Un altro Ferragosto: la recensione del film di Paolo Virzì
La nostra recensione di Un altro Ferragosto di Paolo Virzì, sequel di Ferie d'agosto, al cinema dal 7 marzo con 01 Distribution
Arriva in sala il 7 marzo con 01 Distribution, e a quasi trent’anni di distanza da Ferie d’agosto, Un altro Ferragosto di Paolo Virzì. Virzì torna Ventotene e a fare i conti con un’Italia che cambia, ma che in fondo resta sempre la stessa, e a raccontarne uno spaccato, con il filtro e il piglio tragicomico che già aveva fatto di Ferie d’agosto una sorta di manifesto amaro e profetico. Paolo Virizì firma la sceneggiatura con suo fratello Carlo e Francesco Bruni (anche co-autore di Ferie d’agosto) e riporta sulla piccola isola che fu luogo del confino per gli oppositori del regime fascista i Molino e i Mazzalupi, con buona parte del cast che torna dal primo film insieme a qualche new entry. Tornano Silvio Orlando, Laura Morante, Sabrina Ferilli, Gigio Alberti, Agnese Claisse, Paola Tiziana Cruciani, Silvio Vannucci e Raffaella Lebboroni. Tra le nuove aggiunte, tutte azzeccatissime, al cast ci sono Christian De Sica, Andrea Carpenzano, Anna Ferraioli Ravel, Vinicio Marchioni, Emanuela Fanelli e il giovanissimo Lorenzo Nohman. Prima di passare alla recensione di Un altro Ferragosto, vediamo qui di seguito la sinossi ufficiale.
Indice:
- La trama
- Tutto cambia, nulla cambia davvero
- Un affresco corale in costante dialogo tra passato e presente
La trama – Un altro Ferragosto recensione
In una sera d’agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giornalista Sandro Molino (Silvio Orlando) trascorreva le vacanze, la sua compagna Cecilia (Laura Morante) gli rivelò di essere incinta. Oggi Altiero Molino (Andrea Carpenzano) è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici attorno al padre malandato e regalargli un’ultima vacanza. Non si aspettava di trovare l’isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi (Anna Ferraioli Ravel) col suo fidanzato Cesare (Vinicio Marchioni): la ragazzina goffa figlia del bottegaio romano Ruggero (Ennio Fantastichini in Ferie d’agosto), è diventata una celebrità del web e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico. Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva.
Tutto cambia, nulla cambia davvero – Un altro Ferragosto recensione
Tutto cambia, nulla cambia davvero. Sono passati quasi trent’anni da Ferie d’agosto e dalla radiografia tagliente e impietosa che Paolo Virzì aveva fatto all’Italia di allora tramite le vicende dei Molino e i Mazzalupi. Un altro Ferragosto dialoga costantemente con quel passato, ha le radici ben piantate nel presente ma potrebbe essere ambientato in qualunque punto della linea temporale che collega il 1996 al 2023, anno in cui si svolge il film. Perché nulla è rimasto uguale eppure non è cambiato niente. Il mondo è cambiato, ma non siamo cambiati noi, è quello che ci dice Virzì. Ci siamo trasformati, evoluti, qualcosa è degenerato ma nel profondo siamo rimasti gli stessi. Quelle due Italie, brillantemente rappresentate dal clan dei Molino da una parte e dalla tribù dei Mazzalupi dall’altra, sono ancora inconciliabili, anche se il terreno dello scontro si è trasformato, al ritmo del passare del tempo.
