The Afterparty: recensione della serie tv di Christopher Miller
Il catalogo di Apple Tv+ si arricchisce con una nuova chicca firmata da Christopher Miller
The Afterparty si posiziona in quella florida nicchia di serie tv che uniscono le peculiarità del sottogenere murder mystery con quelle della commedia.
Dopo Netflix che ha tentato di creare un prodotto originale grazie all’improvvisazione con Murderville, Apple Tv+ assieme a Christopher Miller – creatore di Spider-Man: Across the Spider-verse e Lego The Movie – riescono nell’ardua impresa di produrre una serie originale, divertente e riuscita su più fronti.
Il progetto di The Afterparty non è un’idea nuova per Miller, che aveva in mente di sfruttare il genere murder mystery in un film già dal 2010. Film che tra i numerosi altri progetti del regista è andato perso, ma solo sulla carta.
Miller ha continuato a pensarci e ad aggiungere sempre nuovi elementi, in particolare ha dichiarato che l’idea di ambientare la storia durante un incontro tra ex compagni del liceo gli è venuta proprio durante una rimpatriata a cui ha preso parte. Postuma è anche l’idea di trasformare The Afterparty in una miniserie che gli avrebbe permesso di approfondire maggiormente i personaggi – una scelta che si è rivelata vincente – assieme alla decisione di girare lo stesso evento da differenti punti di vista.
A gennaio 2020, finalmente, la serie ha preso forma definitivamente dopo che Apple Tv+ ne ha annunciato ufficialmente la produzione.
Indice
- La rimpatriata
- Miller come Agatha Christie
- Gli elementi comedy
- Il successo del pov
- Considerazioni finali
La rimpatriata – The Afterparty, la recensione
The Afterparty gira attorno ad una rimpatriata fra ex compagni del liceo, ognuno lì per una ragione diversa: c’è chi spera di avere una seconda chance con la cotta di quel periodo, chi partecipa per prendersi una serata libera dai problemi della vita adulta e chi sogna di convincere Xavier a collaborare con lui.
Anche se le ragioni sono tra le più disparate, la vera attrazione della serata è proprio Xavier, cantante e attore diventato famoso dopo gli anni del liceo.
Dopo l’evento formale, Xavier invita a casa sua alcuni tra i suoi compagni per passare il resto della serata assieme, ma ben presto la festa prende una piega completamente diversa.
Xavier viene rinvenuto morto sulla spiaggia sottostante la sua villa, trasformando i suoi compagni del liceo in sospettati. L’arrivo della detective Darren scombina ancor di più le carte in tavola: decisa a prendere il comando del caso, anche senza il permesso dal suo superiore, Darren ricostruisce in una notte gli eventi di quella sera, interrogando tutti i presenti che forniscono la loro personalissima versione delle ore precedenti.
Miller come Agatha Christie – The Afterparty, la recensione
L’operazione più interessante di The Afterparty è come gioca con i due generi di riferimento: il murder mystery e la comedy.
Il genere crime viene utilizzato da Miller seguendo due linee principali, quella più classica dell’indagine e quella, diventata sempre più blasonata, della trama orizzontale dedicata al (in questo caso alla) detective che ne tiene le redini.
Fin dalla prima puntata è chiaro che Darren vede nel caso dell’omicidio di Xavier un’occasione per far decollare la sua carriera. La serie non si lascia sfuggire la situazione, approfondendo maggiormente il suo personaggio la cui storia personale si intreccia con la risoluzione dell’omicidio come un ingranaggio ben oliato.
The Afterparty non inventa nulla di nuovo, ma sfrutta elementi usati – fino ad essere quasi abusati – e li reinterpreta sotto una nuova ottica. La struttura, ad esempio, dell’indagine prende ispirazione alla letteratura di Agatha Christie e a tutti i film che ne sono seguiti. L’evento principe è uno solo: la festa a casa di Xavier dove si consuma il delitto. Casa che diventa parte attiva dell’indagine quando Aniq prende in mano le redini dell’indagine, cercando di scagionarsi e di scoprire chi è l’assassino. Ci troviamo davanti ad una narrazione di tipo corale all’interno della quale, inizialmente, tutti i personaggi sono dei potenziali killer i quali, tutti, hanno un valido motivo per uccidere Xavier.
