Toy Story 4: la recensione del film firmato Disney-Pixar
Ecco a voi la recensione del nuovo film di Toy Story, tra vecchie glorie e nuovi personaggi
Toy Story 4 recensione. Quando un nuovo capitolo di Toy Story è stato annunciato, in molti abbiamo storto il naso. Aggiungere un film, una nuova storia, a quello che a detta di tutti era un finale perfetto, sembrava non solo uno spreco di energie, ma anche un mero espediente per fare soldi. E invece Toy Story 4 è riuscito a superare ogni pregiudizio, riportando sul grande schermo quei giocattoli che hanno accompagnato l’infanzia di innumerevoli bambini; che li hanno seguiti durante la loro adolescenza e che adesso, magari, strizzano loro l’occhio in qualità di adulti.
Dopo il primo film del 1995, a cui seguiranno il secondo e il terzo rispettivamente nel 1999 e nel 2010, Toy Story torna a sorprendere. Sì, perché dopo aver concluso quella che sembrava essere una trilogia con un cerchio perfetto, il regista Josh Cooley, sviluppando il soggetto di John Lasseter, Pete Docter, Andrew Stanton e Lee Unkrich, è riuscito a sviluppare quella che potrebbe essere vista come una storia coming-of-age universale. Dove, però, a maturare e prendere consapevolezza questa volta non sono dei giovani, ma dei giocattoli, Woody in particolare. Il cowboy, difatti, è il protagonista indiscusso di questa nuova storia; e mentre Buzz, Jessie e gli altri passano momentaneamente in secondo piano, quello che era il giocattolo preferito di Andy si ritrova a dover accettare la sua nuova condizione, prendendo consapevolezza di ciò che ancora può offrire al mondo. E, soprattutto, di cosa il mondo può offrire a lui.
Indice
Trama – Toy Story 4 recensione
Nel 2010, con Toy Story 3 – La grande fuga, avevamo lasciato i nostri giocattoli preferiti alle porte di una nuova avventura. Con Andy ormai pronto a lasciare casa per il college, Woody, Buzz, Jessie e tutti gli altri avevano – dopo mille peripezie – trovato una nuova casa. Bonnie li aveva accolti a braccia aperte, giocando con loro con tutto l’amore di cui era capace. Tuttavia, quando per anni sei stato il giocattolo preferito di qualcuno, non è facile lasciarsi alle spalle quella che per te è stata l’amicizia più importante del mondo. E così si sente Woody, ormai rilegato al ruolo di “giocattolo qualunque”, a volte protagonista e a volte lasciato in disparte.
Ma il senso del dovere dello Sceriffo non vacilla neppure per un attimo, e pur ancora stretto al ricordo di Andy, Woody vuole solo il meglio per Bonnie. Così, quando la bambina è in procinto di affrontare il suo primo giorno di asilo, il cowboy scivola nel suo zainetto per assicurarsi che tutto vada come deve andare. Ed è proprio all’asilo che succede qualcosa di inaspettato. Bonnie – con l’ausilio di Woody – raccimola degli oggetti, della spazzatura, e grazie al suo estro creativo crea un nuovo giocattolo, che prende letteralmente vita: Forky. La presenza di Forky condurrà i protagonisti, Woody in primis, ad affrontare un nuovo viaggio (questa volta letteralmente). E sarà proprio durante questa avventura che il gruppo si separerà, incontrando sia nuovi giocattoli, sia vecchi amici di lunga data.
Un viaggio inaspettato
Toy Story 4 si presenta, come già accennato nell’introduzione, come una storia di formazione. Ma se nel terzo capitolo a crescere era Andy, questa volta a maturare sono i giocattoli stessi. Woody, in particolare, incarna un ruolo fondamentale, diventano il protagonista assoluto ancor più che nelle pellicole precedenti. Premuroso, affettuoso, fedele e leale, Woody si vede messo in un angolo perché, semplicemente, ogni bambino è diverso, e Bonnie preferisce vedere Jesse (con una strizzata d’occhio non troppo velata al girl power) come sceriffo. Ma il giocattolo non si arrende, e pur soffrendo per questa nuova rotta non lascia Bonnie da sola. E sarà proprio questa sua volontà a dare vita a un nuovo viaggio, che lo condurrà davanti a una scelta che, anni addietro, lo aveva già tentato.
