Twilight of the Gods: recensione della serie d’animazione di Zack Snyder
Nonostante i difetti non manchino, la miniserie Netflix co-creata e diretta dal regista di 300 rilegge i miti norreni in modo originale, dimostrandosi più interessante e suggestiva del previsto.
Dal 19 settembre è disponibile su Netflix la serie d’animazione co-creata e diretta da Zack Snyder, Twilight of the Gods. Una storia di sesso, amore e violenza che guarda alla mitologia norrena filtrandola attraverso l’estetica, il gusto del racconto e il senso dell’epica tipici del regista statunitense. Il risultato è una miniserie che fa del suo tratto essenziale ed evocativo il mezzo ideale per rielaborare in maniera originale il mito, adattandolo a una storia fatta di disperazione e vendetta.
Prodotta dalla Stone Quarry Animation del regista in collaborazione con la francese Xilam Animation, e scritta da Snyder stesso assieme a Jay Oliva ed Eric Carrasco, Twilight of the Gods continua così il sodalizio dell’autore di Rebel Moon con la piattaforma portandolo verso nuove storie e nuove sfide produttive. Un’esperienza decisamente evocativa e interessante che pare tenere sotto controllo lo sguardo debordante e ipertrofico del regista senza però snaturarlo, dando vita a una storia sicuramente non per tutti i gusti ma a tratti efficace e suggestiva.
Indice:
Trama – Twilight of the Gods recensione
Sigrid (Sylvia Hoeks) e Leif (Stuart Martin) si incontrano sul campo di battaglia ed è amore a prima vista. La donna guerriera, però, non appartiene al mondo di Leif bensì a quello dei giganti, da cui se ne è andata per via della sua natura di mezza umana. Quale momento migliore, allora, per tornare nella sua terra natia se non quello di celebrare il matrimonio con l’amato? Ma il giorno delle nozze, per puro capriccio, il dio Thor (Pilou Asbæk) stermina tutta la famiglia di Sigrid senza accorgersi di avere inavvertitamente risparmiato la coppia.
È a questo punto che Sigrid, su suggerimento del dio dell’inganno Loki (Paterson Joseph), anch’esso interessato ad uccidere Thor, comincia a organizzare la sua vendetta. Per prima cosa dovrà trovare cinque guerrieri senza paura e con loro marciare fino alle porte di Asgard per distruggere non solo Thor ma la sua intera casata. Tra giganti, draghi e dei decaduti il viaggio non sarà però facile.
Un grande racconto epico
Non avevamo ancora metabolizzato del tutto quel trionfo dell’eccesso e del ralenti sconsiderato che era Rebel Moon che ecco Netflix tornare a minacciarci con la prima serie d’animazione firmata da Zack Snyder. Twilight of the Gods, però, non è l’ennesimo progetto megalomane del regista di Batman v Superman, ma anzi una serie stranamente più solida e centrata del previsto. Sarà per il materiale di partenza, sarà per le possibilità inedite garantite al regista dall’animazione, fatto sta infatti che la miniserie, al netto dei suoi scontati e oramai prevedibili difetti, è quello che la grande (?) saga fantascientifica con protagonista Sofia Boutella non ha saputo o potuto essere.
Un vero racconto epico, insomma, la cui solennità ed enfasi paiono perfette per lo sguardo ipertrofico del regista di 300, qui dietro la macchina da presa del primo e dell’ultimo episodio, ma il cui tocco pare aleggiare per tutto il corso della narrazione. Una storia seriosa, violenta ed evocativa fissata dal regista e produttore in quadri in movimento, in una sorta di versione stilizzata, illustrata e compressa dell’intero corpus dei miti norreni.
Riscrivere il mito
È da questo approccio che prende piede la storia di sangue, sesso e vendetta di Sigrid, metà umana e metà gigante in cerca di un posto nel mondo dopo aver perso drammaticamente la sua famiglia. Una storia che unisce personaggi più o meno conosciuti al grande pubblico (da Thor, Loki e Odino fino a Freya, Baldur e Andvari), ma li fa interagire in modo inedito e interessante, rielaborando i miti di partenza in maniera originale e non scontata e affrontando temi “maturi” come perdita, destino e vendetta.
Per farlo Twilight of the Gods si affida a un’animazione dai tratti semplici ed evocativi al tempo stesso (stile bidimensionale, colori netti e forti contrasti) e a un character design elaborato e ben riuscito, in grado di rendere i suoi personaggi sin da subito accattivanti e ben riconoscibili, smarcandoli da un’iconografia ormai abusata e donandogli uno spessore inedito, lontano da derive Marvel e affini.
Questione di stile
E se il tocco di Snyder si fa sentire prepotentemente, tra tempi fin troppo dilatati e una gestione dell’azione fatta di pause, momenti plastici e improvvise esplosioni di violenza, questa volta pare non surclassare la storia raccontata mettendosi invece al servizio di una narrazione per quanto possibile rigorosa e ben calibrata, in grado di spaziare dai flashback ai racconti autonomi, dai momenti intimi alle sequenze corali.
Alternando momenti drammatici a grandi scene di guerra, le storie di vita dei protagonisti a sequenze più evocative, Twilight of the Gods è così un viaggio per certi versi inedito all’interno del mito. Una serie d’animazione sicuramente con problemi di ritmo, tra tempi morti e uno spazio eccessivo lasciato alla costruzione dei singoli personaggi, ma capace di distinguersi dai prodotti medi di questo tipo. Forte di un senso dell’epica e di un’estetica evocativa che, per una volta, potrebbero non attirare sul suo co-creatore (troppe) critiche.
Twilight of the Gods
Voto - 7
7
Lati positivi
- L'animazione è funzionale al racconto e ben si presta sia ai momenti drammatici che alle scene d'azione
- Il racconto è rigoroso ed evocativo, con più di un momento decisamente suggestivo
Lati negativi
- Il ritmo spesso latita, tra tempi morti e lunghi momenti preparatori