The Terminal: recensione del film con Tom Hanks

Ecco la nostra opinione sul film The Terminal con protagonista Tom Hanks

Presentato come film fuori concorso alla 61esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, The Terminal è l’ennesima pellicola che vede rinnovare il connubio artistico tra il regista Steven Spielberg e il poliedrico Tom Hanks. Infatti, dopo le fruttuose collaborazioni in Salvate il soldato Ryan e Prova a prendermi, Spielberg decise di puntare nuovamente sull’attore con una commedia impegnata.

Il film è ispirato alla vera storia del rifugiato Mehran Karimi Nasseri, un rifugiato iraniano che visse ben 18 anni all’interno dell’aeroporto francese Charles De Gaulle. Il film vanta anche la partecipazione di un cast di non poco conto. Nei panni di Amelia, l’hostess di volo di cui Viktor si innamora, c’è una complicata Catherine Zeta Jones. A rivestire il ruolo dell’inflessibile capo della sicurezza abbiamo Stanley Tucci (Frank Dixon), mentre il polemico amico di Viktor è interpretato da Kumar Pallana (Gupta).

The Terminal: recensione

Viktor Navorski (Tom Hanks) è un cittadino (dell’immaginario paese) della Cracovia che decide di dirigersi a New York per realizzare il sogno del padre, amante del jazz. Arrivato all’aeroporto internazionale John Fitzgerald Kennedy, Viktor viene bloccato e costretto a rimanere nel terminal a causa di un problema burocratico. Durante il volo infatti, la Cracovia ha subito un duro colpo di stato che ha portato all’immediata invalidità del passaporto di Viktor. Senza visto, né passaporto valido, Navorski non ha la possibilità di tornare nel suo paese e, contemporaneamente, di varcare le soglie dell’aeroporto.

Il capo della sicurezza Frank Dixon decide quindi di confinare l’uomo all’interno del terminal internazionale, aspettando il momento in cui avrebbe infranto la legge uscendo dall’aeroporto. Viktor invece, dopo la drammatica scoperta della guerra nel suo paese, si fa forza ed impara a vivere nel terminal. La sua condizione di apolide lo porterà a rimanere lì per mesi. Durante la sua permanenza però, Dixon cerca in tutti i modi di espellere, o comunque liberarsi, di Viktor; pur di ottenere la promozione da lui tanto agognata.

Viktor nel frattempo vive al meglio la vita al terminal, attendendo il momento in cui sarà libero. Il “Io attendo” pronunciato da Tom Hanks, è la frase che meglio rappresenta la condizione di un uomo che non arriva, né parte, bloccato in un luogo di passaggio. Navorski quindi è, paradossalmente, un uomo solo fra la gente che cammina sui scivolosi pavimenti del terminal. Non capisce e non parla l’inglese, e l’unica cosa che gli dà la spinta per non sprofondare è quel barattolo di peanuts che porta sempre con sé. Un barattolo pieno di sogni e di speranza.

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The Terminal: l’America dei sogni?

L’America è sempre stata idealizzata come il paese in cui tutto è possibile, dove si possono avverare i sogni. Vuoi un lavoro importante? L’America te lo offre. Vuoi una vita mondana? L’America te la offre. Ma non sempre tali promesse vengono mantenute. Nel film, Spielberg ritrae e indaga un paese severo e arrivista, che mette al primo posto l’ambizione e il potere. Dixon non vuole piegarsi alla carità verso un uomo in difficoltà. La sua unica preoccupazione è quella di liberarsi di un peso che gli potrebbe impedire di fare carriera. Non c’è vantaggio nell’aiutare una persona che non si conosce solo per il desiderio di farlo.

É l’America del tornaconto, in cui ad un favore si risponde con una ricompensa. Viktor rappresenta una coscienza ormai sepolta sotto gli sfarzi e i barlumi del potere, di cui gli uomini sono sempre più assetati.

L’America però è anche altro. Dietro la facciata di arrivismo e potere, esiste l’America più umana: quella della solidarietà. Specialmente nei momenti più duri e difficili, gli americani hanno l’incredibile capacità di unirsi ed aiutare il prossimo. Nel film si può vedere questa condizione nel momento in cui Viktor vede svanire la possibilità di realizzare il sogno del padre. Ma è proprio nel momento dello sconforto che nasce la fratellanza.

The Terminal: l’interpretazione di Tom Hanks

Vincitore di due premi Oscar, Tom Hanks non si è mai lasciato travolgere dal successo dei film da lui interpretati. Con The Terminal, Tom dà ancora prova del suo buon fiuto nel scegliere sempre bei ruoli (grazie anche all’amicizia con Steven Spielberg). Nonostante abbia interpretato parti più drammatiche (consiglio di leggere I 10 personaggi più drammatici interpretati da Tom Hanks), l’inarrestabile Hanks sa farci emozionare anche con un personaggio buffo e particolare. Viktor sembra essere stato creato su misura per Tom, la cui interpretazione è totalmente naturale e reale I gesti del corpo, le espressioni facciali sono le caratteristiche che rendono questo personaggio unico ed indimenticabile.

Tom Hanks è un attore molto versatile, in grado di ricoprire ruoli e personalità differenti. Ciò che sorprende nel film è la facilità con cui riesca a passare da scene “comiche” a scene drammatiche. Il momento in cui Viktor scopre attraverso la televisione che nel suo paese è esplosa una guerra, è forse il momento più straziante della pellicola. Tom è in grado di farti percepire la tristezza e la confusione di un uomo lontano da casa. Ma anche di un uomo che si trova in un paese straniero di cui non conosce la lingua.

Insomma Tom Hanks non delude mai e ci regala ancora una volta una performance degna di nota.

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The Terminal: conclusioni

Si può affermare tranquillamente che The Terminal non rappresenta uno dei capolavori del regista Steven Spielberg. E’ una pellicola che scorre bene, nonostante sia presente qualche caduta narrativa, ma non si può definire certo uno tra i migliori film che Spielberg abbia creato.

La pellicola si presenta come una commedia, grazie alla quale lo spettatore può godersi tranquillamente due ore della giornata. Sono presenti tutti gli elementi che la caratterizza: la storia d’amore, l’amicizia, il cattivo che distrugge il piano del protagonista. Ed è forse proprio per questo motivo che The Terminal non si possa considerare uno dei maggiori successi di Spielberg. Il regista non indaga in modo più profondo la situazione americana e si limita a raccontare ciò che è più evidente. In questo modo Viktor, coscienza assopita, non si trasforma nella leva necessaria per scoprire ciò che si nasconde dietro l’America dei sogni.

Uno dei punti di forza del film è la colonna sonora. Steven Spielberg chiede ancora una volta al compositore John Williams di creare la giusta atmosfera. Le melodie si incastrano perfettamente ed in modo quasi assurdo, alle situazioni vissute da Viktor. Esse sembrano raccontare quasi una sorta di storia fiabesca e magica, soprattutto grazie alla combinazione di strumenti come flauti e trombette.

The Terminal

Voto Criteria - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Interpretazione di Tom Hanks
  • La fantastica colonna sonora
  • Storia interessante

Lati negativi

  • Alcune scelte di narrazione sbagliate

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