The Breadwinner: recensione del film prodotto da Angelina Jolie
Analizziamo più da vicino il film candidato agli Oscar 2018
Arriva nelle sale italiane e su Netflix l’ennesimo esempio di quanto l’animazione sia nel suo periodo d’oro: I racconti di Parvana – The breadwinner, del quale oggi vi proponiamo la recensione. Il film risale al 2017 ed è tratto dall’apprezzatissimo romanzo di Deborah Ellis, Sotto il burqa (titolo con cui Netflix ha rinominato la pellicola). La regia è stata affidata a Nora Twomey, leader di questa imponente coproduzione internazionale canadese, irlandese e lussemburghese. Il percorso Di The Breadwinner inizia con la sua presentazione al Toronto International Film Festival nel settembre 2017, per poi culminare con la candidatura agli Oscar 2018, dove però fu costretto ad abdicare in favore dello stupendo Coco.
Siamo nel 2001 e una ragazza di 11 anni di nome Parvana vive con la sua famiglia, composta dal padre Nurullah, la madre Fattema, la sorella maggiore Soraya e il fratellino Zaki, a Kabul. Un giorno il padre, un insegnate, viene ingiustamente arrestato dai talebani a causa della denuncia, da parte di un suo ex-allievo ora unitosi al regime, di essere un nemico dell’Islam. Zaki ha solamente 2 anni e la famiglia non ha un uomo che le permetta di uscire di casa e di comprare cibo in sicurezza. Parvana prende dunque le redini della casa e, tagliandosi i capelli e indossando gli abiti di suo fratello maggiore deceduto, si finge un ragazzo per sostenere la propria famiglia.
Indice
Il potere delle storie – The Breadwinner recensione
Uno snodo fondamentale del film, assente invece nel libro, è l’incredibile potere che risiede in una favola. Tutto il percorso di Parvana viene infatti archetipizzato in una fiaba universale, senza tempo né luogo. La favola racconta di un giovane ragazzo, personificazione della ragazza, che deve aiutare la sua gente a recuperare dei particolari semi, fondamentali per il sostentamento del villaggio. Questi semi sono stati rubati dal malvagio Re elefante, chiara metafora del regime talebano, e costringono il giovane a un lungo viaggio per recuperarli.
Le sue avventure vanno di pari passo con quelle della ragazza, che sfrutta la storia come strumento di evasione dalla cruda realtà, che diventa così intrattenimento per il fratellino. La storia però, oltre che luogo sicuro dove rifugiarsi, ha anche un altro ruolo, forse ancora più importante. La fiaba permette infatti a Parvana di entrare in contatto con il destino del fratello Sulayman, ed essere poi in grado di accettarlo e di gridarlo al mondo. La storia del fratello infatti “non si poteva raccontare” ed è proprio questa negazione a nutrire il regime che, una volta svelata la fiaba, si indebolisce.
Quando la verità viene a galla l’oppressore ne esce debilitato e la storia di Sulayman risulta dunque fondamentale per lo sviluppo di Parvana. Questo dualismo scorre su binari che si intersecando continuamente, influenzandosi l’un l’altro. Le due storie, accostate, funzionano splendidamente e molto meglio di quanto invece avrebbero funzionato prese singolarmente. Sono complementari ed è difficile immaginare una senza prendere in considerazione anche l’altra.
Nudo e crudo – The Breadwinner recensione
Le due storie sono legate anche visivamente e stilisticamente. Il mondo di Parvana è più monocromatico, con un character design fatto di linee semplici e veloci, mentre la sua storia sembra fuoriuscita dall’espressionismo più radicale. Coloratissimo e stravagante, l’universo del Re elefante riprende la cut-out animation, un particolare stile d’animazione che deriva dalla stop-motion. L’effetto, chiaramente bidimensionale, si ottiene tramite la composizione di ritagli di carta su una superficie piana, inquadrata poi dall’alto e mossa manualmente frame per frame.
Il risultato è tanto semplice quanto evocativo, perfetto per concretizzare l’immaginario di una bambina che trasla ciò che vede in una fiaba. Lo studio irlandese Cartoon Saloon, dopo gli ottimi The secret of Kells e La canzone del mare, dà vita a una continuità grafica e a un’impronta stilistica fatta di semplificazioni. Elementare e geniale al tempo stesso, il più grande pregio di The Breadwinner è il relativo distacco con il quale il film ci viene presentato. Forse per abbordare anche un target infantile, nel film ci sono diverse scene che sottintendono crudezza e dramma, ma non lo propongono mai esplicitamente.
La vera forza dell’opera di Nora Twomey è la pacatezza con la quale ci introduce a temi così sensibili, senza mai sbatterceli in faccia con aggressività. La mano di Deborah Ellis, che ha collaborato alla sceneggiatura, si sente e l’ambiente ricreato è estremamente suggestivo. Nonostante questo però il film non “obbliga” a empatizzare. Nessun personaggio è costruito per suscitare pietà ed è proprio per questo che la pellicola risulta intensa ed emotiva: perché non si sforza di esserlo. Il tutto è estremamente naturale e lentamente ci abbandoniamo alla storia fino ad arrivare, estremamente soddisfatti, al suo epilogo.
