The Beekeeper: recensione dell’action con Jason Statham

The Beekeeper, diretto da David Ayer e con protagonista Jason Statham, è un film ironico e divertente, carico d'intrattenimento, che entusiasmerà i fan del genere action

The Beekeeper è il 9º lungometraggio diretto da David Ayer, distintosi negli anni per La notte non aspetta, Fury, Suicide Squad e Bright. The Beekeeper è un film d’azione, forse il primo capitolo di una nuova possibile saga cinematografica e che presenta come protagonista una delle più amate star del genere action, Jason Statham. In The Beekeeper (qui il trailer) al centro della trama una truffa ai danni dei più deboli e un giustiziere pronto a rovesciare il sistema.

Indice

Trama – The Beekeeper, la recensione

Ex agente di un’organizzazione super segreta, i Beekeepers, Adam Clay si è ritirato e ora si occupa di apicoltura. Legato alla sua vicina di casa, unica forma di vita umana che incontra, si dedica anche a lavori saltuari ogni volta che l’anziana donna ne ha bisogno; lei è gentile con lui, adora il suo miele e, lui stesso le ricorda che è sempre stata una delle persone a lui più care, disponibile e che si prende cura degli altri come può. Quando però la signora viene truffata e tutti i suoi risparmi, compreso il denaro messo da parte per un’ente benefica, vengono trasferiti sul conto di un’azienda, Adam non sente di poter stare fermo. Indaga e scopre che questa famosa azienda opera per il solo obiettivo di azzerare i conti di quelle povere vittime che sceglie con cura: attraverso un virus inviato sul proprio computer, una telefonata a un falso call center di supporto e una malsana, terribile, forma di coercizione, manipolazione e operazioni informatiche. L’azienda ha varie sedi e prende di mira principalmente persone anziane, tra cui anche la signora Parker che, capendo cosa è accaduto, morsa dai sensi di colpa e dalla lampante evidenza di esseri fatta ingannare, si uccide. Adam Clay capisce e decide che solo lui può distruggere questo sistema, troppo potente e ormai troppo popolare. La società è pronta a difendersi, ma Adam Clay non è né un uomo comune, né un agente altamente addestrato: è un beekeeper e nessuno ha idea di cosa sia capace. Adam Clay mieterà innumerevoli vittime e, da un’informazione all’altra, capirà che il punto di arrivo è l’organo di maggior potere degli Stati Uniti: il Governo.

the beekeeper

Cedar Park Studios, Miramax

Tanta azione e quasi nient’altro – The Beekeeper, la recensione

Alcune sequenze di The Beekeeper regalano qualcosa in più rispetto ad altre, presenti in ogni pellicola del genere e che ormai si è fin troppo abituati a vedere. Degna di nota è quella alla stazione di benzina tra il personaggio di Statham e un’altra beekeeper, anzi, a quanto pare la sua sostituta. Una scena scoppiettante che dura pochi secondi, anzi che forse riesce ad arrivare a un minuto, e che rimane impressa: la beekeeper che ha rimpiazzato l’imperscrutabile, silenzioso e squadrato Adam è una figura di classe, elegante, che con tacchi a spillo e mitragliatrici spara senza sosta a qualunque cosa si muova, e poi anche a qualsiasi cosa in generale, rendendo l’ormai ex stazione di benzina una fatiscente struttura costituta da innumerevoli fori di proiettile. Una risata quasi demoniaca di lei accompagna la loro lotta, sia con le armi, che con quello che trovano dove capita; tra rosa shocking, abiti glitterati, e trucco pesante, la beekeeper è talmente spietata e folle da apparire surreale, ma comunque convincente.

Si tratta poi dell’unico scontro tra pari, insieme a un altro epico combattimento a mani nude che si consuma nell’ultima parte del film. Questo essere solo contro tutti del protagonista, sempre imbattibile, capace di mettere al tappeto soldati addestrati e killer professionisti, e che spesso si ritrova in dieci mentre lui è sempre e solo uno, non è in realtà del tutto funzionale. Per aggiungere verosimiglianza, che nel cinema, anche in quello d’azione, comunque non guasta, ogni tanto il beekeeper per eccellenza potrebbe almeno mostrare i segni di 2 giorni di stragi, crudeltà e assassinii sanguinari. Lasciando da parte la sospensione dell’incredulità, The Beekeeper è un film che, non tanto per David Ayer, più per la star dell’action Jason Statham, punta esclusivamente sull’azione; non sulla credibilità né sulla profondità dei personaggi. Quello che non ha senso, e a tratti infastidisce, è l’assenza di un codice morale. Se è vero che qualcuno viene risparmiato, non riguarda chi sta solo eseguendo degli ordini, ma chi, a piacimento del protagonista, non merita di morire, con uccisioni sempre di natura estremamente brutale e violenta.

