The Social Network: recensione del film di David Fincher
La nostra recensione del film che ruota attorno alla creazione del fenomeno globale Facebook
Nel cinema, raccontare un evento che portò ad un cambiamento irreversibile non è roba facile. Ciò diventa più complicato quando al centro di questo cambiamento c’è un personaggio globalmente riconosciuto per la sua creazione. Ma la difficoltà maggiore si ha se si considera che la narrazione gioca su uno dei più grandi fenomeni sociali del nuovo millennio. Questo è quello che sicuramente hanno preso in considerazione Aaron Sorkin e David Fincher, quando nel 2010 hanno scritto, il primo, e diretto, il secondo, “The Social Network”. Questo film infatti ruota attorno agli eventi che portarono alla nascita di Facebook. Quest’ultimo è sicuramente il fenomeno di massa capace di descrivere nel migliore dei modi questo periodo storico-sociale. Gli oltre 500 milioni di utenti del social network ci fanno capire quanto questi siano ormai parte delle nostre giornate.
Incentrato prevalentemente sui fondatori del social network e sul fenomeno popolare che hanno generato, è stato candidato a ben otto premi Oscar, riuscendo ad aggiudicarsene tre. Il film, inoltre, è l’adattamento cinematografico del libro di Ben Mezrich “Miliardari per caso – L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento”. Titolo che definiamo estremamente azzeccato, se valutato in relazione al film. Analizziamo il film di Fincher, tra punti forti ed altri deboli, in questa recensione di “The Social Network”.
The Social Network recensione
Il film narra gli eventi che vanno dall’autunno del 2003 fino alla causa da 600 milioni di dollari indetta contro il fondatore principale di Facebook. Tutto ruota proprio attorno a Mark Zuckerberg, programmatore informatico e studente dell’università di Harvard. Una notte, dopo la rottura della sua relazione, crea FaceMash, un sito nel quale vengono messe a confronto foto di ragazze dell’università, nel quale si può votare la più attraente. Il sito nel giro di poche ore si diffonde nei campus e manda in crash i server dell’università. Mark e la sua scellerata azione vengono notati da un gruppo di studenti dell’ultimo anno, tra cui i due fratelli Winklevoss, che gli propongono di aiutarli nella creazione di “HarvardConnection”, sito in cui poter fare connettere gli studenti fra loro.
Mark però comincia a capire l’impatto sociale di tale operazione e convince il suo amico Eduardo Severin a finanziare il progetto “Thefacebook”, voltando pian piano le spalle ai fratelli che avevano pensato a tale progetto. Thefacebook diventa virale e comincia a diffondersi ad Harvard e in decine di università, attirando l’attenzione dello sregolato, eccentrico ma intelligente Sean Parker, fondatore di Napster. Da quel momento in poi le vicende dei protagonisti e della loro geniale idea cominceranno a prendere delle pieghe inaspettate, generando una spirale di “soldi, sesso, genio e tradimento”, citando il libro da cui è tratto il film.
Il senso della verità – The Social Network recensione
Ad Harvard ciò che conta, più dei voti, è essere qualcuno. Il discorso però può essere traslato nel contesto dell’intera civiltà, prevalentemente sui giovani. E questo David Fincher lo sa bene. Proprio per ciò egli non parla tanto di Facebook e della sua nascita, conflittuale e drammatica, ma principalmente sul desiderio di successo. Il regista ci mostra una realtà fatta di belve pronte a sbranare un membro della loro famiglia pur di arrivare a quel pasto tanto desiderato. L’indagine agisce dietro le quinte di un intero sistema di relazioni che non può fare a meno di scontrarsi con i milioni di punti di vista sulla realtà. Ed è proprio su queste basi che il film scardina tutto il suo potenziale: sui punti di vista e sulla realtà individuale, sulla verità individuale.