Un film al femminile – The Breadwinner recensione
Partendo dal libro di Deborah Ellis per arrivare al film, prodotto da Angelina Jolie, di Nora Twomey è già chiara quale sarà l’impronta del progetto. The Breadwinner è un film quasi completamente femminile dove l’uomo, per ovvie ragioni sociali, è dipinto come violento e ignorante. Perfino il cugino di Fattema, che in linea teorica dovrebbe aiutare la famiglia, si dimostra tale. L’unico uomo che sembra conservare un briciolo di umanità è il soldato Talebano Razaq, il vecchio cavallo nella storia di Sulayman.
I personaggi principali sono tutti donne forti: la madre, la sorella maggiore, la stessa Parvana e la sua amica Shauzia, anche lei costretta a fingersi un ragazzo. In particolare il passaggio da Parvana a Aatish, il nome maschile che la ragazza sceglie di utilizzare, è realizzato molto bene e fa capire molto semplicemente il divario che sussiste tra uomo e donna nella società islamica. Mentre Parvana non può neanche comprare del riso, Aatish è libero di fare qualunque cosa, ampliando non di poco i suoi orizzonti.
Ancora una volta a colpire maggiormente è il character design di Parvana, limpidamente ispirato a Afghan Girl di Steve McCurry. La foto, divenuta ormai celebre, ritrae una giovane donna dalla quale è scaturita l’ispirazione per il disegno di Parvana. Oltre che essere una musa, questa mossa è tesa a tipizzare la protagonista di The Breadwinner, che assume così il volto di tutte le donne abusate e coinvolte. Una manovra sottile, che agisce nel sottotesto, ma che conserva al suo interno una metafora davvero potente.
Conclusioni
Non è ovviamente un caso che questo film sia arrivato ad essere candidato agli Oscar: è un prodotto di alto livello e questo è indubbio. Tratto da una storia forte viene sapientemente miscelato al fiabesco per produrre un risultato affabile per i più piccoli, ma non per questo meno profondo. Stiamo parlando infatti di un’animazione per lo più adulta, che non ha paura di affrontare temi importanti, affacciandovisi però con gli occhi di una dolce bambina. Un film strutturalmente forse troppo legato a Persepolis, ma che trova la sua dimensione grazie al comparto grafico eccellente.
Altra nota positiva del film è certamente la colonna sonora, composta da un Mychael Danna che si esprime in una delle sue migliori composizioni. Orientale e suadente, riesce perfettamente nel far immergere il pubblico prima in una storia e subito dopo nella seconda. L’unica nota dolente del film è il risultato al botteghino. Costato 10 milioni di dollari il film ne ha incassati solamente 400 mila, risultando un pesante flop. Certamente questa brutta esperienza risulterà deleteria per i film d’animazione indipendenti che magari non tenteranno più la fortuna in questo modo. Noi ci auguriamo di non perdere queste piccole gemme, sperando in tanti altri film di questo calibro.
The Breadwinner
Voto - 8
8
Lati positivi
- Uno stile grafico studiato, singolare e accattivante
- Temi importanti proposti in maniera delicata e mai sfacciata
Lati negativi
- Preoccupante flop al botteghino
Grazie per la bella recensione, ma perchè parlare di flop al botteghino? È un film animato pensato soprattutto per le piattaforme tipo Netflix, uscito in poche copie per il cinema e quindi inevitabilmente l’incasso sará stato poco…quando parlate di flop dovreste considerarle queste informazioni, non vi pare?
Ciao Truth e grazie per il commento! Certamente non stiamo parlando di un film fatto per incassare, ma è triste notare come sia stato un flop fra il pubblico. La paura è che pochi incassi potrebbero tradursi in meno iniziative del genere, e sarebbe davvero una gran perdita!
Grazie ancora e continua a seguirci!
A parte il fatto che a me risulta un incasso totale mondiale di quasi 3 milioni e 300.000 dollari, quello che volevo sottolineare è che spesso sento parlare di flop per film che si sa essere usciti in pochissime sale, per cui confrontarli con pellicole uscite in tantissime sale in piú è secondo me ingiusto…comunque, come dicevo, è un film uscito contemporaneamente sulle piattaforme dedicate…speriamo che lì sia stato visto da tanti utenti, perchè è un film che merita davvero, come giustamente avete sottolineato voi
Bentornato Truth!
Conta che questo incasso deve fare fronte a una spesa di produzione di 10 milioni di dollari, ricavando nient’altro che una consistente perdita. Purtroppo, come dici tu, non ha nemmeno avuto un’adeguata distribuzione nelle sale. Il nostro comune augurio è che almeno su Netflix goda della visibilità che questa pellicola sicuramente merita!
Grazie per la risposta e alla prossima!
Prego Davide e sí, speriamo in tante visioni su Netflix e che vengano prodotti (e distribuiti bene) tanti bei bei film come questo!