The Sandman: recensione della serie tv Netflix
Dopo svariati tentativi mai andati in porto e progetti non conclusi, l'adattamento di The Sandman è sbarcato su Netflix
L’omonima serie di fumetti scritta da Neil Gaiman e uscita tra il 1989 e il 1996 ha – dopo anni di proposte all’autore, tutte rifiutate – finalmente visto la luce. The Sandman è stato acclamato da critica e pubblico, ha vinto numerosi ed importanti premi diventando un vero e proprio cult letterario. Non è difficile quindi immaginare come mai in tanti stessero aspettando l’adattamento cinematografico, ma, al tempo stesso, come mai per molti la saga – che attinge al folklore, alla mitologia e al fantasy – sia una di quelle storie impossibili da scindere dal media d’origine. Netflix ha raccolto la sfida e il 5 agosto è uscita sulla piattaforma la prima stagione composta da dieci episodi.
The Sandman ha rispettato le aspettative, diventando in pochi giorni uno dei prodotti più visti targati Netflix, ma ha anche conquistato i cuori dei più scettici. La serie è un piccolo gioiellino che miscela l’estetica fantasy a degli accenni horror, una struttura narrativa intrigante a dei personaggi memorabili e splendidamente interpretati.
Indice
Trama – The Sandman, la recensione
Sandman è uno dei tanti appellativi dati al Re dei sogni, al Morfeo che induce al sonno e che domina l’universo dei sogni e degli incubi. Descritto come più potente di un Dio, Sogno viene invocato e tenuto prigioniero per oltre un secolo da Roderick Burgess (Charles Dance)uno stregone alle prime armi che sperava di riuscire ad evocare la Morte per poter riavere indietro suo figlio maggiore. Privato dei suoi Strumenti che costituiscono parte della sua potenza (un sacchetto con della sabbia, l’elmo e un rubino), Morfeo è tenuto rinchiuso in una prigione di vetro mentre il mondo dei sogni e quello della veglia iniziano a deteriorarsi, provocando conseguenze disastrose.
Morfeo riesca a liberarsi dopo più di un secolo, intenzionato a vendicarsi e a riprendere i suoi Strumenti per impedire ai due mondi di cadere sempre più nel declino. The Sandman inizia così, con un pilot ricco di avvenimenti che setta un’atmosfera che sarà differente già dal secondo episodio. Il passaggio non è confusionario, ma introduce lo spettatore in un universo narrativo ricco e variegato a cui gli autori prestano particolare attenzione nel porre tutti i tasselli al posto giusto. Neil Gaiman ha creato un mondo pieno di personaggi e archetipi a cui attingere e che la serie tv inizia pian piano a presentare, inevitabilmente non riuscendo a dare il giusto spazio a tutti.
La rinascita di Morfeo – The Sandman, la recensione
La ricerca materiale dei suoi Strumenti coincide con la rinascita spirituale di Morfeo, traumatizzato dalla prigionia. Il secolo d’assenza non ha solo avuto conseguenze sui due universi paralleli, ma anche sulla sua psiche. Il protagonista, interpretato da un bravissimo Tom Sturridge, è schivo, convinto che la colpa della sua assenza sia sua e che solo lui deve risolvere i problemi che si sono andati a creare. Sturridge lavora per sottrazione, rendendo Morfeo gelido, ma al contempo molto espressivo. Sogno è un protagonista atipico anche per essere una versione antropomorfa di un concetto così astratto come lo può essere il subconscio.
L’essere un creatore che deve dettare rigide regole, alle quali deve sottostare, lo rende, ad una prima occhiata, distaccato, freddo e alcune sue scelte possono sembrare anche crudeli. A lui è dedicato il maggior arco narrativo, una crescita che il personaggio abbraccia solo verso la fine della prima stagione. Ogni puntata si dedica a costruire la personalità di Morfeo e la sua crescita.
La struttura narrativa – The Sandman, la recensione
Sogno deve riavvicinarsi al concetto stesso di umanità, a degli umani che conosce fin troppo bene poiché la loro natura non è mai cambiata. In questo è fondamentale il sesto episodio, dove viene introdotta Morte interpretata da Kirby Howell-Baptiste. A discapito di quanto si possa immaginare, Morte è una ragazza affabile e dolce. Sa che il suo è un compito difficile e si ferma spesso a ragionare sul suo ruolo. Una riflessione che condivide con Morfeo che, prima dell’incontro, si trova in un profondo conflitto con se stesso.
La struttura di The Sandman varia e subisce modifiche continue, una narrazione che riprende per alcuni versi quella del fumetto (che non è granitica e attinge le proprie radici in una saga che per certi versi si potrebbe definire antologica), ma che viene brillantemente adattata per il piccolo schermo. Da non sottovalutare è anche l’estetica, fondamentale quando si tratta di creare nuovi mondi. Il regno dei sogni sembra uscito da un libro fantasy, una visione in piena sintonia con l’immaginario del subconscio, dove non ci sono freni né inibizioni. La serie tv gioca con questi due mondi (quello contemporaneo e quello onirico) fino ad arrivare ad una battuta d’arresto che è rappresentata dalla seconda parte.
“24 ore” – The Sandman, la recensione
Il quinto episodio – dal titolo “24 ore” – funziona da spartiacque, sancendo una prima parte introduttiva e una seconda dove nuovi personaggi vengono aggiunti al già ampio mondo. Protagonista della puntata è John Dee, conosciuto dagli appassionati come Doctor Destiny, interpretato da un bravissimo David Thewlis che riesce a portare sullo schermo un villain mosso da un obiettivo soltanto: John brama un mondo dove tutti sono onesti gli uni con gli altri.
L’intero episodio è ambientato in un diner dove i pochi avventori diventano le pedine dell’esperimento sociale di John. Nella seconda parte della stagione, le puntate si concentrano maggiormente sulla storyline di Rose e dei suoi familiari e su Corinzio, confermando la narrazione inusuale adottata dagli autori nel dare meno spazio al protagonista.
Un finale non all’altezza – The Sandman, la recensione
Sebbene Morfeo abbia meno screentime rispetto ai protagonisti a cui siamo abituati, tutto quello che accade ha delle ripercussioni sul suo personaggio e sul suo arco di crescita e rinascita. Questa scelta ha però un doppio risvolto: non viene mostrato meno solo Morfeo, ma anche il regno dei sogni e la mitologia creata da Neil Gaiman, concentrandosi invece sul regno della veglia e sulla lotta di Rose per l’affido. Ad essere il vero difetto della serie è il finale i cui eventi avrebbero avuto bisogno di maggior spazio e tempo per far presa sugli spettatori.
Ci troviamo davanti a uno di quei casi in cui in il numero di episodi oramai canonico per Netflix non è sufficiente ad ampliare quell’introspezione e caratterizzazione ai personaggi che The Sandman ha dimostrato saper fare fin dal pilot. Questo rende la seconda metà della stagione meno d’impatto delle prime puntate, che sono riuscite a stupire anche grazie alle ambientazioni e all’estetica dell’universo onirico. Ciò non toglie comunque pregio alla serie, che resta uno dei titoli più interessanti dell’anno.
The Sandman
Voto - 8
8
Lati positivi
- La struttura narrativa unita alle atmosfere oniriche brillantemente trasposte
- L'arco narrativo di Morfeo
- Il cast di attori regala delle prove recitative di alto livello
Lati negativi
- Le ultime tre puntate sono comunque valide, ma hanno meno impatto rispetto alla prima parte
- Alcuni eventi del finale avrebbero avuto bisogno di più tempo per essere approfonditi