Venom: the last dance – recensione dell’ultimo capitolo del cinecomic con Tom Hardy

La nostra recensione di Venom: the last dance, l'ultimo film del cinecomic con il famoso simbionte e con protagonista Tom Hardy

È finalmente arrivato in tutte le sale italiane “l’ultimo ballo” di Venom, terzo e ultimo film della saga Sony di Venom, dal titolo Venom: the last dance. La pellicola è diretta da Kelly Marcel, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme al protagonista Tom Hardy. Ad accompagnare Tom Hardy in questa ultima avventura, oltre al suo amico simbionte Venom, ci sono altri attori che – tra parti malvagi e buone – si palleggiano i 110 minuti di messa in scena. Tra i nomi più importanti ricordiamo: Juno Temple, Chiwetel Ejiofor, Rhys Ifans, Peggy Lu, Alanna Ubach, Stephen Graham, Clark Backo, Ivo Nandi e Otis Winston.

Dopo un primo film andato più che bene tra il pubblico e discretamente tra la critica e un secondo film bocciato sotto tutti i punti di vista sia dal pubblico che dalla critica, Tom Hardy e il suo inseparabile Venom tornano con una terza pellicola che pare voglia risollevare un po’ le precedenti sorti disastrose, cercando di convincere il pubblico che il simbionte e il suo fedele compagno nascondono molto di più di un semplice duo comico che funziona. Ma sarà davvero così?

Indice

Una trama semplice, anche troppo – Venom: the last dance recensione

venom

Marvel Entertainment, Pascal Pictures, Sony Pictures Entertainment

Ritroviamo Eddie esattamente dove lo avevamo lasciato alla fine della scorsa pellicola. Catapultato in un altro universo, quello del Marvel Cinematic Universe per intenderci, Eddie vive un momento di confusione e altrettanto è per lo spettatore che pensava – o almeno sperava – che Venom potesse finalmente smetterla di vivere la sua vita in solitudine e immergersi nell’universo Marvel che, nonostante i suoi ultimi passi falsi, continua a funzionare bene nelle sale.

Purtroppo, però, o per fortuna, Eddie è ricercato e non ha bisogno di vivere altre avventure in altri universi e crearsi una pessima reputazione altrove. Torna quindi a casa e lì per lui iniziano i veri guai. Un essere mostruoso, dal nome tenebroso – Knull, che un po’ ricorda Pdor, figlio di Kmer sketch storico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo – è rinchiuso in un angolo buio dell’universo. Padre di tutti i simbionti, un po’ come Crono ai tempi degli antichi greci, è rimasto intrappolato in questo cupo posto per troppo tempo, dopo che i suoi stessi figli lo hanno lasciato lì.

L’odio di Knull lo ha reso ormai insofferente e pronto a tornare finalmente alla luce. Per farlo però ha bisogno del Codex, un elemento di luce che si forma solo nel momento in cui un simbionte riporta in vita il suo ospite. La luce, custodita proprio da Venom ed Eddie, viene fuori solo nel momento in cui Eddie lascia che l’alieno prenda il completo possesso del suo corpo.

I due protagonisti dovranno quindi scappare dalle grinfie degli scagnozzi di Knull, senza però rinunciare a del sano divertimento, a un viaggio a Las Vegas verso New York e una serie di momenti più intensi nell’area 51, lì dove tutti gli altri simbionti sono rinchiusi come oggetto di studio da parte dell’operazione governativa Imperium.

venom

Marvel Entertainment, Pascal Pictures, Sony Pictures Entertainment

Un improbabile duo comico che ancora funziona – Venom: the last dance recensione

Nonostante le stroncature da parte di altri che il film lo hanno già visto e lo hanno trovato pessimo più del secondo, in realtà quest’ultimo Venom – se si toglie la trama piena di buchi, i personaggi messi un po’ lì a caso semplicemente per dare spessore alla pellicola e alcune scene registiche discutibili – non è poi così male. Cosa funziona effettivamente in Venom: The Last Dance.

