The Last Showgirl: la recensione del film di Gia Coppola

Al cinema il terzo film di Gia Coppola con Pamela Anderson, Jamie Lee Curtis e Dave Bautista: la nostra recensione di The Last Showgirl

The Last Showgirl è l’ultimo film di Gia Coppola al cinema dallo scorso 3 aprile. Dopo Palo Alto e Nessuno di speciale, per il suo terzo film Coppola sceglie una storia di sogni, ossessione, rinuncia e accettazione e affida a Pamela Anderson il ruolo di Shelley, una showgirl di 57 anni che da trent’anni si esibisce a Las Vegas con le Razzle Dazzle, l’ultima showgirl che dà il titolo al film. Una donna che ha dedicato un’intera esistenza al suo lavoro in quella compagnia, inseguendo e raggiungendo il successo con una dedizione simile all’ossessione. Per quello spettacolo fatto di costumi scintillanti e lustrini, di riflettori puntati ed esibizioni in prima fila Shelley ha rinunciato a tutto, compresa la promessa di una carriera migliore a New York e alla figlia che ora ha 22 anni e la considera poco più che un’estranea. Tutto per ritrovarsi a dover fare i conti con la chiusura della compagnia e con la prospettiva di un futuro che si sgretola contro un muro di sogni infranti e dura realtà.

Vicino a Shelley – Pamela Anderson in una prova malinconica e sublime – ci sono Jodie e Marianne (Kiernan Shikpka e Brenda Song), due colleghe che hanno lasciato casa giovanissime per inseguire il successo, il regista e manager dello show Eddie (Dave Bautista), che condivide un passato con Shelley, ed Annette (Jamie Lee Curtis), ex ballerina e migliore amica della protagonista che ormai da anni lavora come cameriera in un casinò.

Indice:

Un film profondo e denso di significati che trascende i confini dello schermo – The Last Showgirl recensione

Con The Last Showgirl Gia Coppola firma un film profondo e denso di significati e riflessioni con una struttura narrativa semplice pur nel suo essere non lineare e una durata tutto sommato esigua (ma perfetta) di un’ora e mezza circa. Coppola indaga con sguardo lucido e malinconico la figura di Shelley, di cui è messa in luce l’evoluzione in un arco narrativo compiuto e impeccabile, dall’illusione all’accettazione, dalla rincorsa al successo alla presa di coscienza. Un po’ come la Elisabeth di Demi Moore in The Substance, la Shelley di Pamela Anderson è una donna che è stata lasciata indietro da quella stessa industria che l’ha sfruttata ed esaltata finché è servita con la promessa effimera del successo.

Un parallelismo che salta subito all’occhio quello con The Substance, specie se si confrontano le interpretazioni e i percorsi personali di Moore e Anderson. Ed è una riflessione che oltrepassa i confini dello schermo quella di The Last Showgirl e non è solo la scelta di Pamela Anderson a indicare questa chiave di lettura quasi metacinematografica. Coppola sceglie Anderson – che dà prova di una bravura e una profondità straordinarie nel ruolo di Shelley – relegata per anni allo stereotipo della sex-symbol da non prendere sul serio, ma sceglie anche Jamie Lee Curtis e Dave Bautista. La prima che solo da qualche anno a questa parte ha avuto la rivalutazione che merita, il secondo che con un talento e una versatilità sempre più evidenti film dopo film si è affrancato dall’ingombrante stereotipo del volto storico della WWE. Scelte ben precise, compiute sensibilità e attenzione che si traducono in interpretazioni cariche di un ulteriore strato di profondità e significato.

the last showgirl recensione

High Frequency Entertainment, Pinky Promise, Detour, Digital Ignition Entertainment

La regia di Gia Coppola – The Last Showgirl recensione

Attraverso il percorso di Shelley, The Last Showgirl tocca temi quali l’illusione del successo, l’ossessione per la promessa di una carriera brillante, la necessità di fare i conti con le proprie scelte passate, il confronto con un futuro pieno di incertezze e l’accettazione di sé. Accettazione alla quale la protagonista arriva coi suoi tempi e le sue regole, cambiando prospettiva senza mutare la propria natura, facendo pace coi suoi errori, andando avanti con consapevolezza e dignità.

Le scelte stilistiche di Coppola si adattano alla perfezione alla storia, aggiungendo profondità alla narrazione e ai personaggi, in perfetta simbiosi. La grana grossa della pellicola 16 millimetri fotografa al meglio le atmosfere e i luoghi di una Las Vegas e di ambienti che hanno un che di anacronistico e Coppola li racconta con una veste estetica che ricorda la dimensione del sogno. Nel quadro di una sobrietà piena e partecipe stonano, tuttavia, alcuni passaggi che sanno di esercizio di stile (le riprese insistite su Pamela Anderson che balla per strada) e che mal si adattando, appesantendolo, al fluire della narrazione. Al cinema dal 3 aprile con Medusa Film (trovate qui il trailer di The Last Showgirl).

the last showgirl recensione

High Frequency Entertainment, Pinky Promise, Detour, Digital Ignition Entertainment

 

 

The Last Showgirl

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • The Last Showgirl è un film profondo e ricco di significati che risuonano oltre i confini dello schermo
  • La prova di Pamela Anderson

Lati negativi

  • Alcuni passaggi e scelte stilistiche che appesantiscono la narrazione

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