Fin dall’inizio, dai primi confronti, dalle prime battute, cominciamo a renderci conto che “The Social Network” ci prende in giro. Lo fa parlandoci di qualcosa e poi smentendolo, arrivando a farci mettere in discussione ogni cosa che vediamo. La nostra verità è relativa. Proprio come quella degli altri. Ogni verità è personale, soggettiva, sempre revisionata. L’intreccio narrativo porta lo spettatore ad addentrarsi fino n fondo in questa rete di vicende e verità, ognuna diversa ma ognuna riguardante uno stesso argomento. Il reale, ciò che diamo per assodato, perde la sua importanza dinanzi a ciò. Ma il film, nelle due ore, non perde mai di lucidità, non ingarbuglia lo spettatore in un vortice di voci insostenibili. Anzi, prosegue liscio senza mai lasciarsi dietro la fluidità, anche se spesso alcune citazioni tecnico-scientifiche potrebbero far storcere il naso.
Zuckerberg vs tutti – The Social Network recensione
Come affrontare una vicenda così tanto turbolenta e gli albori di un fenomeno così tanto importante per la società di oggi? Il regista David Fincher, lo sappiamo, non ha abituato il pubblico a messe in scena semplici e lineari. La figura di Mark Zuckerberg è sì il fulcro della narrazione e il cuore del film, ma Fincher in “The Social Network” dispone i protagonisti e gli eventi l’uno difronte all’altro, facendoli dialogare incessantemente. Il punto di vista non è univoco, come ci potremmo aspettare, ma anzi si biforca fino a creare intrecci vorticosi che sono specchio dei complessi rapporti sociali della nostra società. Fincher mette nella condizione tale di poter far dire la sua verità ad ognuno, tutto posso e devono.
La trovata geniale quanto inizialmente spiazzante, è quella di far svolgere l’azione scenica su più piani temporali: quello nel quale accadono le vicende cardine e quello, importante per cogliere l’intreccio, nel quale avviene il processo contro Zuckerberg. Il film è così un coro in cui le voci che cantano sono tutte diverse, ognuna ha tonalità e intonazione che la distinguono da quella accanto. Ma soprattutto ognuna canta testi diversi. Lo spettatore, in mezzo a questo aggrovigliarsi di voci, deve capire cosa è veramente accaduto. Aaron Sorkin moltiplica i punti di vista in relazione alle molteplici linee narrative. Il dramma si compie perché non riusciamo a distinguere quale di queste sia quella reale. E l’eroe d turno, Mark Zuckerberg è l’insieme di queste conflittualità narrative: egli è, agli occhi dello spettatore, prima vittima poi carnefice, poi nuovamente vittima e così via. Concetti opposti ma così vicini, che formano il dramma.
Dramma a tutto tondo – The Social Network recensione
Uno dei punti di forza del film è sicuramente la prova attoriale di un cast calato perfettamente nella parte, fino a risultare i veri protagonisti della vicenda reale. Le situazioni grottesche sono inscenate, dagli attori, senza strafare, mai irrealistiche. Jesse Eisenberg ed Andrew Garfield sono due attori, bravissimi per altro, ma si fa fatica a pensare che non siano i veri Mark ed Eduardo. Per il primo rimane ancora l’amaro in bocca per il mancato Oscar, seppur meritato. I due tengono in mano le redini del ritmo psicologico del film, scandito da una colonna sonora che fa altrettanto. Questa, composta da Trent Reznor e Atticus Ross, è vibrante ed energica, genera tensione e mescola generi e suoni diversi.
Fincher, come già detto, non mette in scena un film su Facebook. Egli sviluppa cinematograficamente un’ossessione, lo sviluppo della storia di un ragazzo solo e con la volontà di essere. A questo punto, volgendo uno sguardo alla prima ed illuminante scena nel bar, tutto sembra porta a questa idea: “The Social Network” non è Facebook e neanche Zuckerberg, è “semplicemente” un quadro di una generazione, di un contesto sociale. Un dramma che, nelle premesse, non si allontana dal concetto de “Il cigno nero” di Aronofsky. Il regista crea così una vertiginosa giostra di emozioni e tensione figlia di una sceneggiatura frenetica, dall’abilissima mano di Sorkin.
The Social Network, di David Fincher
Voto - 9
9
Lati positivi
- La messa in scena drammatica: l’intreccio tra diverse verità genera un mood narrativo che lascia il segno
- La temporalità sfalsata: una perfetta trovata per rendere più dinamico il confronto tra le parti nel corso della storia
- Le incredibili prove attoriali
- La colonna sonora: tensione e mix di generi
Lati negativi
- Alcuni tecnicismi risultano poco comprensibili