Y: L’ultimo uomo – Recensione della serie tv disponibile su Disney Plus

La serie sulle disparità di genere ambientata in una New York devastata da una misteriosa epidemia

La rivisitazione di Y: L’ultimo uomo, di cui vi proponiamo la nostra recensione, tratta dall’omonimo fumetto scritto da Brian K. Vaughan e disegnato da Pia Guerra, ci trasporta in una New York post-apocalittica. Nessun attacco terroristico, nessun attentatore. A stravolgere la città e il resto del mondo è un’epidemia che colpisce chi possiede il cromosoma Y. La serie è disponibile su Disney Plus a partire dal 22 settembre con i primi episodi, a cui è seguita la più tradizionale uscita settimanale. In patria, invece, è uscita contemporaneamente su Fx e Hulu.


A dare il volto a Yorick è l’attore statunitense Ben Schnetzer, famoso soprattutto per La mia vita con John F. Donovan e La verità sul caso Harry Quebert. Il resto del cast principale, completamente al femminile, è composto da Diane Lane, Olivia Thirlby e Ashley Romans.

Indice

Trama – Y: L’ultimo uomo, la recensione

A New York, in una mattina che inizia come tante altre, scoppia una misteriosa epidemia che colpisce soltanto i possessori del cromosoma Y. In ogni parte del globo, delle fatali emorragie interne dimezzano la popolazione gettando i sopravvissuti nel caos più totale. In un mondo dove gli uomini occupano dei ruoli di privilegio, sono ora le donne a dover prendere quelli posizioni. Affrontare il lutto e cercare delle soluzioni veloci ai problemi più pressanti – come la ricerca di cibo, un posto sicuro e dell’acqua potabile – passano in secondo piano. L’origine inspiegabile della malattia porta a far credere a centinaia di persone di essere vittime di una cospirazione. Magari un esperimento andato a buon fine o, al contrario, con esiti tragici. Le strade diventano scenario di violenze e omicidi. Alcuni innescati dalla paura o per cercare di rubare le poche risorse disponibili. Altri nati per dare sfogo ad una brutalità primordiale.

Nel mezzo del caos c’è Yorick. Lui e la sua scimmia Ampersand sono gli unici sopravvissuti di genere biologico maschile. Il ragazzo si aggira per le strade devastate indossando una maschera antigas e lasciando messaggi alla sua fidanzata, per farle sapere che è vivo. Ma Yorick non è solamente l’ultimo detentore del cromosoma Y. È anche figlio della neopresidente degli Stati Uniti, Jennifer Brown. La cui sfiducia nei suoi confronti da parte delle sopravvissute e di un gruppo di sue colleghe è palpabile. A rendere tutto più difficile è la notizia che solo suo figlio è vivo. Uno shock che getta ancora più ombra sulle azioni governative. A non sapere che Yorick è vivo c’è anche la sorella Hero, giovane paramedica che decide di non riunirsi con la madre, ma di vagabondare alla ricerca di un posto sicuro.

Recensione Y:L'ultimo uomo

Y: L’ultimo uomo. Future Investigations, Color Force, Witch’s Mark Productions, FXP.

Un protagonista imperfetto – Y: L’ultimo uomo, la recensione

L’escapologo e insegnante di magia Yorick non è la persona ideale per essere l’unica salvezza per l’umanità. Pieno di ambizioni e sogni che faticano a realizzarsi, vive in un appartamento il cui affitto viene pagato dai ricchi genitori. Genitori che, oramai sull’orlo del divorzio, hanno un debole per la figlia Hero. Anche la sua fidanzata Beth lo ama, ma non abbastanza da accettare la sua proposta di matrimonio.
È questa la vita che conduceva prima dell’epidemia. Portare il peso del mondo sulle spalle lo fa sentire insicuro e inadatto al compito che deve affrontare. Un compito che, comunque, resta soprattutto nelle mani di una donna. L’agente 355, abituata ad agire di nascosto tanto da non rivelare mai il suo vero nome o il suo passato. Yorick è l’unica persona che non solo può ripopolare il mondo, ma i suoi geni sono preziosi per scoprire cosa lo ha reso immune.

