The Red Riding 1974: analisi e recensione

Analizziamo il primo film di una interessante e intrigante trilogia interamente a sfondo britannico

Partiamo con ordine. The Red Riding 1974 è il primo film di una serie antologica strutturata in tre interessanti e intriganti pellicole. Trilogia tratta dai romanzi dello scrittore inglese David Peace, facente parte del ciclo Red Riding Quartet. 

Il primo film dei tre è diretto dal regista britannico Julian Edward Peter Jarrold, noto, nell’universo cinema, per aver adattato famosi romanzi su pellicola. Ricordiamo Great Expectations, adattamento per il piccolo schermo di Grandi Speranze  di Charles Dickens. Oppure nel 2007 dirige Becoming Jane – Il Ritratto di una donna contro, con Anne Hathaway nei panni di una romanzata Jane Austen.

The Red Riding 1974  è andato in onda per le reti britanniche nel 2009. Pur avendo ottenuto ottime recensioni, il film, così come l’intera serie, non ha raggiunto un successo internazionale. In Italia, ad esempio, è approdata soltanto nel 2013. Il film si muove all’interno del classico genere noir, inquinato da un’estetica moderna. Tra poliziotti corrotti, sesso, sparatorie, pestaggi, intrighi, The Red Riding  crea un’impalcatura per la quale vale la pena erigere una recensione. Perché film del genere possono offrire un buon intrattenimento e vari spunti di riflessione.

The Red Riding 1974: trama

The Red Riding 1974: recensione

Eddie Dunford (Andrew Garfield) è un giovane reporter dello Yorkshire Post. Dopo aver condotto varie esperienze a Londra, decide di tornare nella sua terra d’origine, la quale sembra nascondere, tra interminabili piogge, cieli sempre grigi, imponenti ciminiere di una fabbrica nucleare, pub dalle birre interminabili, un terribile mistero. Infatti il reporter dai capelli lunghi, jeans a zampa d’elefante, sguardo ribelle e parlantina facile e pungente, sempre sull’orlo del sarcasmo, si imbatte in una serie di casi irrisolti che hanno come protagoniste alcune bambine scomparse. L’ultima di queste viene trovata in un cantiere edile.

Eddie, forse dovuto al suo carattere impulsivo e testardo, si spinge sempre più in zone pericolose, inaccessibili a gente come lui. Questo lo porta a scontrarsi con i colleghi, col direttore del giornale e con alcuni poliziotti che col tempo scopre essere corrotti. Si imbatte in John Dawson (Sean Bean), un ricco e potente uomo d’affari che sembra avere in mano l’intera città. Basta poco per capire che tutto sembri dipendere dalle sua labbra. Un circolo vizioso in cui vuole includere lo stesso Eddie, il quale, con estremo coraggio, decidere di intraprendere una crociata contro il male dilagante all’interno della città.

The Red Riding 1974: l’umanità del male

The Red Riding 1974: recensione

Vi è un aspetto davvero importante che rende The Red Riding  un ottimo film, e un ottimo inizio per una trilogia. Serie TV del calibro di True Detective hanno abituato il pubblico al genere noir, specialmente per la sua struttura lineare, dosata da vari cliché. Vi sono delle indagini, dei detective, alcune citazioni fumettistiche o colte, paesaggi sperduti, individui bizzarri, cittadini lasciati a se stessi. All’interno di questo puzzle, fuoriesce sempre l’elemento del Male, generalmente incarnato in qualcuno o qualcosa.

In The Red Riding 1974  il male esiste, è presente, tangibile. Ma con una netta differenza: questa volta il male è il contaminatore di tutto. Una specie di Re Mida, le cui mani non trasformano in oro tutto ciò che tocca. Anzi. Queste trasudano crudeltà, dolore, cattiveria, i quali diventano sinonimi di un unico grande concetto. In quella luce malata dello Yorkshire, vi è un filo rosso di dolore che lega i vari personaggi. E gli autori hanno preso la briga di sottolinearlo più e più volte. Creando, nel complesso, un risultato davvero straniante. Ci ‘costringono’ a guardare in faccia la realtà e la crudeltà umana, il cui serial killer, anziché essere il pazzoide dal volto sfregiato e da un passato oscuro, può essere il serafico e sorridente vicino di casa.

Il povero Eddie deve fare i conti con un tipo di mondo imbevuto fino al midollo di corruzione che non accetta compromessi. O fuori o dentro. E una volta entrati ci resti per sempre, oppure lo combatti con le sue stesse armi. Senza l’aiuto della carta e della penna; ogni tentativo di verità mostrata è soltanto fatica sprecata. Ma bisogna resistere con pistole e pallottole, guardandosi le spalle e non fidandosi di nessuno.

The Red Riding  1974: aspetti tecnici

The Red Riding 1974: recensione

Il caso dello Squartatore dello Yorkshire offre un valido sfondo storico per un valido film. Infatti, l’ispirazione storica è accompagnata da una forte resa visiva, le cui immagini fungono da approfondimento sulla psicologia dei personaggi.

La regia è caratterizzata da scene offuscate, oblique, con numerosi primi piani, contrastati da un’edilizia residenziale e industriale. Abbiamo anche la presenza di scene che giocano con la luce, filtrata da vetrate, specchi che sdoppiano le immagini dei personaggi, come a mostrare la loro doppia natura. Il tutto coadiuvato da un’attenzione sui dettagli e da scene in cui si intravedono sigarette accese, mani che intrecciano, giochi di sguardi, reazioni improvvise.

La fotografia rende il tutto più intenso. Il giorno è luminoso, ma sempre coperto da quel cielo pieno di nuvoloni carichi di pioggia. La notte è sempre claustrofobica, paurosa, terrificante. Queste peculiarità tecniche sono al servizio di una idea concettuale di base: un mondo ormai marcio e violento, votato al solo arricchimento, in cui nulla può salvarsi, poiché tutto è corruzione e male. Solo con le unghie e con i denti gli eroi possono ottenere una redenzione. The Red Riding 1974  è un ottimo prodotto per gli amanti del genere noir. La visione concettuale e filosofica crea ampi spunti di riflessione, resi con intelligenza e originalità.

 

The Red Riding 1974

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Trama
  • Fotografia
  • Sceneggiatura

Lati negativi

  • Scene morte

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