The Patient: recensione della serie thriller su Disney Plus
La nuova miniserie targata FX è un piccolo gioiello di tensione e psicologia
The Patient potrebbe sembrare l’ennesima serie tv incentrata sulla storia di un serial killer uscita in uno degli anni più floridi per il true crime. Ma basta guardare anche solamente la prima puntata per capire di star guardando qualcosa di diverso.
Nata dalla mente Joel Fields e Joe Weisberg, che sono anche gli sceneggiatori delle dieci puntate, The Patient è una serie thriller psicologica che in un minutaggio ristretto (la maggior parte delle puntate sono da appena venti minuti l’una) riesce a creare una storia agghiacciante e introspettiva.
Indice
Trama – The Patient , la recensione
L’idea da cui nasce The Patient è originale sotto vari punti di vista, mentre alcuni escamotage narrativi utilizzati sono tra i più classici. Una combinazione che rende questa serie crime diversa dalle altre che sommergono le piattaforme e i palinsesti, compito non facile per un genere così sfruttato. Sam è un ragazzo introverso e serio che si presenta nello studio di Alan Strauss, uno psicoterapeuta di successo, per tentare scendere a patti con un’infanzia difficile. Sam non è solo un ragazzo con problemi di socializzazione e un padre violento, ma è un serial killer che vuole smettere di uccidere.
Il rapimento di Alan – volto a sviluppare una relazione più onesta possibile tra dottore e paziente, almeno nella mente di Sam – è solamente l’inizio di una lunga sessione di terapia che coinvolge entrambi. Sam che cerca disperatamente un modo per tenere a bada i suoi istinti omicidi e la rabbia che li fa scaturire, Alan che, nei lunghi momenti in cui è solo, si dissocia completamente e scava nel suo passato, affrontando il lutto per la moglie che ancora non è riuscito a superare e le origini del difficile rapporto con il figlio Ezra.
Una lunga sessione di terapia – The Patient , la recensione
The Patient procede per parallelismi, così come la terapia che i due affrontano assieme. Sam è un personaggio molto classico costruito sull’archetipo del serial killer che agisce spinto da traumi infantili. L’interpretazione di Domhnall Gleeson coglie nel segno, e l’aver creato un protagonista classico e che la maggior parte del pubblico conosce è stata una mossa astuta che ha lasciato posto alla vera perla della serie: la terapia e l’introspezione. Alan è il protagonista indiscusso della serie, anche grazie alla magnifica interpretazione di Steve Carell che si conferma, ancora una volta, un attore completo e brillante.
Alan è un uomo buono che si spinge costantemente oltre i suoi limiti, che crede fermamente nel potere della terapia e di conoscere se stessi. È questo il motivo per cui è diventato un terapeuta: il conoscere se stesso può aiutare gli altri a fare lo stesso percorso e a sviluppare le relazioni interpersonali. Si crea così una distanza quasi percepibile tra come viene presentato e dai suoi ricordi e su come il rapporto con Ezra si sia deteriorato.
Paternità e religione – The Patient , la recensione
The Patient indugia sul rapporto paterno, facendone il perno della serie. Mentre Sam è stato cresciuto da un padre che non lo ha mai amato e ha sfogato le sue frustrazioni su sua moglie e suo figlio, Alan è sempre stato un padre amorevole, ma il cui rapporto con il figlio si è deteriorato quando quest’ultimo si è avvicinato all’ebraismo ortodosso. Una scelta che Alan non ha mai approvato, sebbene lui e sua moglie Beth fossero ebrei osservanti e molto legati alla religione. La scelta di Alan gli ha steso un velo di giudizio davanti agli occhi, soprattutto nei confronti di sua madre che non considerava una buona ebrea.
La serie, però, non si fossilizza sul maschilismo del lato più estremista e ortodosso della religione, né sul rapporto tra Beth e Ezra. The Patient spinge il pubblico a farsi domande sulla prospettiva in cui vedono la vita e i loro affetti. L’ebraismo diventa, quasi a sorpresa dello stesso Alan che si è allontanato dalla religione dopo la morte della moglie, un punto focale della sua prigionia, l’incubo del nazismo diventa l’incubo che lo sveglia d soprassalto la notte, incatenato al letto del suo aguzzino.
Tensione e squilibri di potere – The Patient , la recensione
L’introspezione e l’aspetto psicologico si rivelano sull’estetica e sulla regia, entrambe curate e bilanciate per costruire una tensione narrativa che diventa palpabile puntata dopo puntata. Sebbene Alan sia incatenato al pavimento di una stanza spaziosa e semivuota, la claustrofobia è la sensazione che si prova quando si guarda The Patient. La sensazione di angoscia diventa ancora più opprimente quando la mente di Alan si inizia a dissociare, portandolo a nascondersi tra i suoi ricordi e in una terapia fittizia con un suo vecchio psicologo.
Tra i due protagonisti lo sbilanciamento di potere è costruito su alcuni comportamenti di Sam che possono sembrare solamente dettagli in una situazione del genere, ma che pongono Alan in una continua condizione di subordinazione. Come lo è il parlare sopra Alan anche quando sta dicendo cose importanti, implorando per la sua vita, o come gli appuntamenti fissi al bagno accanto alla stanza, con un sottile muro che separa i due e che non riesce a sopprimere i rumori, mettendo Alan a disagio. The Patient è una serie tra il crime e il thriller in cui la suspense fa spazio ad un disagio emotivo difficile da trovare in altre serie che parlano di serial killer.
The Patient
Voto - 8
8
Lati positivi
- Le interpretazioni di Carell e di Gleeson
- IGli elementi tipici del crime miscelate con un nuovo punto di vista
- La tensione crescente e opprimente