V Wars: recensione della serie Netflix con Ian Somerhalder
Ian Somerhalder protagonista della nuova serie horror/fantascientifica di Netflix, V Wars
L’iconico Damon Salvatore di The Vampire Diaries, Ian Somerhalder, torna fra i vampiri nella nuova serie Netflix oggetto della nostra recensione, V Wars. Questa volta, però, indossa un camice bianco ed è schierato dall’altra parte della barricata, fra gli umani. La prima stagione della serie Netflix è disponibile sulla piattaforma streaming dal 5 dicembre e si sviluppa in 10 episodi della durata di 40 minuti circa ciascuno. V Wars si basa sull’omonima serie di fumetti di Jonathan Maberry; creata da William Laurin e Glenn Davis, è diretta da Brad Turner e dallo stesso Ian Somerhalder.
Netflix ha lanciato la serie tv con una brillante campagna pubblicitaria incentrata su Ian Somerhalder, sulla sua vasta esperienza in materia di vampiri e sul suo indiscusso appeal. La piattaforma streaming ha sfruttato al meglio la fama dell’attore come idolo delle teenagers in The Vampire Diaries con tanto di lettura, da parte dello stesso, di fanfiction con protagonista Damon Salvatore. Un nuovo tipo di vampiri, una campagna pubblicitaria astuta e Damon Salvatore in camice bianco: una tripletta di premesse senza dubbio interessanti. Nella nostra analisi di V Wars vedremo se e come la nuova serie è riuscita a soddisfare le aspettative del pubblico.
Indice
- Tra il Bene e il Male: la trama
- I vampiri di V Wars tra horror e fantascienza
- Considerazioni tecniche
- Conclusioni
Tra il Bene e il Male: la trama – V Wars recensione
Durante una spedizione in Antartide, Michael Fayne (Adrian Holmes) viene colpito da un misterioso virus dalle conseguenze spaventose. In poco tempo l’uomo si trasforma in un predatore omicida e spietato che si ciba del sangue dei suoi simili: un vampiro. Il virus si diffonde e Fayne diventa il paziente zero di un’epidemia che in breve tempo trasforma buona parte della popolazione in vampiri. Il dottor Luther Swann (Ian Somerhalder), migliore amico di Fayne, inizia ad indagare sul caso ed è disposto a tutto per aiutare l’amico.
La situazione degenera, l’epidemia diventa inarrestabile ed interviene il DNS (Dipartimento per la sicurezza nazionale): il dottor Swann collabora col governo per trovare una soluzione, col pensiero costantemente rivolto a Michael. Mentre il DNS vorrebbe eliminare i vampiri, Luther lotta per trovare una cura in grado di guarirli e ristabilire l’ordine. Michael, nel frattempo, diventa il leader dei vampiri, fonda un movimento e si prepara a combattere chi vorrebbe distruggere lui e i suoi simili.
La guerra tra le creature, i cosiddetti Blood, e gli umani ha inizio, in un mondo in cui il confine tra Bene e Male, tra buoni e cattivi, si fa sempre più sfuggente. Riuscirà il dottor Swann a trovare una cura nonostante l’opposizione del DNS? E Michael sarà disposto a spingere i suoi verso una risoluzione pacifica del conflitto?
I vampiri di V Wars tra horror e fantascienza
Come accennato nell’introduzione della nostra recensione di V Wars, in questa serie ci troviamo di fronte a una nuova, interessante versione di una delle creature più iconiche del genere horror sin dagli albori: il vampiro. In V Wars è apprezzabile l’idea di modernizzare la figura del vampiro, descrivendone una genesi scientifica. Gli esseri umani si trasformano in predatori assetati di sangue a causa di un misterioso, antico virus modificato che provoca mutazioni nel DNA.
La figura del vampiro è trattata come un’evoluzione genetica dell’essere umano; Michael Fayne, addirittura, ripete più volte nel corso della storia che quella dei vampiri è la nuova e più forte “versione” degli esseri umani. Ma c’è di più: non tutti gli uomini sono sensibili all’agente patogeno e il virus non ha gli stessi effetti su coloro che si trasformano. Ancora una volta la risposta è nei geni; alcuni si trasformano in Blood, vampiri col “gene predatore” il cui attacco è sempre fatale, altri in Verdulak, creature che, pur cibandosi di sangue umano, non uccidono le proprie vittime.