Così Woody matura, capisce di non dover vivere soltanto per essere il giocattolo di qualcuno, ma anche per se stesso. Una crescita emotiva di tutto rispetto, sviluppata in maniera progressiva e mai banale. Uno sviluppo che lo vede confrontarsi con realtà diverse, quelle dei giocattoli perduti, abbandonati o, anche, dimenticati. E proprio questa nuova realtà con cui si confronta fa sì che Woody si ritrovi faccia a faccia con Bo Peep, la pastorella che, nei primi due capitoli dedicati al mondo dei giocattoli, apparteneva alla sorella di Andy e che, nel terzo capitolo, era assente per motivi sconosciuti – ma che verranno rivelati in questo ultimo film.
Aspetti tecnici
Sotto il punto di vista tecnico, Toy Story 4 è encomiabile. La straordinaria capacità dei prodotti Pixar di non vacillare neppure per un secondo ben si concretizza in questo quarto capitolo. Ogni dettaglio della costruzione in computer grafica (di cui, ricordiamo, il primo Toy Story del 1995 fu il pioniere) è curato in maniera minuziosa. E di ciò ne abbiamo testimonianza fin dai primissimi fotogrammi, che ci presentano un temporale talmente perfetto da mettere in discussione la sua creazione artificiale.
Le stesse espressioni dei personaggi, i primi piani e i loro movimenti si presentano prive di qualsiasi difetto; non che ci aspettassimo diversamente. Anche la componente musicale è perfettamente abbinata ai movimenti di macchina. Questi ultimi risultano precisi e minuziosamente curati, tesi il più delle volte a sottolineare la componente narrativa del film, oltre che a dare sfoggio di una abilità tecnica indubbia.
Una menzione particolare la merita poi il doppiaggio, che in lingua italiana ha visto un cambio dietro le quinte, a causa della prematura scomparsa di Fabrizio Frizzi, voce storica di Woody (in lingua originale doppiato da Tom Hanks). Al suo posto è subentrato Angelo Maggi, doppiatore con una longeva carriera alle spalle. Il risultato finale è decisamente buono, seppur difficile da accettare da parte di chi, per anni, ha associato una determinata voce al volto del nostro sceriffo preferito.
Conclusioni – Toy Story 4 recensione
Ciò che si evince dalla visione di Toy Story 4 è che quello che ci ritroviamo a vedere non solo è un ottimo prodotto di animazione, ma anche un ottimo film in generale. Caratterizzato da una tecnica eccellente, e da uno sviluppo narrativo oltremodo curato, il film della Disney-Pixar si lascia apprezzare senza alcuna difficoltà.
Ovviamente, eguagliare o superare la forza emotiva del terzo capitolo – che, ammettiamolo, aveva lasciato migliaia e migliaia di persone in lacrime – sarebbe utopico. Tuttavia, non mancano momenti legati al sentimentalismo, anche se toccano meno le corde dello spettatore, per un motivo o per un altro. Le reunion, gli arrivederci o gli addii arricchiscono un quadro che già di per sé perfetto, creando un’armonia che, per i più scettici, risultava impossibile da raggiungere.
Toy Story 4 ci dimostra ancora una volta che la dedizione a un progetto, se portata avanti per i motivi giusti, può dar vita a prodotti degni di encomio. Non era facile riaprire la strada dopo il terzo film; ma mescolando i generi, sfruttando al massimo le potenzialità tecniche e della scrittura dei personaggi, il risultato non poteva che essere del tutto positivo.
Toy Story 4
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Costruisce una storia coerente e di crescita
- Maestria tecnica indubbia
Lati negativi
- Colpisce poco a livello sentimentale