The Pale Blue Eye: recensione del thriller con Christian Bale

Christian Bale indossa un cilindro, si scola una birra e inizia ad investigare su una serie di omicidi nella cupa e oscura cittadina di West Point

Sull’onda del successo di Mercoledì ecco che arriva su Netflix un altro mistero a tinte horror e con atmosfera gotica, The Pale Blue Eye, di cui vi proponiamo la recensione. Decisamente più adulto rispetto alla serie e decisamente più gotico, il film diretto da Scott Cooper è tratto dall’omonimo romanzo di Louis Bayard e racconta di un ex-poliziotto chiamato ad investigare su un misterioso omicidio in un’accademia militare. Tra i protagonisti troviamo un sempreverde Christian Bale, che pur essendo molto defilato per il ruolo che copre ha sempre carisma da vendere e Harry Melling, l’odioso Dudley di Harry Potter che con la pubertà si è trasformato in Edgar Allan Poe. Il poeta è infatti uno dei personaggi del film, se non il vero protagonista ed è la sua presenza a conferire alla storia un’aria paranormale.

Ambientato a inizio 800′ in un periodo in cui superstizione e occulto erano faccende quotidiane, il mistero è sempre al confine tra ciò che appartiene al mondo umano e l’ultraterreno, con il buon vecchio Poe che non vede l’ora di incontrare qualche letale e romantico spirito della morte. L’ambientazione c’è, gli attori pure e la trama è anche condita con quel rinomato personaggio storico che rende il tutto più affascinante, eppure The Pale Blue Eye non riesce a superare la soglia del mediocre risultando un film che vive solo di atmosfere. Non bastano gli alberi senza foglie o le poesie di un noto scrittore a rendere efficace un racconto. La vicenda è chiara e tutto torna ma la narrazione è fin troppo frettolosa e ciò che ci resta alla fine, sono appunto solo gli alberi spogli. Ah e Christian Bale ovviamente.

the pale blue eye recensione

The Pale Blue Eye, Cross Creek Pictures, Le Grisbi Productions, Streamline Global Group

Indice

Trama: durante la notte qualcuno è morto – The Pale Blue Eye recensione

August Landor è un ex detective ormai in pensione che passa le sue giornate da solo, spesso attaccato ad una bottiglia, da quando la moglie è morta e la figlia è scappata di casa. Quando nell’accademia militare di West Point viene trovato un ragazzo impiccato in circostanze misteriose, gli ufficiali decidono di affidarsi a lui per risolvere il caso, seppure non lavori da tempo. Poco dopo l’omicidio, il corpo del giovane ragazzo viene mutilato con un taglio netto al centro del petto da cui è rimosso il cuore. Quando in giro per la città iniziano a comparire i cadaveri appesi di animali a cui manca il cuore, i sospetti virano su un crimine di natura occulta, legato forse a qualche strano rito. Durante le indagini Landor si imbatte spesso in un giovane cadetto che fornisce puntualmente indizi utili sul caso. Il suo nome è Edgar Allan Poe e nonostante potrebbe apparire sin da subito come il sospettato numero uno, viene scartato in fretta dalla lista visto il suo status di emarginato all’interno dell’accademia.

Poe è uno scrittore, un poeta, un romantico e di tanto in tanto parla in sogno con la madre morta, oltre ad essere una persona dotata di acuto intelletto.  I due sembrano andare d’accordo sin da subito ed iniziano a lavorare insieme al caso, che man mano diventa sempre più complesso. La scia di omicidi continua senza sosta e nel mentre le indagini vanno avanti, il poeta si innamora di una giovane, anche essa stranamente collegata all’omicidio dei cadetti. West Point è un luogo oscuro d’inverno e girare di notte tra le strade fredde e desolate è la cosa più vicina al suicidio, per quanto poi suicidio non è. Le impiccagioni continuano, le superstizioni e la magia sembrano essere la soluzione più plausibile e nel panico generale dell’accademia, il detective Landor ed Edgar Allan Poe non sanno più di chi fidarsi, forse nemmeno l’uno dell’altro.

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The Pale Blue Eye, Cross Creek Pictures, Le Grisbi Productions, Streamline Global Group