Ciò che piace è l’improbabile duo comico che si è creato nel corso delle tre pellicole. Tom Hardy non deve mostrare grandi doti attoriali nei panni di Eddie, deve semplicemente condurre dei momenti di sano divertimento con il simbionte Venom, anche se questo vuol dire mettere a repentaglio la propria vita e la logica del film. il pubblico apprezza Venom, che non è più visto come il personaggio pericoloso e cattivo che ci aveva mostrato Sam Raimi in Spider-Man 3.

Ormai Venom è un simbionte bambino contento della vita, che vuole fare le sue esperienze, vivere le sue gioie e farlo con Eddie, che d’altro canto – nonostante voglia apparire più fermo e responsabile – non può fare altro se non assecondare le idiozie di Venom e metterle in pratica. La cosa bella? Tutto ciò è divertente.  

venom

Marvel Entertainment, Pascal Pictures, Sony Pictures Entertainment

Purtroppo però, è proprio il rapporto tra i due protagonisti a mettere a repentaglio loro stessi, più di Knull, dei suoi scagnozzi e dell’organizzazione Imperium. Basta solo citare la scena di ballo di Venom con la signora Chen, un momento di giusta goliardia che però manda a repentaglio tutta la logica della trama fino ad allora messa su che rischia di cadere tra una piroette e l’altra come un castello di carta mal assortito.

Quali altri personaggi? – Venom: the last dance recensione

Se Venom ed Eddie in qualche modo funzionano, tutti gli altri personaggi – così come nei precedenti film – vengono fin da subito dimenticati. A partire dalla famigliola hippie felice di andare a vedere l’area 51 e gli alieni capitanata da Rhys Ifans, fino ad arrivare all’improbabile dottoressa Payne – interpretata da Juno Temple – che cerca di portare avanti un vecchio sogno del fratello morto.

Le scelte registiche, quindi, risultano altamente discutibili. La trama deve avere un senso, eppure paradossalmente un senso effettivo non ce l’ha. Ciò che si ricorda e che si ricorderà non sarà certo il motivo per cui Knull vuole tornare alla luce  ma – in maniera molto banale – gli scambi di battute tra Eddie e l’amico suo.

venom

Marvel Entertainment, Pascal Pictures, Sony Pictures Entertainment

Poche scene d’azione ma buone – Venom: the last dance recensione

Nonostante ciò, un buon risultato sono le riprese di quelle poche scene d’azione che si evolvono nel corso dei minuti. Le immagini sono chiare e pulite, grazie soprattutto alla scelta di fermare la macchina da presa durante l’azione, così che lo spettatore possa seguire dall’esterno, eppure capire tutto ciò che si sta rappresentando. Una scelta che magari non a tutti piace, ma che risulta essere vincente in questo caso specifico.

Conclusione – Venom: the last dance recensione

Se si vuole apprezzare Venom, in conclusione, bisogna sospendere la realtà al massimo della potenza, fingere che quello che si stia vedendo vada bene perché non deve avere senso. Perché è questo che Venom fa e che vuole trasmettere: non vuole prendersi sul serio, tranne che per la parte finale, durante la quale i toni si fanno un po’ più posati.

Si può quindi dire che Venom non sia il miglior cinecomic al mondo e probabilmente nemmeno voleva esserlo. Si può però affermare che non sia nemmeno il peggiore, per quello ci ha già pensato La furia di Carnage all’epoca. È nel mezzo, in quel limbo dentro al quale chiunque può esprimere la propria opinione, apprezzarlo o meno, e va bene comunque.

Venom: The last Dance

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Ciò che piace è l’improbabile duo comico che si è creato nel corso delle tre pellicole.
  • Le immagini sono chiare e pulite, grazie soprattutto alla scelta di fermare la macchina da presa durante l’azione.
    • Lati negativi

      • È proprio il rapporto tra i due protagonisti a mettere a repentaglio loro stessi, più di Knull, dei suoi scagnozzi e dell’organizzazione Imperium.
      • Tutti gli altri personaggi sono facilmente dimenticabili.
      • La trama deve avere un senso, eppure paradossalmente un senso effettivo non ce l’ha.

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