Il latente codice morale di ogni giustiziere – The Beekeeper, la recensione

Ci sono comunque dei momenti e delle battute di dialogo che suggeriscono come Adam sia interessato a distruggere solo chi se lo merita, ma che poi nella pratica, non è realmente così. Questo forse rischia di far perdere al personaggio un po’ di empatia, soprattutto ai non amanti del genere, ma per chi cerca divertimento, intrattenimento e un po’ di brio, The Beekeeper è il film giusto. Ottimo Jush Hutcherson nei panni di uno dei peggiori criminali in circolazione, in linea con la scena che dà inizio a tutto: una cospirazione fatta da giovanissimi con vestiti firmati, assetati di soldi, svuotati di ogni emozione, rimorso o preoccupazione, e che vogliono solo vedere il loro conto in banca aumentare senza sosta. Un momento di grande impatto, estraneo poi al resto del film, ma situazione dal quale parte il piano di vendetta di Adam. Tanto disumana e bestiale nella totale assenza di empatia e brama di denaro, quanto drammatica nei confronti della vittima di questa truffa che non conosce limiti, e che vede l’anziana inerme signora Parker, volto di Phylicia Rashād, spinta a un’unica tragica soluzione.

Nel cast anche Jeremy Irons che, inutile dire, riesce al meglio in qualsiasi ruolo. Il tutto viene poi intervallato da una serie di simpatici intermezzi fatti di battute taglienti tra 2 detective, rispettivamente interpretati dalla star di The Umbrella Academy, Emmy Raver-Lampman e l’attore Bobby Naderi. Nel percorso di Adam che combatte contro il sistema dove sono tutti colpevoli, fra trovate entusiasmanti per l’ingegno di un uomo capace di infiltrarsi ovunque e qualche colpo di fortuna, il perdono non è un’opzione. Con qualche disattenzione e una certa inverosimiglianza, The Beekeeper è sicuramente avvincente e sia i momenti di maggiore respiro che quelli più carichi d’azione riescono a catturare al massimo l’attenzione. The Beekeeper è un prodotto con cui non si può mai stare realmente tranquilli, anche se la maggior parte dello svolgimento è prevedibile. Ecco perché non lo si guarda di certo aspettandosi grandi colpi di scena, insieme a quelle situazioni ai limiti d’assurdo che, per un film del genere, non sono di certo una sorpresa.

The Beekeeper

Cedar Park Studios, Miramax

Una nuova saga con Jason Statham? – The Beekeeper, la recensione

Interessante però il simbolismo del titolo e questo nome che ritorna: i “Beekeepers”, che non sono solo quegli assassini infallibili, fantasmi di un Paese e di un corpo speciale segreto. Perché con Beekeeper si intende anche l’apicoltore che è Adam, che si occupa di un’alveare. Uno dei sistemi naturali più gerarchici che esistano, un mondo che può crollare se si punta ai vertici, all’Ape Regina. Ecco che Adam arriva fino al Governo, al Presidente degli Stati Uniti. Ma se tutto questo non bastasse a dimostrare che il titolo non poteva essere più vincente, le api sono alla base dell’ecosistema, dell’agricoltura, della civiltà, essenziali per la vita dell’essere umano. E come in un’alveare tutto procede secondo i piani, senza falle, anche per Adam il mondo deve andare così, eliminando corruzione e criminalità. E spetta a lui far si che l’alveare torni ad operare al meglio. Chissà se per Jason Statham non sia l’inizio di un percorso che lo porterà più volte a rimettere le cose al proprio posto.

The Beekeeper

Cedar Park Studios, Miramax

The Beekeeper

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Buone scene action
  • Un genere dichiarato e riconoscibile fin da subito

Lati negativi

  • Eccessiva inverosimiglianza
  • Scarsa caratterizzazione del protagonista

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