The Guilty: recensione dell’intenso thriller Netflix con Jake Gyllenhaal
La pellicola è un remake del film danese "Il colpevole - The Guilty" del 2018
Un centralino, un operatore e una donna bisognosa d’aiuto: questi gli elementi chiave di The Guilty disponibile su Netflix e di cui vi parliamo nella nostra recensione. Il film prima dell’approdo sulla piattaforma è stato presentato anche al Toronto International Film Festival 2021. Una storia che riesce a tenere incollati gli spettatori allo schermo per tutta la sua durata intensificando il ritmo e il coinvolgimento minuto dopo minuto. Complice una sceneggiatura dai ritmi serrati e una regia che non ci dà mai una pausa. The Guilty è il remake dell’omonimo film danese del 2018, lodato anch’esso per il modo in cui è riuscito a catturare chi guarda. Per quanto poi la regia e la sceneggiatura siano da lodare, non si non può elogiare la performance incredibile di Jake Gyllenhaal che riesce a trasmettere il caleidoscopio di emozioni che il suo personaggio vive.
Ottima prova in un contesto di costante tensione in cui traspaiono anche stati d’animo e sentimenti personali legati alla storia del personaggio. Elementi questi che arricchiscono ancora di più la narrazione e contribuiscono all’idea che ci si può fare del protagonista. Nel cast vediamo pochi attori sulla scena dominata esclusivamente dal personaggio di Gyllenhaal mentre gli altri recitano solo attraverso la voce. Ethan Hawke, Riley Keough, Eli Goree , Paul Dano e Peter Sarsgaard affiancano il protagonista contribuendo alla riuscita della pellicola e dando uno spessore ai propri personaggi. Dietro la macchina da presa c’è Antoine Fuqua che ha diretto il film in piena pandemia e a distanza riuscendo a realizzare un prodotto di buona qualità. Ma senza dilungarci troppo analizziamo pregi e difetti della pellicola nella nostra recensione.
Indice:
Trama – The Guilty, la recensione
L’ufficiale di polizia Joe Baylor è al suo ultimo turno al centralino di emergenza che è sommerso dalle chiamate di soccorso a causa di un grande incendio. Si susseguono le chiamate più disparate, anche da parte di ubriachi che mettono a dura prova la poca pazienza dell’agente. Scopriamo che il suo nervosismo deriva da un processo a cui deve prendere parte il giorno successivo. La situazione prosegue attraverso l’emergenza fino ad una telefonata ben diversa. Una donna di nome Emily, spaventata e piangente, afferma di essere stata rapita dal marito. Joe cerca di tranquillizzarla e di raccogliere più informazioni possibili sulla posizione della donna. Contatta la polizia stradale che però, al momento, non ha sufficiente personale per mettersi alla ricerca dell’auto in cui la donna dice di essere. Dopo aver perso i contatti con lei, Joe cerca di scoprire di più e prova a ricontattarla.
Dalla ricerca trova il numero dell’abitazione della donna e scopre che i due hanno lasciato in casa i figli piccoli. Consapevole della situazione e della pericolosità dell’uomo, Joe cerca attraverso alcuni suoi contatti di inviare dei poliziotti a casa della donna per proteggere i bambini. Ben presto vediamo come la situazione diventi quasi personale per Joe che riesce a contattare nuovamente Emily e ricostruire la situazione. Le offre supporto e cerca di tranquillizzarla per cercare di salvarle la vita. Tutto questo avviene mentre l’uomo cerca di gestire la tensione per il processo del giorno successivo e di recuperare il rapporto ormai deterioratosi con la moglie e la figlia. In un susseguirsi di momenti al cardiopalma, in cui la sua pazienza viene messa alla prova e il nervosismo hanno purtroppo la meglio su di lui, la storia avanza fino ad un plot twist inaspettato e il suo rivelatorio finale.
Chi è a terra salva chi è a terra
Uno dei punti di forza di The Guilty, di cui vi stiamo parlando in questa recensione, è indubbiamente la tensione che si crea nella narrazione. Ad alzare il livello contribuisce, come si capisce ben presto, il coinvolgimento di Joe nella vicenda di Emily. Qualunque altro poliziotto si sarebbe limitato a cercare di darle soccorso, o affidare il caso alla stradale, senza farsi coinvolgere così come è accaduto per lui. Minuto dopo minuto vediamo come l’uomo cerchi invece di scoprire di più sulla donna e sulla sua famiglia. In un certo senso va ben oltre il suo lavoro. Questo coinvolgimento è legato a due elementi: ad una connessione che si sembra stabilirsi tra Joe ed Emily e la considerazione che l’uomo ha del suo lavoro. Più volte Joe afferma come i poliziotti siano dei protettori, persone che mettono al sicuro i più deboli e li difendono.
