Un anno difficile: recensione del film di Nakache e Toledano

Da giovedì 30 novembre è in sala distribuito da I Wonder Pictures Un anno difficile, presentato in anteprima al 41° Torino Film Festival

Olivier Nakache e Eric Toledano tornano al cinema a quattro anni di distanza da The Specials, con Un anno difficile. Un dramedy a tutti gli effetti con un grande cast e una comicità velata di amara ironia; un film sociale, divertente, profondo e coinvolgente. Presentato Fuori Concorso alla 41ª edizione del Torino Film FestivalUn anno difficile (qui il trailer) vede nel cast Pio Marmaï e Jonathan Coen, protagonisti accanto a Noémie Merlant, e che insieme firmano una tra le loro miglior interpretazioni.

Indice

Trama – Un anno difficile, la recensione

Un anno difficile

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Albert ha più nomi falsi di quanti riuscirebbe a ricordare e Bruno sta vivendo il progressivo svuotarsi della propria casa, della quale sta perdendo mobili, elettrodomestici e tutto ciò che gli servirebbe per sopravvivere. Un incontro drammatico li porta a tentare, insieme, di guarire dall’incessante sperperare i propri risparmi, continuando a indebitarsi e rischiando di rendere la propria vita sempre più disastrosa e fatta di miseria e povertà. La dipendenza della quale sono vittime è quella di un consumismo compulsivo, per la quale esistono seminari di recupero. È da qui che i due entrano in contatto, per caso e attratti da cibo e birra gratis, con le riunioni degli attivisti che lottano per un mondo migliore, contro consumismo, inquinamento e controllo delle banche, forti di un’ideale ambientalista, ecologista e che combatte per una giustizia sociale all’interno di un mondo eco-sostenibile. Obiettivi nobili e di tutto rispetto, ma costellati per Albert e Bruno di quell’assurdità che solo chi ha perso tutto e vive da anni di espedienti può provare. Travolti da un costante impegno, Albert e Bruno cominceranno a vedere qualcosa in più nell’iniziale pretesto di ricostruirsi una vita, senza alcun intento comune o altruistico, e a capire che anche loro lottano da tempo per farsi sentire e che a volte è l’impegno a definire una causa.

Il perfetto equilibrio tra dramma e commedia – Un anno difficile, la recensione

Un anno difficile, presentato in anteprima Fuori Concorso alla 41ª edizione del Torino Film Festival, è il nuovo film diretto da Eric Toledano e Olivier Nakache. Al centro un duo che fa della loro alchimia parte integrante del film ed emblema di un atteggiamento egocentrico di stampo personalista. Un anno difficile è un dramedy perfettamente calibrato, una commedia dove il dramma è continuamente presente e mentre si ride, è umano fermarsi un secondo a pensare a quanto sia vero e realistico ciò che accade. Magistrali le interpretazioni di Pïo Marmaï e Jonathan Coen, seguiti da Noémie Merlant e Mathieu Amalric e da ogni singolo componente del cast, che tra urla spietate ed entusiasmo collettivo per la riuscita di imprese sempre più ardue, regalano al film serietà, rispetto, fascino e charme. Divertente, stimolante, trascinante ed esaltante, Un anno difficile trasporta lo spettatore nell’accanimento elettrizzante della volontà e possibilità di cambiare il mondo, di farsi ascoltare e notare, che qui riguarda tanto il raffinato salvifico intento degli attivisti, quanto quello più prepotente e noncurante di chi, come i due protagonisti, agisce per il proprio tornaconto personale.

Un anno diffiicle

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Una struttura circolare porta l’inizio alla fine, in un film ricco di momenti che mostrano altri temi indissolubilmente legati a quelli trattati: l’ossessione, la dipendenza, la miseria, il suicidio, la separazione e, sottilmente, anche l’indifferente attuazione della legge. Gli attori recitano con anima e corpo una sceneggiatura perfettamente equilibrata, tra sarcasmo tagliente e celata ironia, tipica delle commedie francesi. Gesti, espressioni, movimenti, battute: tutto fa ridere e tutto fa riflettere, tutto è realistico e tutto è un diritto, tutto è dramma e tutto è commedia. Gli attivisti, a volte ridicolizzati nella realtà del loro vivere quotidiano, diventano le travolgenti figure di un desiderio e una volontà collettiva che si è persa e che se negli anni era localizzata a una città o una nazione oggi riguarda il mondo intero. Allo stesso modo i due protagonisti vengono presentati nella loro normalità, in un’apparente sanità mentale che però li vede coinvolti coscienziosamente in una battaglia dalla quale sperano di ricevere una volta un pasto gratis, una volta un letto dove dormire, una volta qualcosa da fare durante il giorno e un’altra di racimolare soldi alle spalle di chi banconote e monete le brucerebbe come simbolo di protesta.

Quando la pandemia diventa amaro ricordo involontario – Un anno difficile, la recensione

Il film è amaro nel rimandare all’impossibilità e alla grande difficoltà di una trasformazione che porti, un giorno, davvero a trovare animali selvatici che vagano per le strade e a osservare le strade deserte, in quel silenzio e quella triste pace che tanto ricorda il periodo del Covid e del lockdown. Quando oltre alla parola “pandemia” e alle innumerevoli notizie affini, i social mostravano anche grandi città ferme e vuote, insieme a spiagge dove le specie animali non avevano più paura di andare. Come se si trattasse di una riflessione su quanto è l’uomo a condizionare l’ambiente, ora che è però l’ambiente a iniziare lentamente e sempre più drammaticamente a farsi sentire, Un anno difficile arriva al momento giusto, nell’anno giusto: un film che ricorda il passato e parla al futuro. Il nuovo film di Toledano e Nakache è l’oggi, quello di ieri e quello di domani, è un cinema che ricorda la commedia all’italiana, dove i protagonisti erano spesso imperfetti, irrequieti e causa di continui guai, e dove le tematiche erano contemporanee, odierne, sociali e personali e dove il significato era tutto nella rappresentazione di un mondo fatto dai personaggi.

Un anno difficile

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Case vuote ridotte all’essenziale, negozi dove cordoni di ragazzi bloccano l’entrata, vernice rossa che tinge le scalinate, aerei costretti a sospendere il decollo, fino a chi si ammanetta all’ingresso di una banca, vera istituzione alla quale ogni figura si rivolge. Cambiamento climatico, crisi economica e attivismo estremo, nell’obiettivo di salvare un mondo che sta morendo. Se la profondità della tematiche è trattata con comicità, questa è intervallata da scene che mostrano come l’individualismo e l’egoismo abbiano preso il sopravvento, ma a questo si aggiunge poi anche la comprensione che esiste un bene comune, un obiettivo forse più nobile. Se tutto questo non fosse abbastanza per rendere Un anno difficile uno dei migliori film di quest’anno, c’è tutta l’attualità che pervade personaggi e situazioni e che parte dalle prime scene, da quei video che mostrano Macron, Holland, Sarkozy, Chirac, Mitterand, Giscard d’Estaing, fino a Pompidou, informare il proprio Paese che l’anno passato o l’anno che verrà si prospetta proprio “un anno difficile”.

Un anno difficile

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Interpretazioni magistrali
  • Un film sociale amaro, divertente e appassionante

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