La sua insicurezza e le sue paure lo rendono un protagonista inusuale. Lontano dall’essere il solito personaggio maschile inflessibile e autoritario, nel costruire il suo carattere sono stati impiegati tutti gli stereotipi solitamente attribuiti alle donne.
Yorick si lamenta spesso e vorrebbe solamente andare a cercare la sua fidanzata. In particolare, somiglia ad un particolare tipo di personaggi femminili estremamente stereotipati che ancora oggi popolano lo schermo. Qui il protagonista diventa, spesso, la donzella che deve essere portata in salvo. Colei le cui uniche azioni servono unicamente per portare scompiglio e a cui gli altri devono porre rimedio. A risolvere i danni che Yorick combina è l’Agente 355 che, al contrario di lui, è severa, meticolosa e agile nei combattimenti. Caratteristiche, quelle di entrambi, che enfatizzano il ribaltamento dei ruoli e rappresentano una critica non solo alla società, ma anche al modo in cui molti personaggi vengono tutt’oggi descritti.

Rilettura dei ruoli di genere – Y: L’ultimo uomo, la recensione

Ideata da Eliza Clark e diretta da sette differenti registe, la serie non cade nel banale errore di rendere il mondo post-apocalittico un posto migliore solo perché governato e abitato principalmente da donne. Clark non vuole lanciare il messaggio che la società sia subordinata alla violenza perché gli uomini occupano le posizioni più di rilievo. L’ideatrice vuole mettere in luce la grande e indubbia disparità di genere, rappresentata da tutte le sopravvissute che, prima della disgrazia, occupavano solo ruoli marginali. Ma le strade sono comunque invase da manifestanti urlanti che credono sia tutto un complotto. Le donne non camminano in sicurezza, credendo che nessun’altra farà loro del male. Tutti i personaggi si ritrovano ad affrontare un evento più grande di loro, che li mette di fronte ad una realtà che non credevano di dover affrontare.

Molte sono in lutto, altre sono più spaventate e confuse che tristi. Ma altre vedono in questo nuovo mondo un’occasione per emergere e prendersi la propria parte di potere. La violenza è un fattore umano. E le donne assetate di potere che vedono nella loro nuova condizione una possibilità di rivalsa, la prendono al volo. Un’attenzione da parte di Eliza Clark che non passa inosservata. Come l’aver inserito personaggi transgender. In una società come quella americana contemporanea, non solo sarebbe stato inverosimile non incontrare nessun uomo transgender. Sarebbe stato in completo disaccordo con le intenzioni dell’autrice e delle registe, che si sono impegnate per portare il più vasto e caleidoscopico ventaglio di personaggi possibili.

Considerazioni finali

In questa ultima considerazione risiede il grande difetto di Y: The Last Man. La notizia che la serie non avrà una seconda stagione, conferma ancor di più la mancata occasione di portare una serie più profonda e lapidaria. Le storie ambientate in un mondo post-apocalittico sono centinaia, e quelle che vogliono rileggerle sotto una lente femminista stanno prendendo sempre più piede. Un esempio tra tutti è The Handmaid’s Tale. Quel che manca in Y: L’ultimo uomo è una coesione, un punto di arrivo. Non determinato da un mancato finale, ma dall’aver spezzettato la narrazione in vari gruppi.

Yorick non è il protagonista assoluto. Ad alternare il suo viaggio ci sono le storyline parallele della presidente Brown e di Hero. Rispettivamente, la sfera governativa che ha che fare con la paura della folla che circonda la Casa Bianca e l’incontro di Hero con un gruppo di donne che hanno trovato il loro paradiso in un grande magazzino. Invece di risultare una storia narrata da voci differenti, ognuna che può apportare un nuovo punto di vista, le dieci puntate risultano slegate tra di loro. Con un filo conduttore troppo sottile per essere convincente fino in fondo.

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Y: L'ultimo uomo

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Un protagonista inusuale
  • Il ribaltamento degli stereotipi sui ruoli di genere

Lati negativi

  • La narrazione troppo spezzettata in differenti punti di vista poco coesi

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