Questa sua affermazione non può che innescare la riflessione più ampia in relazione alle forze di polizia, all’idea del loro ruolo e come vengono percepiti. Joe ci viene presentato come un uomo stanco e stressato, complici i ritmi di lavoro al centralino e i problemi famigliari; ma nel corso del film vediamo come sia un uomo disposto a fare di tutto pur di salvare Emily, anche ad infrangere le regole. L’altro aspetto è quello di una connessione che sembra stabilirsi tra lui e la donna. Lo stato d’animo e le informazioni che scopriamo su di lei e su Joe nel corso della narrazione, ci dimostrano come i due si comprendano e attraverso questa connessione Joe aiuta il più possibile la donna. “Chi è a terra salva chi è a terra”: solo chi condivide un momento complesso può aiutarsi a vicenda, ed è ciò che fanno Emily e Joe.
Considerazioni tecniche – The Guilty, la recensione
Il film è stato girato durante il periodo della pandemia e il regista ha diretto gli attori da remoto davanti ad uno schermo. Le modalità della regia si sposano perfettamente con l’intera impostazione delle vicende narrate. La storia si sviluppa per la sua ora e mezza, nello stesso posto, il centralino della polizia e davanti a degli schermi. Questo da una posizione privilegiata che regala tantissimi primi piani. Una prospettiva che permette di analizzare e leggere in maniera chiara le emozioni vissute dal personaggio; ci aiuta ad immedesimarci molto di più nella narrazione, cosa a cui contribuisce, come già detto l’eccellente performance di Jake Gyllenhall. L’attore riesce a rendere ogni sbalzo emotivo del personaggio; dalla tensione all’irascibilità, fino alla vulnerabilità, così esposto regala un’esperienza coinvolgente e adrenalinica. La sceneggiatura, curata da Nic Pizzolatto, autore di True Detective getta solide basi.
I dialoghi sono brevi, ricchi di domande e dal ritmo serrato; la narrazione inizia in medias res per poi viaggiare su due linee parallele: la prima è quella che ci porta a scoprire di Emily, e l’altra ci introduce lentamente al passato di Joe e al processo che lo vede protagonista. Unico difetto che segnaliamo in questo film è la poca chiarezza, anche nel finale, sulle vicissitudini che coinvolgono Joe e il processo: sarebbe stato interessante scoprirne di più. I colori che prevalgono sono scuri, dal nero al grigio e rispecchiano l’ambiente asettico e freddo del centralino di polizia. Un consiglio: suggeriamo la visione del film in lingua originale e nell’assoluto silenzio, in queste condizioni le performance, soprattutto quelle di sola voce, rendono molto meglio e aumentano il livello di coinvolgimento nella storia. Sentiamo e viviamo i momenti di tensione come se fossimo accanto a Joe.
Considerazioni conclusive
Giunti alla conclusione della nostra recensione di The Guilty non possiamo che consigliarvene la visione. Il film è un viaggio di un’ora e mezza attraverso vicissitudini, svolte e rivelazioni che non smettono mai di sorprendere lo spettatore. Il contesto del centralino in cui Emily deve chiedere aiuto senza essere scoperta, crea una tensione che spinge chi guarda a domandarsi se riuscirà ad essere salvata. La sceneggiatura è perfetta con le sue battute chiare e semplici nel dettare un ritmo serrato degli eventi. Eccellente la performance, quasi stand alone, di Jake Gyllenhall che regala un personaggio complesso e combattuto ma che nonostante lo stress cerca di fare del proprio meglio nel portare a compimento il suo lavoro.
Ribadiamo l’unico difetto del film ovvero quello di lasciare in sospeso la questione del processo, senza approfondirla ulteriormente. Per il resto il film è un thriller psicologico e al cardiopalma che non delude gli amanti del genere, ma che anzi può assolutamente coinvolgere anche i più restii che non potranno che rimanerne affascinanti. Un prodotto con cui Netflix ha decisamente fatto una scommessa vincente.
The Guilty
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Ottima performance di Jake Gyllenhaal;
- Sceneggiatura dai dialoghi brevi e serrati che costruisce un ritmo narrativo teso e coinvolgente;
Lati negativi
- Finale che poteva essere maggiormente esplorato;