The room next door: recensione del film di Pedro Almodòvar – Venezia 81

Pedro Almodòvar arriva per la prima volta al Festival del cinema di Venezia con un film in lingua inglese, dirigendo due interpreti di straordinario talento, quali sono Tilda Swinton e Julianne Moore. The room next door è l’ultimo lavoro del regista spagnolo, in cui la protagonista assoluta è la morte e ancor di più la sua stenuante attesa, legata al delicato tema dell’eutanasia e della possibilità di scegliere se vivere e soffrire o porre fine alla propria esistenza.

Indice

La trama – The room next door recensione

Tratto dal romanzo di Sigrid Nunez – What are you going through – il film si apre con il personaggio di Julianne Moore (Ingrid), una scrittrice di fama internazionale alle prese con il suo ultimo romanzo in cui affronta una delle sue più grandi paure: l’accettazione della morte, vista come innaturale e di conseguenza difficile da metabolizzare.

Dopo anni di silenzio, Ingrid torna in contatto con una sua vecchia amica – Martha – una ex reporter di guerra, ora alle prese con la battaglia più difficile da superare: quella contro un cancro che mette a dura prova la sua forza di volontà.

Dopo una serie di cure sperimentali rivelatisi fallimentari, Martha medita la possibilità di porre fine alla propria vita in maniera illegale, ricorrendo a una pillola per l’eutanasia trovata nel dark web. Chiede a Ingrid di accompagnarla in questo suo ultimo viaggio e rimanere “nella stanza accanto” quando deciderà di compiere l’atto finale.

Ingrid non è tenuta a sapere quando questo succederà, ciò che può fare è monitorare la porta rossa della stanza di Martha in questa casa di campagna affittata proprio per l’occasione e vivere nell’attesa dell’inevitabile.

Il tema dell’eutanasia raccontato con poca passione – The room next door recensione

the room next door

El Deseo (Agustin Almodóvar, Esther García)

Il tema del nuovo film di Almodòvar è ben chiaro fin da subito, eppure pare che il prodotto finale manchi di passione e profondità. Il tema dell’eutanasia viene trattato, in particolare dal personaggio della Swinton, con troppa poca presa di coscienza e con una velata autoironia che un po’ cozza con il messaggio che il film in generale vuole trasmettere. Per Martha, la morte è l’ultimo atto da compiere per stare bene e avere pieno controllo della sua vita. Purtroppo, però, non si rende conto di quello che sta chiedendo alla sua amica che – pur di starle vicino e assecondare il suo ultimo desiderio – lotta contro se stessa e contro la sua paura per la morte.

Martha e Ingrid, Tilda e Julianne – The room next door recensione

the room next door

El Deseo (Agustin Almodóvar, Esther García)

Martha è egoista e l’eutanasia è solo l’ultimo gesto da egoista in una vita vissuta da egoista. Lo spettatore vorrebbe anche essere empatico nei suoi confronti, ma fatica a farlo fin dal primo racconto della sua vita: il suo rapporto inesistente con la figlia, la relazione inesistente con il padre della bambina, il lavoro difficile e impegnativo che l’ha resa fredda e distaccata. Sembra tutto un insieme di motivazioni inserite come sottotrame per legittimare un gesto che non avrebbe bisogno di giustificazioni, che non dovrebbe essere trattato come un argomento taboo, ma che dovrebbe essere visto come un diritto senza giudizi da parte di terze persone.

C’è da dire che – così come ha affermato anche lo stesso regista – “Tilda Swinton e Julianne Moore sostengono da sole tutto il peso del film e sono incredibili”. Le due donne sono infatti il perno centrale e aspetto migliore del film. Sono incredibilmente brave e riescono a far trapelare le loro emozioni attraverso lo schermo. Incredibile è stata in particolar modo una scena della sola Julianne Moore, nella parte centrale della pellicola in cui è esploso appieno – seppur con una silenziosa delicatezza – il senso di The room next door.

Ingrid deve portare il peso di una morte che non vuole affrontare e deve essere colei che soffrirà per sempre, consapevole di vivere giorno per giorno la perdita di una persona cara. The room next door, per l’appunto, non è un film per chi se ne va, ma un film per chi resta, un film per chi sopravvive alla morte di persone care e deve affrontare le conseguenze dell’assenza.

the room next door

El Deseo (Agustin Almodóvar, Esther García)

Così come la perfetta interpretazione delle due attrici protagoniste, la regia appare anch’essa semplice e chiara, con le scene che si susseguono quasi sempre in questa casa di campagna circondata dal verde e il suono degli uccellini che fanno da colonna sonora, che donano un senso di pace e tranquillità, quella stessa pace e tranquillità che spera di trovare Martha dopo un periodo di sofferenza e dolore fisico e mentale. Anche i colori – quasi sempre chiari e accesi, con la totale assenza del colore nero – rappresentano la parte viva di un momento così drammatico, in contrasto con i sentimenti di dolore delle due protagoniste e con il messaggio che il film dovvrebbe trasmettere.

Conclusioni – The room next door recensione

In conclusione, nonostante gli aspetti tecnici e interpretativi siano quasi impeccabili, The room next door non riesce a convincere appieno. Appare tutto troppo semplice e allo stesso tempo poco vero, creando una distanza quasi abissale tra lo schermo e il pubblico, che vive questa storia di diritti passivamente, un po’ senza emozioni. The room next door sarà ufficialmente al cinema dal prossimo 5 dicembre.

The room next door

Voto

Lati positivi

  • Julianne Moore e Tilda Swinton sono incredibilmente brave e riescono a far trapelare le loro emozioni attraverso lo schermo.
  • la regia appare anch’essa semplice e chiara, quasi come se ci si trovasse in un quadro.
  • Lati negativi

    • Appare tutto troppo semplice e allo stesso tempo poco vero, creando una distanza quasi abissale tra lo schermo e il pubblico

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