The North Water: recensione della miniserie con Colin Farrell
Tratta dal romanzo di Ian McGuire, la serie tratta di ecosistemi divorati dall'essere umano e dalla loro avidità
Una nave diretta tra i ghiacci impetuosi nell’estremo nord, un assassinio avvenuto in mare aperto e un piano per affondare la nave e riscuotere l’assicurazione. Questo è l’incipit di The North Water, miniserie disponibile su Timvision di cui vi proponiamo la recensione. Tratta dall’omonimo romanzo di Ian McGuire, la serie è stata ideata da Andrew Haigh regista, tra le altre cose, di Charley Thompson.
The North Water ha destato molto interesse già dall’annuncio dei due volti protagonisti, affidati a Colin Farrell e a Jack O’Connell.
Indice:
- Tra le acque del nord
- I protagonisti: Drax e Sumner
- L’altro protagonista: il ghiaccio
- L’antagonista: l’avidità
Tra le acque del nord
1859. L’equipaggio della nave baleniera Volunteer è pronto a lasciare il porto di Hull, diretto verso nord per cacciare grasso di foca, ma soprattutto più balene che possono. La direzione del capitano Brownlee è la North Water, una zona che si trova tra il Canada e la Groenlandia dal clima gelido favorevole per le balene. O almeno questo è quello che crede l’equipaggio. I piani di Brownlee sono ben diversi e non puntano al grasso di balena. L’obiettivo del viaggio è quello di inscenare un incidente, far affondare la nave e riscuotere il ricco premio dell’assicurazione. Chi è su quella nave, invece, punta ad una cosa sola: cacciare.
Tra di loro spicca Henry Drax, famoso ramponiere dai modi bruschi e con una vita dedita a donne e alcol. Ad essere un volto nuovo è l’irlandese Patrick Sumner, che si è offerto volontario come dottore di bordo dopo essere stato in India. Quel che è successo lì è un segreto che si tiene ben lontano dal raccontare, ma che gli ha lasciato ferite psicologiche profonde e una dipendenza dal laudano.
La convivenza fila senza troppi problemi finché non viene rinvenuto un cadavere. Ma è solo l’inizio della scia di brutalità e sangue che The North Water porta con sé.
I protagonisti: Drax e Sumner – The North Water, la recensione
The North Water si prende il tempo necessario per costruire e subito dopo distruggere il personaggio di Patrick Sumner. Tornato dall’assedio inglese a Delhi con un segreto che non lo lascia mai solo, la sua scelta di proporsi volontario come medico di bordo appare quanto meno bizzarra. Patrick Sumner appare un pesce fuor d’acqua dal momento in cui sale sulla nave, un completo opposto rispetto al resto dei balenieri con cui affronterà il viaggio. Dal vestiario, al modo di parlare agli hobby che coltiva – come la scrittura e la letteratura -, Sumner è un estraneo. Più ci si allontana dalla città, più il vero animo dei balenieri emerge. Un animo crudele, spietato ed oscuro. Ad esserne il portavoce è il ramponiere Henry Drax, interpretato da un magistrale Colin Farrel. Drax è un uomo senza morale alcuna, brutale e – per molti – talmente malvagio da essere la reincarnazione stessa di Satana.
Il suo arco narrativo, sebbene costellato dalle azioni brutali che compie, non segue nessuna parabola.
È la stessa persona che, durante i primi minuti del pilot, aggredisce un uomo che gli ha offerto del rum per rubargli i soldi, perché si è rifiutato di pagare nuovamente. Come lui stesso confida più volte, semplicemente agisce come gli va senza pensare né alle sue azioni, né alle conseguenze.
Quel che lo spinge è del cieco egoismo. Se ha bisogno di qualcosa, se la prende senza troppi problemi.
Drax e Sumner sono ai due antipodi, opposti in cui nel mezzo si collocano tutti gli altri componenti della ciurma. Sumner pensa costantemente, soprattutto al suo passato dal quale cerca di scappare trovando ristoro solo nella dipendenza dal laudano. Drax, invece, non pensa affatto, ma agisce soltanto. L’estraneità di Sumner è, però, solo apparente.