L’eco dei defunti – The Pale Blue Eye recensione

Il confine tra reale e paranormale è sempre sottile quando le vicende si ambientano d’inverno, l’unica luce è la fioca fiamma di una lanterna e i corvi sorvegliano il cielo. Il detective protagonista è diviso a metà tra ciò che è più verosimile e razionale e gli strampalati sogni mortiferi del suo nuovo partner a cui è più facile credere, un po’ come l’Ichabod Crane di Johnny Depp. West Point non è però Sleepy Hollow (soprattutto Scott Cooper non è Tim Burton) e nonostante gli indizi puntino in tutt’altra direzione, la soluzione non ha nulla a che fare con il mondo ultraterreno. La morte però è reale e l’eco dei defunti continua ad influenzare i vivi, primo fra tutti Edgar Allan Poe. Il trapasso è un tema a lui caro, quasi un’ossessione e per tutto il film non smetterà di ribadire come il morire riguarda più chi resta in vita che chi lo subisce in primis. Sono coloro che restano a soffrire per un morto, sentirne la mancanza, conservarne il ricordo e convivere con l’assenza fin quando la morte non coglierà anche loro e scaricheranno il peso su qualcun altro. Il detective Landor è un tipo molto silenzioso eppure porta sulle spalle la scomparsa della moglie e la confusa fuga della figlia. Dall’altro lato della medaglia c’è invece il giovane scrittore che non sta mai zitto e farnetica continuamente di gente morta che gli parla ancora. 

Ognuno affronta il lutto a modo suo, ma quando un omicidio sconvolge un’intera cittadina c’è bisogno di qualcuno che porti un po’ di ordine. Scoprire l’assassino non sembra necessario ai fini della giustizia, quanto più a tranquillizzare gli animi, a riportare in alto il buon nome dell’accademia e far sì che anche i cadetti si sentano al sicuro. Ancora una volta sono le conseguenze della morte a recare danni e non la morte in sè. La solitudine o la paura che ne deriva sono capaci di devastare anche l’uomo più retto e quando il tutto viene associato a forze demoniache di cui non si ha il controllo ecco che l’ombra cala sull’intera città. The Pale Blue Eye racconta la morte e l’omicidio è soltanto un pretesto per parlarne, non ci sarebbe alcun bisogno di inserire Edgar Allan Poe altrimenti. È anche efficace il modo in cui l’argomento viene trattato, c’è mistero, sentimento e poesia e come abbiamo già detto l’atmosfera è resa nel migliore dei modi, più di tutto però manca la narrazione. Ci si è concentrati così tanto sul trasmettere gli effetti della morte che si sono dimenticati del morto.

Troppa gente vive a West Point – The Pale Blue Eye recensione

The Pale Blue Eye dura poco più di due ore eppure sembra che potesse durare molto di più. West Point è una cittadina ricca di personaggi che vengono persino presentati allo spettatore, per essere lasciati poi in sospeso nel tentativo di far proseguire la storia. Effettivamente a sviluppare le sottotrama amorosa tra il protagonista e la proprietaria del bar, o tra Poe e la sua musa, o approfondire l’inner circle dell’accademia, la dirigenza dell’istituto o tutti gli altri spunti di trama proposti avrebbe allungato di molto la durata. Il punto è quello. The Pale Blue Eye è un mistero corale in cui sono i rapporti tra i personaggi e la loro evoluzione a svelare pian piano l’intrigo. Nel momento in cui la maggior parte di questi vengono tralasciati, il caso perde di fascino e non è nient’altro che un susseguirsi di indizi che spuntano come funghi senza una reale indagine che porti alla loro scoperta. Christian Bale si scola la sua birra e arriva E. A. Poe a svelargli un misterioso segreto, passa qualche giorno ed ecco che quando le indagini stavano per bloccarsi spunta un altro segretissimo indizio che li porta di nuovo ad investigare, ogni tanto si consulta Robert Duvall nei panni del classico bibliotecario saggio di cui non si sa nulla e che tira puntualmente fuori l’unico libro che fa riferimento specifico a quel misterioso oggetto trovato a caso in una stalla, poi spunta un altro indizio ancora e così via fino alla fine.

L’impressione è che dal libro si potesse trarre una miniserie, magari di sole 3 puntate, in cui approfondire i vari intrecci e sviluppare in maniera più interessante il mistero, ma abbiano deciso semplicemente di fare un film e raffazzonare il tutto. Fortunatamente nelle 2 ore non ci si annoia, anzi proprio il susseguirsi di eventi senza che vi sia respiro tra una scoperta e l’altra dona alla pellicola un ritmo incalzante. In fondo The Pale Blue Eye è un film di discreta fattura, gli attori sono ben calati nella parte, Henry Melling in particolare che se sulle prime può sembrare una falsa copia di Sherlock andando avanti trova la sua identità, la regia è semplice ma rende bene l’atmosfera e la colonna sonora da il giusto accompagnamento. Privo di uno sviluppo interessante e personaggi tridimensionali rimane però perfettamente nella media, andando a riempire il catalogo Netflix di un’altra bellissima e decoratissima scatola con quasi niente dentro.

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The Pale Blue Eye, Cross Creek Pictures, Le Grisbi Productions, Streamline Global Group

 

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The Pale Blue Eye

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • L'atmosfera sinistra
  • Christian Bale ed Harry Melling sono un ottimo duo

Lati negativi

  • La narrazione è fin troppo frettolosa e lo sviluppo dei personaggi trascurato

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