The Last of Us 1×02, la recensione: Infected, tensione e potenza visiva nell’episodio diretto da Neil Druckmann
La recensione del secondo episodio di The Last of Us, Infected, scritto da Craig Mazin e diretto da Neil Druckmann
Se il pilota di The Last of Us, When You’re Lost in the Darkness, ci aveva impressionati fissando altissima l’asticella delle aspettative, Infected, il secondo episodio, ripaga quelle stesse aspettative e anzi sposta il segno ancora un pezzo avanti. The Last of Us 1×02 è scritto da Craig Mazin e diretto da Neil Druckmann, all’esordio dietro la macchina da presa. Assodata la fedeltà allo splendido materiale di partenza, Druckmann si spinge ancora oltre, virando sul fronte della reverenza con risultati impressionanti. Prosegue il viaggio di Joel ed Ellie nel deserto desolato che una volta ospitava la civiltà, mentre letteralmente dettaglio dopo dettaglio entriamo nelle viscere di un mondo ostile e pericoloso. Dopo un’introduzione che farà sembrare quella dell’episodio pilota una passeggiata di salute – introduzione che, fra le altre cose, ha il merito di arricchire ulteriormente il contesto sulla genesi della pandemia da Cordyceps – ci spostiamo fuori dalla Zona di Quarantena. Joel, Ellie e Tess sono in missione per le Luci, fuori dal controllo della FEDRA ma esposti agli attacchi degli infetti mentre cercano di raggiungere la State House di Boston.
Un concentrato di tensione e potenza visiva – The Last of Us 1×02, la recensione
Se già il primo episodio aveva, per usare un pallido eufemismo, accontentato anche i fan di lungo corso con una trasposizione fedelissima di alcune delle sequenze più memorabili del videogioco, The Last of Us 1×02 conferma ed esalta questa tendenza. La presenza di Druckmann dietro la macchina da presa accentua l’eco e la potenza visiva di ogni dettaglio familiare e ripropone, infondendo ulteriore forza, alcuni passaggi del gioco con precisione filologica e grande ricercatezza. Ne sono esempio il passaggio di Ellie e Joel sulle assi di legno tra i tetti o l’ingresso nella lobby allagata e diventata ormai una palude. La macchina da presa si muove tra i primi piani dei volti dei protagonisti e gli spazi desolati inquadrati in campo lungo e medio, per poi tornare a posarsi su oggetti comuni diventati reliquie del prima. La tensione è costante dal primo all’ultimo minuto, ancora una volta in crescendo, fino a raggiungere il culmine, nel cuore dell’episodio, che coincide col primo spaventoso incontro con i clicker.
Qui Druckmann si fa artefice di un momento che ha del sublime quanto a resa scenica della tensione, del terrore, “giocando” coi sensi di chi guarda, che rimane muto e in ascolto esattamente come Joel, Ellie e Tess. Prima ancora di vedere il primo clicker ne sentiamo il “richiamo” inconfondibile e mentre il sangue gela nelle vene, Pedro Pascal e Bella Ramsey sono protagonisti di un’interazione – rigorosamente muta – di rara intensità. Quando finalmente le vediamo, le mostruose creature – tra impeccabili effetti visivi e altri pratici, come un trucco meravigliosamente rivoltante – sono semplicemente agghiaccianti. Esattamente come lo è la spiegazione dell’interconnessione tra gli infetti e il Cordyceps che, dopo aver messo radici, manda impulsi alle creature e la fa muovere come fossero un sol uomo in un’orda letale. In altre parole, nessun luogo è sicuro, anche in assenza delle famose spore invece presenti nel gioco.
La strada giusta – The Last of Us 1×02 recensione
Qualora ci fossero ancora dubbi, la strada intrapresa è quella giusta e The Last of Us 1×02 è un’ulteriore conferma in tal senso. Proprio come nel primo episodio, anche in Infected c’è il giusto bilanciamento tra azione, tensione e atmosfere horror e momenti profondi e introspettivi. Veicolati ancora una volta con una sapiente economia di dialoghi di grande impatto. C’è più spazio per Ellie in questo episodio, dai suoi tentativi di interazione con Joel al graduale disvelamento dei tratti del suo carattere. Conosciamo Ellie anche attraverso il personaggio di Tess, protagonista di un arco narrativo magnifico, presenza cruciale nello sviluppo della storia anche come controparte complementare di Joel in una parabola di sacrificio, responsabilità e speranza.
Sul finale, che spinge in un crescendo di emozioni e tensione, vi è un momento – che non sveliamo per non rovinare la sorpresa a chi ancora non dovesse aver visto l’episodio – che rappresenta una grossa modifica rispetto al materiale di partenza ma che innesta con una forza incredibile un elemento che, se adeguatamente sfruttato, spalanca le porte a un potenziale narrativo enorme. Punta di diamante di un episodio perfetto è la gestione impeccabile del sonoro in ogni sua forma. Condizione chiave per chi gioca, diventa cruciale nella serie prestare attenzione ad ogni rumore, ad ogni suono, ad ogni silenzio e The Last of Us fa del sonoro un meccanismo narrativo compiuto, una strategia interpretativa e di partecipazione attiva, un vero e proprio protagonista.