The Last of Us 1×01, la recensione: un esordio magistrale
Un esordio sorprendente, tra fedeltà al materiale di partenza e un'evoluzione perfetta per il nuovo mezzo
The Last of Us ha finalmente debuttato in contemporanea su HBO negli Stati Uniti e in Italia su Sky. Il primo episodio della serie adattamento del videogioco capolavoro di Naughty Dog è andato in onda alle 3 del mattino (ora italiana) di lunedì 16 gennaio in versione originale sottotitolata su Sky Atlantic e in streaming su NOW. Per la versione doppiata bisognerà aspettare lunedì 23 gennaio e le modalità di rilascio dei vari episodi saranno le stesse sino a quello finale. Un debutto sorprendente quello di The Last of Us, che non solo è andato incontro alle aspettative, ma per certi versi le ha superate. Con le basi gettate nell’episodio pilota, con le recensioni della critica e con il punteggio su Rotten Tomatoes, l’unico “problema” è quello di riuscire a portare pazienza settimana dopo settimana. Vero è però che l’uscita a cadenza settimanale permette di concentrarsi su ogni singolo aspetto dell’adattamento firmato da Craig Mazin e Neil Druckmann. Un adattamento che, va detto sin da subito, ha tutte le carte in regola per soddisfare i gusti sia di chi a The Last of Us ci ha giocato sia di chi si avvicini per la prima volta alla storia.
Con Neil Druckmann impegnato nello show come creatore, sceneggiatore e produttore l’obiettivo della fedeltà al materiale di partenza è garantito. E l’episodio pilota, diretto da Craig Mazin, conferma quanto già anticipato dalle immagini promozionali e dai trailer: la fedeltà c’è tutta, sia a livello narrativo che stilistico. Al punto che sullo schermo assistiamo ad alcune sequenze che riportano con aderenza totale ai primi momenti del videogioco. Su queste basi Mazin e Druckmann innestano una vera e propria evoluzione del materiale di partenza, un allargamento sul contesto, le premesse per un maggior approfondimento dei personaggi e delle storie. Questa prospettiva si apprezza in ogni minimo dettaglio, a partire dai dialoghi, che spesso ricalcano quelli originali arricchendoli e infondendo loro una forza garantita dal nuovo mezzo espressivo ed esaltata dalle performance degli attori (nessuno escluso).
Un esordio sorprendente, tra fedeltà al materiale di partenza e un’evoluzione perfetta per il nuovo mezzo – The Last of Us 1×01 recensione
La sequenza iniziale fornisce una spiegazione scientifica particolarmente allarmante sul pericolo reale delle infezioni da funghi, della quale non sveliamo oltre per evitare di smorzarne troppo l’effetto. Il primo episodio di The Last of Us introduce ai personaggi di Joel e sua figlia Sarah, mettendo in scena un rapporto da cui si è istantaneamente catturati, con vette di pathos di grande impatto sapientemente restituite anche da bei movimenti di macchina e primi piani intensi. Nico Parker dona alla sua Sarah una forza magnetica irresistibile ed è tramite il suo personaggio che si spalanca l’arco narrativo del Joel di un Pedro Pascal che si conferma essere la scelta di casting perfetta. L’episodio si prende i suoi tempi (il minutaggio si avvicina a quello di un lungometraggio), permettendo allo spettatore di calarsi nell’azione, di entrare in connessione con i personaggi, di addentrarsi in un mondo post-apocalittico in cui il concetto di comunità come lo intendiamo noi non esiste più (o quasi).
Prima dell’entrata in scena di Ellie facciamo la conoscenza di alcuni personaggi secondari che, tuttavia, secondari non sono mai per la cura con la quale sono introdotti e per lo spazio che a ciascuno di loro viene riservato. Pur con una presenza tutto sommato limitata nel primo episodio di The Last of Us, Bella Ramsey è in grado di togliere ogni dubbio a chi, sin dalla prima ora, non gliene avesse voluto lasciare nemmeno il beneficio. L’amalgama tra la qualità visiva, quella narrativa, l’impronta di Craig Mazin e la cura paterna di cui Neil Druckmann è garante gettano le basi di un prodotto con cui, a venire, non sarà facile confrontarsi. E non solo parlando di altri futuri adattamenti da materiale videoludico. L’alternarsi tra momenti introspettivi e tensione in climax, il commento della splendida colonna sonora curata da Gustavo Santaolalla e le interpretazioni impeccabili del cast nel suo insieme fanno il resto. The Last of Us alza sensibilmente l’asticella, esaltando il materiale di partenza con sguardo autoriale e profonda dedizione.