Ted Bundy – Fascino criminale: recensione del film con Zac Efron e Lily Collins
L'ex stellina di High School Musical porta sullo schermo uno dei serial killer più spietati della storia americana
Quella che vi presentiamo oggi è la recensione di Ted Bundy – Fascino criminale, film biografico diretto da Joe Berlinger dedicato all’efferato killer Ted Bundy; i protagonisti della storia sono interpretati da Zac Efron, Lily Collins, Kaya Scodelario e John Malkovich. L’uscita nelle sale italiane è prevista per il 9 maggio. La pellicola rappresenta l’adattamento per il grande schermo del libro The Phantom Prince: My Life With Ted Bundy di Elizabeth Kendall, nome d’arte di Elizabeth Kloepfer. La donna non è altri che la ex compagna di uno dei serial killer più spietati della storia americana: Ted Bundy. La scelta di Zac Efron per un ruolo tanto delicato è stata a lungo oggetto di dibattito tra i critici e i cinefili d’oltremanica. Optare per un attore così popolare tra il pubblico più giovane avrebbe potuto avere l’indesiderato effetto di aumentare la fama di Bundy in modo “involontario”.
Il rischio sarebbe stato infatti quello di far apparire un vero e proprio mostro come un personaggio apparentemente positivo. Dall’altro lato ci si chiedeva invece se le sue doti attoriali fossero sufficienti per reggere sulle proprie spalle un ruolo tanto discusso quanto difficile. Paradossalmente sono proprio quegli elementi per cui è stato inizialmente criticato a far si che la sua prova sia a grandi linee soddisfacente. Il fascino è stata l’arma migliore di Bundy, il quale lo usava sia sulle sue vittime che sugli uomini di legge che dovevano giudicarlo; allo stesso modo Efron usa il suo fascino per richiamare alla memoria del pubblico i conturbanti discorsi con i quali l’assassino ammaliava le platee. La visione del film è consigliata a tutti i fan delle storie sui serial killer e a coloro che amano indagare gli aspetti più oscuri dell’animo umano.
Indice
Trama – Ted Bundy Fascino criminale recensione
Il film si apre con la visita in carcere di Elizabeth Kloepfer al suo oramai ex ragazzo Ted, accusato in diversi stati delle peggiori nefandezze. La storia si dipana quindi sotto forma di un lunghissimo flashback dove i protagonisti riportano alla memoria la loro particolare storia d’amore. L’incontro tra i due avviene in un bar, la ragazza non sapendo resistere all’incontenibile fascino dello spietato killer decide di farsi accompagnare a casa. Il giovane si presenta come un normale studente di giurisprudenza, pieno di vita e desideroso di metter su famiglia con Liz e sua figlia piccola. Nulla lascia presagire che in realtà quell’affascinante straniero non è altro che un assassino sociopatico, aggressivo e con tendenze ossessive. Col passare del tempo però Elizabeth inizia a sospettare che qualcosa non vada in quella situazione idilliaca, iniziando ad indagare sulle strane abitudini di Ted.
La goccia che fa traboccare il vaso è rappresentata dall’estrema somiglianza tra Ted e un identikit diffuso dalla polizia; le forze dell’ordine ricercano un giovane per aggressione e omicidio, reati aggravati dalla loro brutalità. La situazione degenera in fretta, Bundy viene infatti arrestato, processato e condannato. Il vaso di Pandora oramai aperto porta alla luce tutti i crimini di cui il serial killer era accusato nei diversi stati in cui aveva soggiornato. Nonostante le evidenti prove, le indagini e le testimonianze delle vittime scampate alla sua ferocia Bundy continuerà, quasi fino all’ultimo, a dichiararsi innocente. Il suo sarà il primo processo ad essere trasmesso in diretta televisiva, contribuendo così a renderlo un’icona dell’America di quegli anni. La presenza delle telecamere gli offrì infatti la possibilità di mettere in mostra tutte le sue doti da oratore In questo modo riuscì per ben tre volte ad evitare la condanna a morte.
Ted Bundy fascino criminale recensione
Il film si può collocare a metà tra Zodiac di David Fincher e La casa di Jack di Lars von Trier. Il primo concentra la narrazione sulle indagini effettuate in modo maniacale mentre la pellicola del regista danese si focalizza sulle terribili azioni del protagonista. Ted Bundy – Fascino criminale riempie, a suo modo, il vuoto tra questi due giganti del cinema di genere, concentrando le sue attenzioni sugli affetti dell’assassino. Il regista mostra gli episodi di violenza con il contagocce, preferendo approfondire i rapporti umani; dobbiamo sottilineare come i crimini commessi da Bundy siano così efferati da pensare difficile una trasposizione fedele sul grande schermo. La censura in fondo è dietro l’angolo e ciò che è successo con l’ultima opera di von Trier ne è la conferma. Chiunque cerchi sangue e violenza rimarrà deluso, i crimini vengono mostrati ben poco oppure fatti intuire simbolicamente.