Una spiegazione scientifica alla trasformazione, dunque, unita a una resa scenica dei vampiri che ha le sue radici in una rappresentazione classica della creatura e che strizza l’occhio, in più punti, all’horror più efferato e sanguinolento. Mentre i Verdulak si limitano a succhiare il sangue delle vittime iniettando loro una dose di veleno, i Blood cacciano la preda con ferocia, dilaniandone il corpo.
Considerazioni tecniche – V Wars recensione
Nonostante le premesse interessanti e una buona idea alla base della storia, V Wars ha diversi difetti, molti dei quali legati alla scrittura. Nel corso della prima stagione, oltre alla storyline principale, si aprono molte, troppe, sottotrame e questo finisce per creare una certa confusione. Alcune sono legate ai protagonisti, altre a personaggi secondari, il cui sviluppo dovrebbe trarre beneficio dalle sottotrame a loro dedicate. Purtroppo, però, questo non avviene; soprattutto dopo metà stagione, troppe linee narrative poco approfondite finiscono per accavallarsi togliendo il giusto respiro alla narrazione in generale.
La carne al fuoco è tanta: ci sono il rapporto tra Luther e Michael, la lotta tra vampiri ed umani, la ricerca di una cura, i conflitti politici, lo scontro tra media tradizionali e internet, diverse digressioni scientifiche e pure qualche storia d’amore. La prima parte della stagione è più lineare e ordinata, la seconda troppo confusa, involuta e a tratti persino noiosa. La recitazione, poi, non aiuta: Ian Somerhalder tenta di affrancarsi dal ruolo di ex star delle teenager con una parte adulta, matura, ma non ci riesce del tutto.
La dote principale dell’ex star di The Vampire Diaries non è proprio il talento interpretativo e, da questo punto di vista, la regia non aiuta. Somerhalder alterna momenti in cui spinge al massimo sulla mimica del volto e sui gesti a momenti di inespressività; passa da un estremo all’opposto e lo stesso vale anche per gli altri attori. Un montaggio tutto sommato lineare e che regge bene nonostante la moltitudine di sottotrame e una fotografia dai toni scuri, cupi e claustrofobica sono, invece, elementi apprezzabili.
Conclusioni
Ian Somerhalder, che in V Wars figura anche nelle vesti di produttore esecutivo, ha manifestato più volte il desiderio di veder rinnovata la serie per una seconda stagione; nonostante i difetti di questo esordio, terminate le prime dieci puntate, rimane la voglia di scoprire come andrà avanti la storia. La premessa, come abbiamo detto più volte nel corso della nostra recensione, è interessante e altrettanto potrebbero essere gli sviluppi della narrazione.
Un lavoro sulla sceneggiatura che valorizzi le linee narrative principali e tagli le secondarie potrebbe essere la strada giusta affinché la serie funzioni davvero. Le prime puntate della stagione intrattengono, interessano e coinvolgono proprio perché puntano sugli elementi più importanti della storia, con la giusta misura. È nella seconda parte che V Wars si perde un po’, finendo per distrarre lo spettatore dal focus della narrazione. Puntare sull’approfondimento psicologico dei personaggi, su una declinazione della figura del vampiro moderna e complessa (come da premesse, del resto) e su uno scontro fisico e morale fra umani e “postumani” sarebbero, anch’esse, soluzioni vincenti.
Concludiamo la nostra recensione di V Wars affermando che il season finale ad alto tasso di testosterone col dottor Swann in versione macho pronto alla lotta sembra (e si spera che sia) volutamente ironico; e farebbe pensare a una possibile svolta action. Per cimentarsi con un sottogenere classico come quello vampiresco, oggi, bisogna avere qualcosa da dire. V Wars, nella prima stagione, ci riesce solo in parte; concludiamo la nostra recensione con la speranza che per l’eventuale seconda ci aspettino delle belle sorprese.
V Wars
Voto - 6
6
Lati positivi
- Genesi dei vampiri
- Fotografia calzante
Lati negativi
- Troppe sottotrame che confondono
- Recitazione altalenante