The Politician: recensione della serie originale Netflix
Approfondiamo la nuova serie originale Netflix con Ben Platt, Gwyneth Paltrow e Jessica Lange
In questa recensione di The Politician cercheremo di analizzare pregi e difetti della nuova serie Netflix prodotta da Ryan Murphy, Brad Falchuck e Ian Brennan. Un biglietto da visita non indifferente: Murphy e Falchuck sono i creatori di serie di successo come Glee e American Horror Story. Nel cast, fra gli altri, risaltano i nomi di Ben Platt, Zoey Deutch, Jessica Lange e Gwyneth Paltrow. Si tratta del primo progetto di Ryan Murphy in collaborazione con il colosso dello streaming; The Politician stato diffuso sulla piattaforma streaming il 27 settembre 2019.
La prima stagione si compone di 8 episodi della durata di 45 minuti circa ed è già stata programmata la realizzazione di una seconda stagione. Serie sospesa tra il teen drama, la commedia e il dramma, The Politician è un prodotto ben scritto e ben realizzato, sia dal punto di vista stilistico che dal punto di vista tecnico. Alla regia troviamo diversi nomi, fra i quali gli stessi Ryan Murphy e Brad Falchuck.
Indice
La trama – The Politician recensione
Payton Hobart (Ben Platt) è uno studente di liceo di Santa Barbara determinato e motivato con l’ambizione di diventare, un giorno, Presidente degli Stati Uniti. Per farsi le ossa decide di candidarsi alla presidenza del consiglio studentesco e, da vero politico, mette in atto una campagna elettorale studiata fin nei minimi dettagli. Ad aiutarlo i suoi amici e fidatissimi collaboratori James e McAfee e la fidanzata Alice. Payton è stato adottato a la madre Georgina (Gwyneth Paltrow) lo adora: è il suo preferito e non fa nulla per nascondere il fatto di amarlo più dei suoi due figli naturali. Vive nell’agio, con un tenore di vita altissimo, ha ottimi voti e, all’apparenza, nessuna difficoltà. Concentrato solo sui suoi obiettivi, Payton è incapace di provare empatia e non è in grado di provare emozioni forti.
Solo River riesce a far emergere il lato sentimentale di Payton e i due sono legati da un legame profondo, che travalica i confini dell’amicizia e sfocia nell’amore. Rivale di Payton nella corsa per il consiglio studentesco è Skye: la lotta è senza esclusione di colpi, anche bassi. Per far breccia nei sentimenti dei giovani elettori, Payton chiede a Infinity (Zoey Deutch), una compagna di scuola malata di cancro, di diventare la sua vice, vincendo le resistenze della ragazza e di sua nonna Dusty (Jessica Lange). Fra segreti, bugie, sabotaggi e intrighi la campagna elettorale procede fino al giorno delle votazioni. Ce la farà Payton a diventare presidente del consiglio studentesco o sarà Skye a vincere? Quali torbidi segreti nascondono Infinity e Dusty? In che modo questa esperienza cambierà il modo di essere del giovane e ambizioso studente?
Il cast
Proseguiamo questa recensione di The Politician con un’analisi del cast, che vanta nomi di rilievo quali quelli di Gwyneth Paltrow e Jessica Lange. Partiamo proprio dalla Lange che, in un ruolo secondario (ma fondamentale ai fini narrativi), è perfetta nelle vesti della donna affascinante, spietata e tormentata. L’accento del Sud, il fascino decadente e una personalità ambigua e a tratti crudele fanno subito pensare a Constance Langdon di American Horror Story: Murder House. Jessica Lange, vera musa di Ryan Murphy, è magnetica, estremamente espressiva: quando è in scena è inevitabile che l’attenzione dello spettatore si concentri tutta su di lei.
Nei panni di Georgina, Gwyneth Paltrow fa un po’ il verso a se stessa e al suo essere una sorta di guru della medicina alternativa. L’attrice rende bene la malinconia e l’insoddisfazione del suo personaggio e regala una performance elegante e di gran classe. Non è un caso che la performance di Ben Platt tocchi il suo massimo proprio nei momenti in cui è in scena con la Paltrow. I due attori esaltano a vicenda le proprie caratteristiche interpretative dando vita a una rappresentazione molto profonda del rapporto madre – figlio.
Osservazioni tecniche – The Politician recensione
Murphy, Falchuck e Brennan formano senza dubbio un team creativo ben consolidato. The Politician è complessivamente una serie ben scritta, anche se non mancano i difetti. La storyline principale, incentrata sulla campagna elettorale di Payton, è ben sviluppata sul piano narrativo; il tema cardine, quello dell’ambizione, è analizzato in tutte le sfaccettature che la storia consente. Le sottotrame parallele trattano una moltitudine di temi come le disparità sociali, i rapporti familiari disfunzionali, la diversità e la fluidità sessuale. Tanti temi dunque, forse troppi, al punto che spesso sembrano quasi inseriti forzatamente nella narrazione tanto per parlarne, senza approfondire; il rischio è quello di confondere lo spettatore.
Dietro la macchina da presa si alternano gli stessi Murphy, Falchuck e Brennan, ma non sono i soli. La coerenza di fondo e alcune caratteristiche comuni tra le diverse regie rendono The Politician quasi un unicum, un film a capitoli. Nelle inquadrature abbondano i campi lunghi e medi che danno grande importanza agli spazi e i protagonisti interagiscono con essi in maniera sinergica. La fotografia privilegia le luci vivide e i colori intensi e brillanti, con un effetto estetico dal forte impatto, ma sempre raffinato.
Considerazioni finali
Prima di tirare le fila di questa recensione di The Politician occorre soffermarsi sulle due puntate più belle della serie: il quinto episodio e il season finale. La quinta puntata, The Voter, diretta da Ian Brennan, è tutta incentrata sul punto di vista dell’elettore. E’ una scelta narrativa molto interessante (perfetta la collocazione a metà stagione) che “spezza” la storia con un’ulteriore storyline parallela che compie una parabola completa in soli 28 minuti di durata. Perfetto il giovane Russell Posner nel ruolo del disinteressato elettore Eliot.
La stagione finale spalanca le porte alla seconda stagione introducendo nuovi spunti e due nuovi personaggi. Si tratta di Dede Standish e Hadassah Gold, interpretate rispettivamente da Judith Light e Bette Midler. E sono proprio le due attrici a rendere così interessante e divertente questa puntata.
The Politician è, nel complesso, una serie con molti pregi: sceneggiatura per lo più solida, un cast brillante e una storia coinvolgente e ricca di spunti. La pecca maggiore, come accennato in precedenza, è quella di aver inserito nella narrazione tematiche importanti solo come “contorno”, senza svilupparle e col rischio di svilirle. Un esempio fra tutti è il discorso sulla fluidità sessuale e di genere, utilizzato solo come accessorio fine a se stesso. Senza dubbio vincenti i toni scelti per raccontare questa multiforme saga politica adolescenziale, con un’ironia tagliente che funziona alla perfezione dall’inizio alla fine. Un teen drama originale che, senz’altro, non lascia indifferenti.
The Politician
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Cast brillante
- Regia e fotografia
Lati negativi
- Troppe tematiche poco approfondite