Too Old To Die Young: recensione del quarto episodio della serie di Nicolas Winding Refn
Ecco la recensione dell'episodio 4 di Too Old To Die Young, la serie tv di Nicolas Winding Refn
Too Old To Die Young recensione quarto episodio. Filmpost prosegue il percorso di analisi episodio per episodio della serie tv di Nicolas Winding Refn. Il primo episodio ha caricato di aspettative, ma ha lasciato anche delle perplessità; il secondo atto è stato interlocutorio e il terzo ha iniziato a sviluppare la trama, come sarà stato questo quarto episodio? Scopritelo leggendo la nostra recensione.
Nel terzo episodio era stato introdotto il personaggio di Viggo, sicario che incrocia la strada del giovane e promettente detective Martin Jones (Miles Teller). Un sicario Viggo, ma che ritiene di avere un propria “morale” che rende tutto più sopportabile nel mondo nichilista che Refn ha messo in scena in questa serie tv. Il sistema filosofico che regge la morale dell’uomo attira molto Martin al punto che i due iniziano a passare del tempo insieme. Nella loro solitudine, che li ha fatti incontrare, i due inizieranno ad “imparare” l’uno dall’altro e sopratutto il detective Jones prenderà il coraggio di provare a cambiare la sua vita.
Indice:
- Incipit
- L’architettura del micro-cosmo di Too Old To Die Young
- Considerazioni finali sull’episodio 4
Too Old To Die Young: recensione quarto episodio – L’incipit
La Torre (questo il nome del volume 4 della serie tv) ha un inaspettato cambio di rotta. La relazione tra Martin e Viggo colora di “umanità” l’universo che Refn stava dipingendo dall’inizio della serie tv. Continuiamo ad essere calati in un mondo di uomini brutali e di violenza perversa, nemmeno la morale da giustiziere della notte di Viggo scamperà alla dannazione. Egli ha infatti ancora poco tempo da vivere, e tuttavia trova in Martin una persona con cui può confidarsi. Sembra quasi trovare nel giovane detective un successore che porti avanti il suo progetto di giustizia.
E d’altronde Martin trova nell’assassino dall’occhio di vetro una figura quasi paterna. Sembra folle trovare dell’umanità nei loro discorsi sulla necessità di liberare – con la giustizia privata – il mondo da criminali (macchiatisi sopratutto di reati sessuali); eppure in questo quarto episodio Nicolas Winding Refn svela anche il meccanismo mentale per cui Martin è così attratto dalla figura di Viggo. I due sono simili perché entrambi sono “assassini nati”, l’omicidio è una cosa che riesce loro naturale. La componente brutale dell’umanità in loro non è soppressa ed anzi è alimentata. Ma il personaggio di Miles Teller sa che la sua natura di assassino è ora incanalata in una direzione sbagliata. Uccidere a servizio del gangster Damian – senza sapere il perché – è un agire che non lascia impassibile Martin, che pure sappiamo essere in grado di amare.
Martin trova nel pensiero e nell’agire del sicario Viggo un qualcosa da emulare. Imitare per sopprimere il senso di colpa che, se pur non si vede, si sente nell’animo del detective Jones. Egli ormai travolto nel turbinio di follia del mondo di Too Old To Die Young sembra aver perso l’anima. Seguire Viggo nella sua missione è una chance per recuperare la sua anima.
Too Old To Die Young: l’architettura del mondo creato da Refn
L’episodio 4 di Too Old To Die Young è cruciale perché svela, oltre all’attrazione di Martin per Viggo, il senso ultimo di questo mondo creato da Refn. Perché se finora la serie tv aveva dato ottimi spunti di riflessione, risultava ancora poco chiaro – per quanto caratteristico del cinema dell’Autore – cosa realmente muoveva questo micro-cosmo. L’estremizzazione di certi atteggiamenti, di certe tendenze, di certi modi di essere dell’uomo servono a Nicolas Winding Refn per discutere della psiche umana.
In questa serie tv però sembrava sfuggire il nucleo che alimenta la follia criminale che vediamo nei primi episodi. Refn allora mette in bocca al “missionario” Viggo il senso del mondo che muove Too Old To Die Young. Il sicario dice al detective Jones che l’umanità con il progredire della tecnica, della civiltà e, in parte, del benessere generalizzato ha pian piano soppresso la sua “naturalità”. L’uomo prima del progresso aveva in sé una componente ferina che fluiva; oggi nel mondo fatto di sovrastrutture e convenzioni sociali e morali questo lato è stato soppresso. Eppure, come quando si nasconde la polvere sotto il tappetto, questa componente umana tende a fuoriuscire, surrogata nella peggiore delle maniere.
Refn svela l’angolo di visuale di Too Old To Die Young. Ai margini di questa “società del benessere” la violenza contro uomini, donne, bambini e la criminalità senza limiti di perversa ferocia sono all’ordine del giorno. Non è un mondo lontano dal nostro quello della serie di Nicolas Winding Refn: è solo l’estremizzazione di una componente naturale del nostro essere che in questa società si è degradato. Le nostre pulsioni sopite oggi rischiano di esplodere nel peggiore dei modi, nessuno è esente da questa mutazione.
Too Old To Die Young: recensione quarto episodio – Considerazioni finali
Il regista, certo, non giustifica una società senza regole, vissuta sul principio dell’homo homini lupus. Ma vuole ragionare su un assunto di base. E se questa società densa di regole e di “tappe obbligate”, volte all’ossessiva realizzazione dell’individuo, avesse creato un realtà parallela mostruosa? Può forse essere che questa società edonista, società del “bello” e del “ricco”, avesse fatto nascere nell’uomo il germe della stessa disumanità? È possibile. D’altronde in tutte le opere recenti di Refn c’è questo filo invisibile che lega bellezza, morte e malattia.
C’è sempre una componente patologica e inquietante nella messa in scena dell’Autore. La costruzione scenica così artisticamente potente è sempre legata alla percezione di un malessere non ben definito. Il bello della nostra società oggi forse nasconde una psiche collettiva brutale. Così Refn mescola perfettamente la critica del cinema di genere (tipica dell’opera di John Carpenter, ad esempio) e l’indagine della patologia psichica (tanto cara al cinema europeo, si veda il primo Polanski) in un mix assai impattante.
Dunque, questo quarto episodio finalmente inizia a sciogliere dei nodi, sviluppando la trama, che sicuramente allaccia l’opera di Too Old To Die Young in maniera adeguata al mezzo utilizzato. Indubbiamente oggi la “serie tv” è un mezzo molto più volto al grande pubblico rispetto al cinema. E a tal proposito è da elogiare e non da criticare lo “spiegone” (usiamo un termine volutamente atecnico) che Refn utilizza in questo episodio 4. Si può concludere dicendo che questo episodio è complesso, ma dà delle certezze. Si poteva avere l’impressione che Refn utilizzasse TOTDY per dirigere 10 “mini-film” per sé stesso. Invece saremo traghettati nella seconda metà dell’opera con la sicurezza che c’è una visione narrativa unitaria dell’opera; le basi per “arte televisiva” sono ora ben salde.
Too Old To Die Young episodio 4
Voto - 8
8
Lati positivi
- Fornisce una chiave di lettura all’opera
- Trama ben sviluppata
Lati negativi
- Contenuto complesso