Gli elementi comedy – The Afterparty, la recensione
Anche la parte comedy segue due ramificazioni: nella scrittura dei personaggi e nelle tecniche narrative utilizzate.
Come nelle migliori commedie, i personaggi sono delle macchiette, degli stereotipi facilmente riconoscibili che, questa volta, si rifanno espressamente alle tipologie di studenti che si possono incontrare nei licei: il ragazzo che non viene mai considerato da nessuno, la studentessa brava a scuola e contesa tra due ragazzi, le bulle, il festaiolo.
In The Afterparty, però, ogni protagonista ha una particolarità che lo differenzia dai classici personaggi dei teen drama – di cui si rifà durante i flashback – e dai cliché utilizzati in una storia situata in un ambiente scolastico.
Uno dei tanti motivi per cui The Afterparty funziona così bene tanto da essersi aggiudicato il rinnovo per una seconda stagione, non è solo il tocco inconfondibile di Miller – che è un esperto nella commedia, così come nell’utilizzare peculiarità dei vari generi cinematografici – ma anche il cast.
Primo tra tutti Dave Franco che interpreta Xavier, l’odiato e invidiato cantante e attore che verrà ucciso a casa sua. Franco veste i panni del ragazzo bello e con genitori ricchi che gli hanno aperto le porte di una carriera costernata da film imbarazzanti e canzoni poco orecchiabili. Attorno a lui gravitano il resto dei protagonisti, che sono lì solo per vantarsi di conoscere la star del momento piuttosto che stare con Xavier.
Il successo del pov – The Afterparty, la recensione
Ad aiutare la scrittura dei personaggi e la loro differenziazione, che non viene persa nemmeno se il focus è dedicato alla parte crime, è l’applicazione di differenti tecniche narrative.
La maggior parte degli episodi sono dedicati agli interrogatori, che diventa lo strumento perfetto per creare una serie accattivante. L’interrogatorio è un momento cruciale che, essendo ripetuto più e più volte, poteva facilmente risultare noioso. Ma Miller lo ribalta a suo favore, eliminando il problema alla base e utilizzandolo come l’elemento comico di punta, essenziale per la costruzione dei personaggi.
Ogni interrogatorio, anche se ripercorre la stessa serata, è unico e non solamente perché cambia punto di vista, ma poiché i flashback vengono mostrati utilizzando tecniche differenti, sia narrative che di messa in scena: la serata di Zoe, appassionata d’arte, viene raccontata come se fosse una serie d’animazione degli anni ’90 alla Lizzie McGuire, dove le sue personalità prendono la forma di differenti personaggi; la puntata dedicata a Jasper, un aspirante cantante, diventa in fretta un musical; la parte dedicata a Indigo, la prima che viene interrogata, ha tutti i rimandi di un film francese in bianco e nero.
Un escamotage che ribalta l’opinione di alcuni personaggi e che conferma invece le sensazioni di altri.
Considerazioni finali – The Afterparty, la recensione
Anche se l’alternanza continua tra il crime e le peculiarità del genere comedy sono alla base di The Afterparty, la coesione tra i due funziona sotto ogni punto di vista.
La serie di Christopher Miller si può definire senza alcun dubbio divertente e leggera, ma la vera incognita a cui si andava incontro era cercare di non sminuire l’indagine. L’omicidio e la sua risoluzione rimangono, per tutti e otto gli episodi, il perno della miniserie la cui indagine resta il filo conduttore indiscusso.
L’idea, così semplice ma così d’impatto, di rivedere lo stesso evento narrato con differenti tecniche che rispecchiano la personalità del personaggio che lo racconta aiuta con la costruzione della trama verticale, oltre alla già nominata e apprezzata costruzione dei personaggi.
The Afterparty sembra composto da otto piccoli organi che funzionano alla perfezione singolarmente, ma che si legano nella visione complessiva di quello che è un ottimo lavoro partorito dalla mente brillante di Miller.
The Afterparty
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- L'indagine resta il vero filo conduttore anche se vengono miscelati tra di loro generi diversi
- La scelta di mostrare la stessa sera attraverso differenti punti di vista, ognuno con una tecnica di messa in scena differente