The Great: recensione della serie con Elle Fanning su Caterina la Grande
Caterina la Grande come non l'avete mai vista nella nuova serie Hulu
In questo nefasto 2020 le piattaforme di streaming digitale hanno più volte provato ad allietare il proprio spettatori con alcuni dei prodotti più attesi dell’anno, specie di genere comedy. Se c’è un servizio di streaming che da tempo ha puntato tutto sulla produzione di serie tv di altissimo livello, quello è Hulu. La piattaforma digitale ha attirato sempre più spettatori grazie alle sue interessanti produzioni originali. Tra le più recenti spicca The Great, comedy storica di cui vi proponiamo la recensione, che in Italia è stata distribuita da Starzplay. The Great è il nuovo prodotto scritto dallo sceneggiatore de La Favorita, il candidato premio Oscar Tony McNamara. L’attesissima serie di 10 episodi ha tra i suoi protagonisti Elle Fanning (The Neon Demon, Un giorno di pioggia a New York) e Nicholas Hoult (Mad Max: Fury Road, Tolkien).
La storia narrata in The Great segue le vicende di Caterina II di Russia, detta La Grande. La giovane Caterina, romantica e idealista dall’animo ingenuo, parte dalla Germania per andare in Russia a coronare il suo sogno. La giovane donna infatti sarà la futura sposa – attraverso un matrimonio combinato – dell’imperatore Pietro. Le premesse però, vengono totalmente stravolte una volta arrivata a San Pietroburgo. Sperando di trovare una corte nella quale poter dialogare di filosofia e idee liberali provenienti dalla Francia, Caterina dovrà ricredersi notando come il paese nel quale è finita è estremamente arretrato e privo di ogni civiltà e rispetto. Come poter sopravvivere in un luogo simile, con un marito che raffigura tutto tranne che un imperatore? Semplicemente prendendo lei il potere, cambiando la Russia. In fondo, davanti a sé ha soltanto un marito incompetente, oltre che una chiesa e una società ostili e dannatamente frivole.
Indice
*Una storia occasionalmente vera
Nell’esatto momento in cui avviene l’approccio con una serie dalle fondamenta storiche – o con dei personaggi realmente esistiti nel passato – ci si aspetta, tendenzialmente, fedeltà e veridicità negli eventi e nei protagonisti. Ma è sullo stravolgimento di questi canoni e cliché che The Great fonda la sua identità, almeno in partenza. Le vicende infatti sfruttano la Russia del XVIII secolo e le sue caratteristiche principali, insieme ad alcuni personaggi storici, per creare la storia di finzione. Negli stessi titoli di testa, e nel sottotitolo principale, appare una nota – *an occasionally true story; essa più che una precisazione sembra un avvertimento, un avviso per provare a comprender meglio il prodotto che seguirà. E con queste premesse la serie non solo risulta più godibile ma soprattutto permette di comprendere molte delle citazioni e dei rimandi forse anacronistici e fuori luogo, che così assumono un valore diverso.
Perché la volontà della serie tv sembra essere quella di raccontare una storia, coinvolgere e intrigare, a prescindere dal vero (o falso) storico. Proprio questo maneggiare gli eventi, i personaggi e le ambientazioni a suo piacimento è ciò che meglio si presta a diventare la base di partenza per un sagace e grottesco umorismo. Privilegiato da una scrittura che predilige la varietà di sguardi e punti di vista, l’intreccio non risparmia nessuno degli elementi, scenici e narrativi, per stupire e coinvolgere. Ciò non solo facilita il compito ad un certo tipo di comicità, diretta e dinamica, ma soprattutto bilancia e diversifica la messa in scena, creando un mix che prova a bilanciare momenti diversi tra loro- Momenti nei quali l’umorismo più becero riesce a fondersi con una satira socio-politica affilatissima che, nella sua modernità, è fonte delle risate più amare dello show.
