Trotsky: recensione della serie TV sul celebre rivoluzionario
In occasione dei cento anni della Rivoluzione d'Ottobre, una grande produzione russa racconta le vicende di Lev Trotsky
Si sa. La piattaforma Netflix è solita regalarci perle di alto valore. Nell’attività di ‘ricerca’ è possibile imbatterci in un prodotto, quasi o totalmente sconosciuto, e restare affascinati e contenti, tanto da consigliarlo al mondo intero. In occasione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre, Alexander Kott e Konstantin Statsky, hanno diretto Trotsky. Questa è una serie TV storica-biografica, incentrata sulla vita del celebre rivoluzionario sovietico Lev Trotsky. La serie è composta da 8 episodi racchiusi in un’unica stagione. Essa è andata in onda per la prima volta nel novembre 2017 su Channel One, il principale canale televisivo russo. Ora è disponibile sulla piattaforma Netflix, in sola lingua originale, con l’ausilio dei sottotitoli. Ecco quindi la recensione di Trotsky.
Trotsky: trama
Come si evince dall’omonimo titolo, Trotsky ripercorre tutti i principali avvenimenti che vedono come protagonista Lev Trotsky. Si mette in luce il punto di vista del rivoluzionario sulle rispettive vicende che portarono allo scoppio della Rivoluzione nel 1917; l’ascesa al potere mediante i bolscevichi; le relative lotte interne al Partito Comunista Russo. Fino al suo esilio avvenuto in Messico all’indomani dell’ascesa di Stalin, dove Trotsky fu ospite di Diego Olivera e Frida Kalho.
La narrazione si avvia con il Trotsky esiliato e oramai anziano. Dopo essere sopravvissuto all’interno della sua residenza ad un attentato per mano di alcuni sicari stalinisti, decide di scrivere il personale testamento politico, consapevole ormai che il suo acerrimo nemico l’avrebbe fatto fuori da un momento all’altro. Chiama, allora, un giornalista canadese, Jackson, noto per nutrire simpatie staliniste. Trotsky, durante i relativi colloqui, lo invita a cambiare idee politiche, cercando di convincerlo sulla bontà della sua ideologia, in modo da poter donare, ai posteri, una corretta visione della sua persona.
Così la serie ripercorre, tramite flashback, tutti gli eventi legati alla Rivoluzione, alla gestione del potere sovietico, focalizzandosi principalmente sul protagonista. Trotsky vuole offrire un quadro diverso rispetto a ciò che siamo abituati a considerare, storicamente parlando. Racconta in modo sincero la maniera con cui Trotsky è diventato il profeta della Rivoluzione, partendo da una condizione di oppressione e marginalizzazione.
Trotsky: calati nella storia
Oltre agli aspetti tecnici, che analizzeremo più avanti, il fattore storico è, senza dubbio, una perla dal valore inestimabile. Infatti gli elementi storici sono curati talmente nei minimi dettagli da raggiungere vette così alte che non si vedevano dai tempi di Band of Brothers.
Possiamo affermare, senza eccessive pretese, che i vari personaggi presenti nella serie sono la fotocopia, per non dire i cloni, dei protagonisti storici realmente vissuti. E non ci limitiamo a segnalare l’esattezza alla sola e semplice somiglianza fisica. Nessun dettaglio è stato trascurato. I gesti, le movenze, il modo di esprimere un discorso. Tutto ricorda perfettamente quegli uomini che hanno scritto la storia. Come se quest’ultima venisse narrata sotto i nostri occhi, rispettivamente in otto episodi.
Trotsky è presentato in modo ambiguo e sfaccettato. Da un lato assistiamo alla formazione dell’aspetto più rivoluzionario e accattivante. Notiamo la sua bravura nell’ipnotizzare le masse, mediante i principi di uguaglianza e giustizia. Dall’altro lato, invece, abbiamo la figura di un Trotsky cinico, irruento, con un ego smisurato, pronto ad utilizzare la forza quando serve. È un personaggio segnato da sfumature umane e disumane. Una figura incerta, delineata dagli avvenimenti storici a cui partecipa.
Come è stato giustamente sottolineato dalla critica, Trotsky cede ad una commercializzazione, in modo tale che il grande pubblico possa comprenderlo del tutto. Egli diventa un’icona, da un fascino sicuro, incontrastato, unito da vari lati oscuri, tipici di ogni personaggio forte e carismatico.
Trotsky: aspetti tecnici
Durante la produzione, la serie ha ottenuto un budget elevato che ha saputo ben utilizzare. Da un punto di vista tecnico riesce a coinvolgere e ad intrattenere, grazie alla cura minuziosa dei dettagli estetici, alla regia e alla fotografia (che a tratti ricorda serie come Peaky Blinders).
La scenografia è ottima, un mix di narrazione e azione, aiutata da un montaggio originale, dinamico e da effetti speciali ben costruiti. Trotsky è una serie che unisce una buona narrazione storica e dinamicità soddisfacente. L’azione non cede ad esagerazioni, imbevuta da elementi di pathos, senza alcun calo di ritmo. Non nascondiamo che sono presenti aspetti romanzati, i quali sacrificano, solo parzialmente, la verità storica. Ciò, tuttavia, non inficia né sulla serie né sul fondamento storico. Molti avvenimenti sono narrati in modo fedele, affiancati da narrazioni utili.
Lo stesso Trotsky è descritto in maniera coerente. Dalla sua gioventù, con un’ottima attenzione alle origini ebraiche, alla costruzione della coscienza rivoluzionaria durante gli anni della guerra. Passando, poi, tra le vicende che l’hanno visto protagonista della presa del palazzo d’inverno, della costruzione dell’Armata Rossa, fino al suo esilio in Messico con la sua amata e fedele moglie Natasha.
Trotsky: conclusione
Trotsky è, senza dubbio, un ottimo prodotto da guardare. È rivolto ad un pubblico eterogeneo, che strizza l’occhio ai più giovani. Tuttavia ci teniamo a precisare che si tratta pur sempre di una serie e non di un documento storico. Di certo ci aiuta a comprendere alcuni avvenimenti legati alla storia mondiale, consci, tuttavia, che Trotsky è presentato in modo esagerato ma utile alla narrazione.
Trotsky
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- Trama
- Fotografia
- Sceneggiatura
Lati negativi
- Elementi romanzati