The Killer: recensione del nuovo film di Fincher – Venezia 80
Un killer senza nome cerca vendetta ripetendosi ossessivamente di rimanere fedele al suo codice, eppure le sue azioni sembrano dire tutt'altro
Anno di grandi ritorni questo Venezia 80 e infatti a distanza di 24 anni dal tanto fischiato Fight Club, David Fincher arriva finalmente al lido con The Killer, di cui vi proponiamo la recensione. Grande comeback anche per Micheal Fassbender che negli ultimi anni ha accantonato il mondo della recitazione per dedicarsi alle corse automobilistiche, attore tanto agognato dal regista al punto di dire che senza di lui non avrebbe fatto il film.
The Killer è l’adattamento dell’omonima graphic novel di Alexis Nolent ed è prodotto ancora da Netflix, che in seguito a Mank rinnova la collaborazione con Fincher (e invece non rinnova Mindhunter spiacevole conferma del regista). Nonostante il titolo faccia intendere un ritorno alle atmosfere di Seven o Zodiac, quest’ultimo lavoro è invece una prospettiva inedita sulla figura dell’assassino, elemento centrale nella filmografia del regista, che riprende così il tema tanto caro ai suoi fan.
Indice
Trama: segui il piano – The Killer, recensione
Fare l’assassino è un lavoro estremamente noioso, a volte passano giorni prima che accada realmente qualcosa e i nervi saldi sono necessari in un mestiere del genere. Il Killer con cui abbiamo a che fare è un professionista, estremamente meticoloso, rigido nel seguire il suo codice, infallibile, eppure per la prima volta manca il bersaglio. Ogni errore ha delle conseguenze, ma un killer non può permettersi di farsi prendere dal panico né tantomeno dalla rabbia e in una situazione del genere non c’è nient’altro da fare che seguire il piano e ritirarsi.
Quando torna a casa trova però la sua compagna, di cui non ci è dato sapere il nome, a un passo dalla morte. Fortunatamente lei è viva, ma il killer sente di avere un conto in sospeso e pur ripetendosi di non cedere alla rabbia, seguire il piano e non improvvisare, la sua brama di vendetta sembra invece dire tutt’altro.
La più grande bugia – The Killer, recensione
Com’è la vita di un Killer, come ragiona, come si svolge una sua giornata? Fincher ci accompagna nella mente contorta di un sicario senza nome, in un film che è piuttosto un flusso di coscienza, filtrato completamente dalla prospettiva dell’assassino. Questa volta non abbiamo a che fare con un omicida seriale, ma un professionista, non lo fa per sfogo ma per lavoro, o almeno così dice. Il voice over continuo elenca ossessivamente il codice che quest’uomo ha dato a sé stesso e che dovrebbe distinguerlo appunto da gente quale Zodiac o il fantomatico John Doe, ma chi ci dice che le sue parole siano attendibili? Quante volte mentiamo a noi stessi e ci ripetiamo frasi per convincerci di qualcosa che all’atto pratico è falso e soprattutto quarta consapevolezza c’è in tutto ciò?
Il Killer inizia un viaggio all’insegna della vendetta, un sentimento troppo umano per qualcuno come lui (uno dei pochi a detta sua) e cerca di giustificare le sue azioni collegandole ad un piano che va necessariamente rispettato, ma che non prevede nulla di concreto, solo un mucchio di regole facilmente adattabili a condizioni diverse, difatti il piano non esiste. Se infatti, secondo il suo codice, l’empatia è una debolezza e rende vulnerabili, perche prendersi la briga di girare per il mondo solo per vendicare una donna, il gioco è ormai chiuso non ce ne sarebbe il bisogno. La verità è che per tutto il film assistiamo ad una menzogna continua, a partire da quella fantastica introduzione in cui il protagonista elenca una serie di dati statistici relativi alla nascita e la morte delle persone solo per giustificare il suo uccidere, che all’atto pratico non fa alcuna differenza, ma se davvero non gli importa allora perche dirlo…
Climax nascosto – The Killer, recensione
Non sappiamo nulla sul Killer, né un nome, né come ha conosciuto la ragazza o chi fossero i suoi genitori e non dicendo nulla il regista lascia spazio all’immaginazione, un background indefinito che da maggior fascino al personaggio rendendolo ancor meno umano, esterno alla società e alla vita per come siamo soliti concepirla. Ma sono i dettagli a rivelare la persona: la musica che ascolta, i libri che cita (a volte anche i cartoni animati) e la minuzia con cui si lava le mani. Fincher confeziona così un film piatto, in cui la tensione resta costante ma sempre uguale e per questo quasi scompare, per di più caricando il tutto sulle spalle di un personaggio anonimo.
La regia, statica ed elegante segue lo stesso pattern del protagonista, cambiando appunto quando arriva l’inevitabile imprevisto. Esemplare è l’unica sequenza di combattimento del film, in cui nulla va come programmato e le inquadrature diventano rapide, frenetiche e persino il sonoro esplode lasciandoci percepire la furia imprevista del caos. Il cinismo che ha sempre caratterizzato il regista è qui espresso all’ennesima potenza in un personaggio che più maniacale non si può, ma nessuno è così algido e la sua umanità non può non emergere, seppure mai in maniera evidente. Il non detto è forse una dei più grandi punti di forza del film, che se da un lato potrebbe respingere un pubblico troppo abituato ad infinite spiegazioni, dall’altro dà tanto carisma a questo assassino che quasi si eleva ad archetipo, personificazione dell’omicidio e delle sue conseguenze.
Come già detto in questa recensione, The Killer è un progetto atipico, fin troppo chirurgico nella sua esecuzione, privo di un vero climax perche va davvero tutto come previsto. Il crescendo infatti non è negli eventi ma nell’invisibile evoluzione del personaggio, le cui menzogne diventano sempre più evidenti, raggiungendo il culmine proprio sul finale in cui la mente dell’uomo tenta ancora di autoingannarsi, ma il corpo lo tradisce e rivela il trucco. All’apparenza un tutorial su come diventare assassini (a quanto pare Amazon è uno strumento più utile del previsto), probabilmente per molti persino noioso nel suo essere schematico, asettico e ripetitivo, in realtà una lezione di cinema da un regista che a questo punto della sua carriera può permettersi di disattendere qualunque aspettativa e portare a Venezia un film del genere.
The Killer
Voto - 8
8
Lati positivi
- Fassbender sembra essere nato per interpretare questo ruolo
- La regia di Fincher e la costruzione della perversa psicologia del Killer
Lati negativi
- La narrazione del film, algida e ripetitiva rischia di annoiare