The Nun – La vocazione del male: recensione dell’horror della saga di The Conjuring
La recensione di The Nun - La vocazione del male, le origini della suora demoniaca della saga di The Conjuring
The Nun – La vocazione del male è il nuovo capitolo dell’universo horror condiviso di The Conjuring. Iniziato nel 2013 con L’Evocazione – The Conjuring, questo nuovo filone cinematografico si era dimostrato abbastanza sorprendente. Il regista James Wan (Insidious, Saw – L’Enigmista) aveva confezionato una pellicola di puro terrore, in grado di omaggiare il cinema di genere del passato e avvicinarsi anche alle nuove generazioni, ottenendo infine ottime critiche. Il film vantava anche la presenza di un personaggio alquanto inquietante come la bambola Annabelle, a cui è stato immediatamente dedicato uno spin-off (Annabelle del 2014, diretto da John R. Leonetti), purtroppo abbastanza fiacco e memorabile solo per poche sequenze.
Questo universo horror si è espanso ulteriormente con Annabelle 2: Creation, diretto dal talentuoso David F. Sandberg nel 2017, e The Conjuring – Il caso Enfield del 2016. In questo secondo capitolo, diretto nuovamente da James Wan, si assisteva a una storia di possessione spaventosa, ben costruita, in cui compariva un altro personaggio iconico, la suora demoniaca Valak. Visto l’ottimo responso di pubblico, si è messo subito in cantiere uno spin-off a lei dedicato, che poteva garantire sicuramente un ottimo film horror. Purtroppo non è andata così: vediamo in questa recensione perché The Nun – La vocazione del male è effettivamente il peggior lungometraggio del Conjuring Universe.
The Nun – La vocazione del male: recensione
Nell’abbazia di S. Carta in Romania una giovane suora si toglie la vita per scampare a un terribile destino. Il Vaticano invia a investigare padre Burke (Demiàn Bichir), un prete dal passato tormentato. L’abbazia è un convento di clausura, un luogo perlopiù inaccessibile; per questo motivo gli viene affiancata suor Irene (Taissa Farmiga), una novizia che non comprende perché sia stata scelta dal Vaticano per questa missione. Padre Burke e suor Irene saranno in parte aiutati anche da un giovane franco-canadese che ha scoperto il corpo della suora impiccata. Una volta arrivati all’abbazia, i due scopriranno l’esistenza di una terribile entità demoniaca con le fattezze di una suora, che le monache del convento cercano di non far uscire da quel luogo.
The Nun – La vocazione del male: un potenziale sprecato
Valak, il demone infernale con le fattezze di una suora (interpretato dalla camaleontica Bonnie Aarons, vista brevemente in Mulholland Drive come inquietante barbone), è visivamente un personaggio che spaventa e non poco. Il primo trailer, gli innumerevoli spot pubblicitari e le tante immagini di The Nun, con cui siamo stati bombardati in queste settimane, preannunciavano una pellicola interessante, a partire dalla location suggestiva, e diversi notevoli spaventi. Tutto frutto di una perfetta campagna marketing ingannevole.
The Nun, diretto dal regista Corin Hardy, è un film che essenzialmente rovina tutto il lavoro precedente del Conjuring Universe e spreca tutto il potenziale che aveva in mano. Partiamo dall’ambientazione. L’abbazia rumena è una perfetta location per un horror e infatti è perfettamente curata nei dettagli, la regia la valorizza in maniera impeccabile. Tutto ciò è solo un bel contenitore per una fiacca origin story, a tratti lenta e noiosa, che non è in grado di spaventare efficacemente. Corin Hardy gioca ovviamente con i jumpscare ma non abusa eccessivamente dell’elemento sonoro per far saltare dalla sedia lo spettatore. Molto spesso il regista sembra voler seguire la strada dell’horror d’atmosfera ma non è in grado di creare una tensione efficace.
Il clima del film viene in diverse occasioni stemperato da battutine o siparietti che mal si legano alla storia raccontata. Da bocciare completamente poi l’idea dello sceneggiatore Gary Dauberman (che è un esperto dell’horror, avendo scritto Annabelle e il suo sequel, It e altri) di rifarsi ai tantissimi e banali horror di stampo ecclesiastico con tutto il loro bagaglio di possessioni già viste e reliquie cristiane salvifiche. Si possono salvare solo piccoli aspetti interessanti (la preghiera perpetua delle monache per contenere il potere di Valak) e alcune sequenze ben fatte tuttavia già viste in diversi spot.
The Nun – La vocazione del male: la suora protagonista degli ultimi minuti
Chi ha avuto modo di vedere altri film scritti da Gary Dauberman ha potuto notare come queste pellicole (Annabelle, Annabelle 2: Creation, Within – Presenze, 10050 Cielo Drive) abbiano un andamento più rallentato nella prima parte che ci prepara efficacemente all’esplosivo atto finale. Anche in The Nun questa struttura è presente ma non è in grado di sfruttare al meglio il personaggio di cui dovrebbe parlare il film. Nei due capitoli di Annabelle la bambola era utilizzata sapientemente, nonostante fosse un oggetto inanimato. The Nun, avendo invece in mano un demone in carne e ossa, avrebbe potuto dotarsi di ottime sequenze di terrore prima del finale. Tuttavia la presenza di Valak è concentrata nelle ultime scene, in cui si assiste a tutti i suoi poteri e le sue malvagità. Una presenza però breve che non incute un eccessivo spavento.
The Nun – La vocazione del male: giudizio finale
The Nun è in conclusione un horror dalla bella copertina ma dagli sviluppi deludenti, che non è in grado di sfruttare la potenza orrorifica del demone protagonista. Il lavoro sulla sceneggiatura di Gary Dauberman è tristemente sconfortante e la regia di Corin Hardy non è quella capace ed esperta di James Wan o David F. Sandberg. Se dovessimo classificare brevemente The Nun, diremmo che è un horror adolescenziale inserito nel filone degli horror ecclesiastici di medio-basso livello. Una delusione cocente per gli appassionati del Conjuring Universe, che dopo la visione rivaluteranno anche il discusso Annabelle sottotono di John R. Leonetti.
The Nun - La vocazione del male
Voto - 5
5
Lati positivi
- L'ambientazione nell'abbazia
- Alcune sequenze ma già viste negli spot
Lati negativi
- La sceneggiatura di Gary Dauberman
- La suora poco protagonista
- Poco spaventoso