Ted Bundy fu il protagonista indiscusso del processo televisivo e lo stesso vale per il film a lui dedicato. Nelle scene in cui è presente i suoi sguardi, le sue espressioni e i suoi gesti plateali prendono tutto il palcoscenico. Nei momenti in cui è assente dallo schermo si può comunque percepire la sua presenza attraverso le conseguenze emotive delle sue azioni sugli altri personaggi. Di questo approccio risente la figura di Elizabeth che si presenta più come una comprimaria che come un elemento imprescindibile delle indagini, come è stato. La giovane viene descritta come totalmente dipendente dallo charme del feroce assassino mentre ha avuto un ruolo di fondamentale importanza nella sua cattura. La sua figura viene sacrificata a fini narrativi cercando un effetto sorpresa non necessario in una biografia di un personaggio tanto noto.
Aspetti tecnici – Ted Bundy Fascino criminale recensione
Il regista Joe Berlinger concentra le sue inquadrature sui volti dei personaggi principali, cercando di catturarne ogni piccola sfumatura. L’utilizzo frequente di soggettive offre la possibilità al regista di mettere a nudo gli attori e di conseguenza i personaggi da loro interpretati. Usando questo stile e mancando completamente le parti investigative e quelle legate alle violenze sembra inizialmente di assistere ad una turbolenta storia d’amore. Il film decolla nella seconda parte, dove lo spettatore ha la possibilità di vedere qualcosa in più, unitamente all’inizio del processo decisivo. I dialoghi dei personaggi ricalcano fedelmente quelli dei protagonisti reali della storia, sottolineando quindi l’aspetto grottesco di tutta la vicenda trasmessa in mondovisione. Le buone prove attoriali, su tutte quella di Lily Collins e in parte quella di Zac Efron, fanno sì che il pubblico rimanga invischiato nelle folli trame ordite dalla mente di Bundy.
Il titolo italiano del film depotenzia in modo decisivo il messaggio che si vuole veicolare, concentrando l’attenzione solo sul “fascino” del serial killer. Il titolo originale è “Extremely Wicked, Shockingly Evil, and Vile” che può essere tradotto con “estremamente debole, incredibilmente malvagio e abietto”; queste furono le parole usate dal giudice che lo condannò a morte. Si può facilmente immaginare come presentare un film con questo titolo e vedere tutt’altro sullo schermo porti lo spettatore a tenere alta l’attenzione. Fino all’ultimo momento rimarrà incollato allo schermo per capire se Bundy fosse veramente un mostro o una vittima inconsapevole. La “traduzione” italiana rende tutto questo impossibile. Una menzione particolare va alle perfette riproduzioni delle ambientazioni e dei costumi degli anni ’70. Gli elementi sono così ben realizzati da permettere una perfetta immersione anche a chi quell’epoca non l’ha effettivamente vissuta.
Il fascino come arma
Nonostante la prova offerta da Zac Efron sia più che sufficiente è necessario sottolineare come il personaggio da lui interpretato non corrisponda in toto a quello reale. L’attore ha dalla sua la bellezza fisica mentre Ted Bundy aveva nel savoir faire la sua dote migliore, quindi non sempre le due figure riescono a combaciare. A mancare negli occhi dell’attore è quella lucida follia che campeggiava sul volto del killer americano. Stessa cosa vale per la protagonista femminile, il cui ruolo effettivo nelle indagini fu ben più importante rispetto a quello riportato nel film. La buona regia di Berlinger riesce comunque a trarre il meglio dai due protagonisti, concentrandosi sugli aspetti più profondi del loro rapporto malato. Lo stesso regista ha ammesso di non aver voluto mostrare gli atti efferati e le violenze di Bundy per analizzare la storia attraverso le esperienze di chi gli stava intorno.
In conclusione si può affermare come il film sia tranquillamente sopra la sufficienza ma come manchi di quel qualcosa in più. L’approccio con il quale viene affrontata la vicenda è sicuramente interessante ma nella realizzazione non riesce ad affondare il colpo quando necessario. Zac Efron è chiaramente alla ricerca di un posto tra i grandi di Hollywood ed offre una performance in linea col film; l’ex stella di High School Musical non convince del tutto, mancando di quel quid per meritarsi un bell’otto in pagella. Ted Bundy – Fascino criminale rimane comunque un buon film se si cerca un approccio diverso al tema serial killer. Per completare il discorso è consigliata la visione del documentario Netflix in quattro episodi Conversazioni con un killer: Il caso Bundy, anch’esso realizzato da Berlinger.
Ted Bundy - Fascino criminale
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Ambientazioni e costume
- Regia molto intima
- Interpretazione di Lily Collins
Lati negativi
- Eccessiva attenzione al lato romantico
- Ridimensionamento del ruolo di Elizabeth
- Mancato approfondimento della psicologia di Ted Bundy