Terror Tuesday: Extreme, recensione della serie horror tailandese
Una piccola antologia dell'orrore che, pur non trascurando il folklore locale, spesso si perde in sviluppi risaputi, debitori di tanto cinema di genere. Su Netflix
Per tutti gli amanti dell’horror, dal 20 agosto è disponibile su Netflix Terror Tuesday: Extreme, serie antologica tratta da un podcast tailandese molto celebre in patria. Riprendendo ed elaborando le storie degli ascoltatori sentite nel programma la serie creata da Chayan Laoyodtrakool, attraverso otto episodi autoconclusivi – diretti, tra gli altri, da Prueksa Amaruji e Abhichoke Chandrasen – tenta di farsi compendio di un horror sempre a metà strada tra true crime e leggenda metropolitana, allucinazione e racconto di fantasmi, dove demoni e mostri si confondono irrimediabilmente con traumi e abusi.
Un’ambiguità di fondo che caratterizza tutte le storie raccontate ma che spesso stempera una carica originale e inventiva legata a doppio filo al contesto storico e geografico in tematiche ed estetiche più omologanti e derivative. In un’operazione che guarda, spesso esplicitamente, a modelli più vicini all’horror occidentale che alla tradizione locale, con tutti i pro e i contro che questo comporta.
Indice:
Trama – Terror Tuesday recensione
In seguito alla morte della sorella, una ragazza scopre che la madre ha adottato una bambola con le sue sembianze. Una sarta, nel tentativo di aggiustare un abito da sposa, viene a conoscenza della terribile storia legata a quell’indumento. Quando un ragazzo trova una stanza sigillata nella sua nuova casa, i fantasmi del passato e le tensioni famigliari esplodono. Due innamorati fanno voto di fedeltà davanti alla statua di una misteriosa dea locale, ma i segreti che si nascondono a vicenda gli si ritorceranno contro.
Un’insegnante fa visita alla famiglia di un alunno problematico precipitando ben presto in un mondo di allucinazioni e strani rituali. Un uomo con problemi di dipendenza scopre che la sua vicina ha qualcosa da nascondere. Dopo essere scomparsa in circostanze misteriose un’anziana torna a casa dalla famiglia, ma non sembra più essere la stessa persona. Una madre sommersa dai debiti cerca di prendersi cura della figlia, ma dopo aver sentito una storia inquietante narrata in un programma radiofonico niente sarà più come prima.
Incubi d’esportazione
Bambole assassine, case infestate, fantasmi vendicativi, maledizioni. Da sempre il formato antologico è stato il mezzo ideale per quelle storie desiderose di dispiegare tutto il proprio armamentario orrorifico senza rinunciare alla loro immediatezza. Una tendenza che, da Black Mirror in poi, sembra essere tornata più forte che mai anche sulle piattaforme, andando di pari passo con un’altra: l’interesse sempre crescente nei confronti del mystery e del true crime.
Ispirata non a caso a un podcast tailandese in cui gli ascoltatori condividevano esperienze o storie inquietanti, Terror Tuesday condensa così in sé queste due diverse anime dando vita a una serie per certi versi classica e tradizionale ma attenta a formati e tendenze tutte contemporanee. È proprio questa commistione tra tradizione e modernità, folclore locale e cinema occidentale a caratterizzare, del resto, tutta l’operazione. Assecondando la politica “glocal” di Netflix, la serie sembra infatti guardare tanto al proprio contesto quanto a modi e tempi tipici dell’horror occidentale, al punto che non sembra strano trovare al fianco di amuleti, templi buddisti e sigilli demoniaci storie e tematiche che rimandano, più o meno esplicitamente, a cult d’oltreoceano.
Variazioni sul tema
Eppure non è mai una citazione esibita o fine a se stessa quella di Terror Tuesday, ma più che altro un canovaccio, come se la serie tailandese facesse ormai parte di una cultura popolare globale talmente risaputa da poter essere declinata in diverse forme e contesti. È all’interno di questo mondo che si muovono allora i personaggi dei suoi otto episodi autoconclusivi. Anime perse e tormentate spesso protagoniste di storie dove sono il trauma, il senso di colpa, il disagio psichico e le tensioni famigliari a farla da padroni.
Storie spesso convenzionali, variazioni sul tema del racconto di fantasmi, della possessione demoniaca o della casa infestata, ma anche racconti più originali e inventivi. È forse proprio questa disomogeneità, questa differenza di voci e di sguardi (ogni episodio è a sé stante e diretto da un diverso regista) a rendere la serie più originale e imprevedibile di quello che ci si sarebbe potuti aspettare.
Tra true crime e leggenda metropolitana
Dai rimandi al J-Horror (La nostra sorellina, Cara nonna) a omaggi al Tobe Hooper di Non aprite quella porta (Classe spettrale) o all’Ari Aster di Hereditary (Ode alla mia famiglia), passando per idee più originali, anche se non sempre sviluppate al meglio (La ragazza della porta accanto), Terror Tuesday – senza mai lesinare in violenza o jump scares – tenta così di farsi compendio di un orrore quotidiano, spesso e volentieri scaturito dal disagio, dal lutto e dall’abuso, dove il soprannaturale, anche quando presente, resta comunque ambiguo e impenetrabile.
Costantemente in bilico tra true crime e leggenda metropolitana la serie mantiene così la sua ambiguità di episodio in episodio senza però riuscire mai a scrollarsi del tutto di dosso la sua natura derivativa e omologante, stemperando spesso le sue intuizioni più genuine (spiriti del pantheon buddista, leggende locali, maledizioni e riti di purificazione) in un’estetica e in un sentire più vicini a tanto (troppo?) horror occidentale piuttosto che alla tradizione locale.
Terror Tuesday: Extreme
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Gli episodi sono confezionati con cura e non arretrano di fronte alla violenza
- Gli aspetti legati al folklore locale danno un tocco di originalità a storie altrimenti risapute
Lati negativi
- Nonostante il contesto la serie, per sguardo, estetica e tematiche, non si discosta da tanto horror occidentale, rischiando di esserne uno sbiadito calco