In Ferie d’agosto a fare da feticcio e da punto di contrapposizione c’erano la televisione e la destra di Berlusconi, in Un altro Ferragosto ci sono i social, le “nuove” frange politiche pronte a farsi voce del cosiddetto Paese reale e i radical chic, il wi-fi. Entrambi gli schieramenti sono ugualmente in crisi, incapaci non solo di dialogare con la fazione opposta, ma anche tra di loro. Come dimostrano l’incomunicabilità tra Sandro e suo figlio Altiero (che, ironicamente, è diventato miliardario sviluppando un app di messaggistica) o la cecità di Luciana di fronte alla catastrofe verso la quale sua figlia Sabrina si sta avviando sposando il volgare e arrivista Cesare. Un matrimonio che non s’avrebbe da fare per nessuna ragione al mondo e che solo zia Marisa, in una goffa e raffazzonata alleanza con sul nuovo compagno interpretato da un ottimo Christian De Sica, cerca di impedire.
Un affresco corale in costante dialogo tra passato e presente – Un altro Ferragosto recensione
Un altro Ferragosto è un film magnificamente corale, in cui ciascun personaggio ha il proprio spazio e la propria storia che va ad unirsi a quelle degli altri in un efficacissimo affresco composito. Un affresco che comprende anche gli assenti, nel costante dialogo che questo sequel imposta col suo predecessore. Nel corso del film vi sono continui rimandi a Ferie d’agosto, che aiutano a ricordare chi erano e com’erano i protagonisti nel 1996 e fanno da tributo alla memoria di chi non c’è più, non solo in scena ma anche nella realtà. È il caso di Piero Natoli ed Ennio Fantastichini, colonne portanti del primo film, scomparsi entrambi non solo nella realtà ma anche nella finzione cinematografica, e ancora ben presenti tanto nelle vite di Marisa e (soprattutto) Luciana, quanto nell’economia e nel cuore di Un altro Ferragosto. Ritroviamo spesso i loro personaggi in quei rimandi, che sono spia della necessità di mettere in relazione passato e presente in un confronto continuo. Perché è questo quel che Paolo Virzì ci spinge a fare, è sulla dimensione del tempo che passa che si sviluppa la riflessione principale, quella che ci costringe a guardarci allo specchio. Il tempo passa e stravolge ogni cosa, mentre noi, proprio come i Molino e i Mazzalupi, diventiamo incapaci di trasformarci per davvero, magari ci adattiamo, ma finiamo per diventare dei relitti ancorati al passato, tenacemente aggrappati a quel che eravamo, un po’ come Sandro.
E mentre vanno in scena i conflitti interni alle famiglie, fino ad arrivare allo scontro tra i due nuclei contrapposti durante il matrimonio di Sabry e Cesare, spicca un personaggio che funge da osservatore esterno, nonché da sorta di deus ex machina. È il personaggio di Daniela, l’ex moglie di Cesare invitata al matrimonio, interpretata da una strepitosa Emanuela Fanelli. Daniela osserva e giudica, un po’ come facciamo noi, dapprima in silenzio per poi prorompere in un monologo liberatorio e disperato, uno sfogo carico di rabbia su quanto schifo faccia stare al mondo, un manifesto del pessimismo contemporaneo. Si ride, anche per il contrasto comico col momento e il luogo in cui questo sfogo va in scena, ma si coglie con una certa angoscia una chiave estremamente realistica e paurosamente vicina. Pur essendo una commedia – un’ottima commedia -, Un altro Ferragosto ha un retrogusto amaro impossibile da ignorare, che chiude con ben poco ottimismo la parabola dei Molino e Mazzalupi, salutandoli con quest’ultima estate. L’unica speranza, per noi e per loro, è forse quella di resettare tutto e ricominciare da capo, decidendo di ricostruire sulle nostre macerie, imparando dai nostri errori. Un altro Ferragosto è al cinema dal 7 marzo (qui il trailer e qui una clip).
Un altro Ferragosto
Voto - 7
7
Lati positivi
- Le prove del cast nel suo complesso, dagli attori che tornano da Ferie d'agosto alle new entry (Christian De Sica ed Emanuela Fanelli su tutti)
- Un affresco amaro e impietoso dell'Italia di oggi, in costante dialogo col passato
Lati negativi
- Qualche semplificazione qua e là nel quadro di una scrittura pressoché impeccabile