L’altro protagonista: il ghiaccio – The North Water, la recensione
Più la Volunteer si allontana dalla civiltà, più gli uomini a bordo perdono la loro umanità. Le ambientazioni e la regia esaltano l’allontanarsi dell’ordine e delle regole morali.
In The North Water, dove nulla è lasciato al caso, il paesaggio diventa uno dei protagonisti attivi. I personaggi ci interagiscono; le lunghe distese ghiacciate riflettono i sentimenti della crew, che sia la rabbia o che sia l’abbandono.
Quando si ritrovano tra i ghiacci, tutta la violenza esplode e la regia non risparmia nulla. Le uccisioni degli animali sono crude e rispecchiano la crudeltà che serpeggia tra l’equipaggio. Ad esaltare questo lato ci pensa la rappresentazione delle morti. La caccia alle foche e alle balene sono riprese con tecniche simili alle morti che avvengono tra i mari. Gli uomini uccidono gli animali nello stesso modo con cui uccidono i loro simili.
La serie di Haigh non è la prima ad approcciarsi ad un’ambientazione così ostile come l’estremo nord per spingere i personaggi in un isolamento forzato, dove il loro vero io emerge. Né ad aver descritto la difficoltà dell’essere un baleniere che vive per molti mesi nel mare. Prima di lui ci hanno pensato tre capisaldi della letteratura – Moby Dick, Alle montagne della follia e La storia di Arthur Gordon Pym – e la serie tv The Terror, ma con risultati ed intenzioni differenti. Per i romanzi di Lovecraft e Poe e The Terror, la storia prende pieghe horror cui The North Water non attinge. Mentre l’ossessione del capitano Achab non è paragonabile alla caccia dei balenieri della miniserie, dove viene trattata come un mezzo per ottenere un più alto compenso possibile. Ad essere al centro della narrazione è l’avidità dell’equipaggio che include tutti, anche il dottor Sumner.
L’antagonista: l’avidità – The North Water, la recensione
Drax è indubbiamente una figura oscura, lontana dalla civiltà e dalla morale ancor prima di mettere piede sulla nave. Ma c’è un altro antagonista a bordo ed è l’avidità che possiede tutti loro. Drax ne è l’incarnazione, l’esempio estremo, ma non è il solo che ne subisce il fascino.
In The North Water l’avidità ha molte forme. Quella per il denaro, che acceca il capitano; quella per l’alcol e per il laudano, che colpisce tutti indistintamente, ma di cui il dottore ne è portavoce. Sumner non è esente dai comportamenti tossici che scandiscono le giornate sulla nave, ma è grazie ai suoi occhi e alle sue regole etiche che non travalicano mai il confine, il suo non confondersi con gli altri che ci fa vedere quanto il resto dell’equipaggio sia terribile. Ma, come dicevamo, Sumner non è privo di crudeltà.
I ricordi che lo tormentano mostrano un uomo che lo spettatore non ha avuto l’occasione di conoscere.
Un’avidità più profonda e sfaccettata che non riguarda solo i soldi e i mezzi – qualsiasi, anche mettere a repentaglio la vita di tutti – per ottenerli. I cacciatori arrivano in un deserto ghiacciato incontaminato e fanno razzia. Quello che si presenta loro davanti è un ecosistema puro e inviolabile. La loro brama li porta a prendere senza troppi rimorsi o ripensamenti. Un tema che, oggi come oggi, è più attuale che mai. A cui trova una spiegazione solo nell’egoismo umano.
The North Water
Voto - 8
8
Lati positivi
- Le prove attoriali, soprattutto quella di Colin Farrell
- La visione dell'avidità umana attraverso la distruzione dell'ecosistema
Lati negativi
- Alcuni momenti in cui la trama si dilunga un po' troppo