce però sempre ad avere la giusta attrattiva in chi guarda. In questo caso la protagonista ha due scelte: o accetta di non ricordare chi sia e va avanti con la sua vita, oppure indaga nel passato per ricordare chi fosse.
Ovviamente la seconda scelta rende la visione della serie più interessante poiché il suo personaggio ha bisogno di risposte. A questo viene poi legato il mistero dell’incidente: si è gettata o è stata spinta? Il mistero intorno a questo dubbio regge la serie fino alla fine, supportato anche dalla ricostruzione di tutti gli eventi che hanno coinvolto Sophie. Ad aiutarla giunge la terapia che con il tempo e con la costanza le permette di riaccendere a parti della propria memoria che prima le erano precluse. Questo processo di ricostruzione a ritroso funziona come un meccanismo a blocchi che lentamente svela, sia a lei che agli spettatori, chi fosse prima e che cosa ha fatto per arrivare dove si trova adesso.
Attenzione estetica ma narrazione stagnante – Surface recensione
Prima di concludere la recensione di Surface va apprezzato come tecnicamente la serie abbia fatto un buon lavoro. L’estetica è infatti quasi impeccabile, con una sigla introduttiva che richiama la tematica trattata ma anche piccole accortezze tecniche come inquadrature sfocate, o rallenty che aiutano a veicolare temi come la difficoltà di poter ricordare, o il semplice ripercorrere i propri ricordi. Simbolicamente l’acqua è un elemento molto presente nella serie, proprio perché legata all’incidente e perché il ricordare indice una risalita in superficie di qualcosa che è ormai abbandonato. Ma se sotto questo punto di vista la serie è ben curata, non si può dire lo stesso della narrazione. Il meccanismo sopracitato funziona, ma viene applicato nella maniera sbagliata.
Nel corso dei suoi otto episodi, i primi tre sono molto introduttivi, quelli centrali convincono poco, mentre solo quelli finali riescono a catturare davvero lo spettatore, proponendo anche una visione diversa di un personaggio tecnicamente insospettabile e scagionare chi invece era presumibilmente colpevole. Il finale è lasciato volutamente aperto ad indicare l’intenzione della piattaforma di realizzare una seconda stagione che potrebbe fornire dei dettagli in più in una storia che ha solo iniziato a raccontare. Buona quindi la tematica affrontata così come le performance del cast che purtroppo non eccelle ma convince quel che basta.
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Surface
Voto - 5
5
Voto
Lati positivi
- Interessante la tematica della memoria e come viene affrontata ponendola al centro della narrazione
- Aspetti tecnici come fotografia e colori
Lati negativi
- Narrazione stagnante a metà della serie che non la rende facile da guardare all’inizio
- Personaggi poco convincenti