Huzzah! – The Great, la recensione
L’arguto umorismo vanta un comparto personaggi che, grazie alla loro caratterizzazione, permette la costruzione di una comicità intelligente e imprevedibile. La Russia del secondo Settecento, specie quella che traspare dalle vicende narrate, tra arretratezza e disordine sociale riesce a rappresentare alla perfezione quel tipo di ambiente socio-culturale adatto alla parodia, alla storpiatura e all’esagerazione. La corte russa, con la sua varietà di protagonisti e ambientazioni suggestive, offre una gamma di possibilità espositive che favoriscono l’intreccio e la vivacità narrativa. Ogni personaggio riesce a godere di uno spazio narrativo sufficiente, portando a conoscerne le intenzioni e le caratteristiche personali. Ciò risulta utile nel momento in cui ogni elemento e personaggio concorre allo sviluppo della narrazione sia principale che secondaria, alimentando varie sotto trame di discreto interesse; esempio ideale è la vicenda personale che coinvolge Grigor Dymov e sua moglie Georgina.
The Great. Thruline Entertainment, Echo Lake Entertainment, Macgowan Films, Media Rights Capital (MRC)Nucleo però centrale della vicenda sono i coniugi reali, veri polarizzatori delle attenzioni dello spettatore. Il titolo della serie non può che riferirsi a Caterina, interpretata da una splendida Elle Fanning. La giovane attrice imprime un nuovo fascino alla sovrana di Russia, donandole inaspettata dolcezza e ingenuità ma non privandola certo del carisma e della grinta che contraddistinguono un personaggio plasmato per esser il motore di una rivoluzione. Ciò che però stupisce è come la vera protagonista, pur nella sua incisività, non riesca a risaltare più della sua controparte maschile, il più delle volte al centro dell’attenzione e dell’interesse dello spettatore. Il merito è non solo di un brillante Nicholas Hoult ma soprattutto della scrittura che valorizza uno dei personaggi più interessanti di questo 2020 televisivo. Dall’animo tormentato, il suo Pietro è il ritratto dell’incapacità non solo di regnare ma di stare al mondo.
Essere o non essere – The Great, la recensione
The Great porta inevitabilmente sulle spalle il peso del confronto con un’opera come La Favorita (dello stesso autore) dalla quale però sembra discostarsi subito. Le analogie sono forti ed evidenti, specie nell’elemento umoristico che evidenzia lo spirito di Tony McNamara, che in entrambi i casi riesce a modellare l’ambientazione storica a suo piacimento. La serie, che è forse più vicina alla fastosità della Marie Antoniette di Sofia Coppola che al gioco al massacro di Lanthimos, trova però una piccola grande pecca nel suo percorso che ne inficia la piena e perfetta riuscita. Il difetto risiede essenzialmente nel ritmo, che nel suo formato televisivo – i 50 minuti ad episodio si fanno sentire – crolla più di una volta; risultato è una leggera disomogeneità nel prodotto, figlia di una prolissità narrativa delle puntate che appesantisce spesso la storia.
The Great è però un prodotto che, a dispetto della sua goliardica messa in scena, nasconde un cuore molto più incisivo. La storia e il ritmo travolgente, insieme alla sgangherata comicità, nascondono una spiccata indagine psicologica che tenta di comunicare qualcosa in più. Ed è proprio la leggerezza generale dei toni riesce a far arrivare certe importanti tematiche con una pesantezza minore; permettendoci di smorzarle quanto basta per poterne gustare il sapore dolceamaro. Tra esse la libertà d’espressione e di essere ciò che si vuole a dispetto delle imposizioni, del ruolo della donna e della società. Alla fine di questa recensione di The Great, affermiamo che la serie riesce comunque a dare il suo meglio nel momento in cui si lascia andare allo scalmanato e frenetico umorismo; costantemente pronto a monopolizzare la scena con la sua sregolatezza così come fa il suo irresistibile e coinvolgente tormentone di corte… huzzah!
The Great
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Un umorismo senza freni che non lascia scampo a nessuno, vera cifra narrativa di Tony McNamara
- La caratterizzazione della corte e dei singoli personaggi, specialmente Re Pietro – complice un fantastico Nicholas Hoult
Lati negativi
- Un ritmo che, per via del numero degli episodi e della durata di ognuno di essi, non riesce ad essere costante e bilanciato come gli altri elementi