Yellowjackets: recensione della serie tv survival drama
Il nuovo teen drama al femminile che conquista per il dialogo tra i generi, l'humour e la forte impronta dei film degli anni Novanta
Secondo vari rumor, l’ispirazione per Yellowjackets, di cui vi presentiamo la nostra recensione, è venuta a Ashley Lyle dopo essersi resa conto dello scetticismo causato dall’idea che le donne non sarebbero delle protagoniste ideali per dei racconti dove la sopravvivenza è il centro nevralgico della storia. Questo scetticismo nasce da degli ideali sessisti che vogliono che le donne non possono arrivare al livello di crudeltà che può risultare necessario in situazioni estreme. Che non sappiano spingersi oltre ogni limite pur di sopravvivere. Yellowjackets dimostra che, se la pensate così, vi sbagliate.
Yellowjackets, è una serie tv appartenente principalmente al genere survival drama, ma con forti inclinazioni al folk horror e al racconto di formazione. Il tutto è mixato con la giusta dose di umorismo e intelligenza che lo rende uno dei prodotti televisivi più interessanti dell’ultimo periodo. Creato da Ashley Lyle e Bart Nickerson, l’idea di partenza è la medesima di quella de Il signore delle mosche e Lost con, però, anche sostanziali differenze.
Indice
- Gli anni Novanta
- Nel 2021
- Le impressioni iniziali
- Dal racconto di formazione al thriller
- Conclusione
Gli anni Novanta – Yellowjackets, la recensione
La serie ricalca uno dei metodi narrativi più sfruttati degli ultimi anni: le linee temporali. Il passato (ossia l’incidente e l’anno e mezzo passato nel bel mezzo del nulla) e il presente, dove le sopravvissute cercano di condurre una vita normale, ma sono tormentate dagli eventi che hanno dovuto vivere.
Le Yellowjackets sono una squadra di calcio femminile di un liceo nel New Jersey all’apice della loro carriera giovanile. Il loro è un gruppo ben amalgamato, dove ognuna conosce i punti forti e le debolezze delle altre. I loro successi le hanno portate al torneo nazionale che le aspetta a Seattle, per il quale stanno per partire.
Quel che Lyle vuole far emergere fin dai primi momenti è il diverso atteggiamento che viene riservato alla squadra femminile e a quella maschile. Quest’ultima non ha mai raggiunto i risultati della loro controparte femminile, non sono nemmeno lontanamente bravi come lo sono le ragazze. Eppure è il loro nome ad essere esposto su un grande cartello sulla strada. L’incidente aereo confina i superstiti tra le montagne e i boschi canadesi, dove cercano di sopravvivere sperando nell’arrivo dei soccorsi.
Nel 2021 – Yellowjackets, la recensione
Venticinque anni dopo, alcune delle sopravvissute vengono perseguitate da un misterioso ricattatore che afferma di sapere cosa realmente è successo in quei diciannove mesi.
Le quattro protagoniste di questa timeline sono perseguitate dai sensi di colpa e dai ricordi che riaffiorano non solo a causa del ricattatore, ma anche di una giornalista che è interessata a scrivere un libro sulla loro drammatica esperienza.
Il racconto che hanno dato alla stampa è sempre stato lineare e semplice: avevano trovato una baita in cui stare per non patire troppo il freddo e il loro coach aveva insegnato loro come cacciare. Ma già dalle prime scene lo spettatore viene coinvolto in una storia ben diversa.
Ad essere di grande impatto non è solo la narrazione e i rimandi tra i generi, ma anche l’ottimo lavoro effettuato sul casting. La somiglianza delle ragazze – sia nel modo di recitare che nell’aspetto fisico – tra i flashback e le parti ambientate nella contemporaneità è ammirevole. Ma lo è soprattutto nella scelta di dare a Christina Ricci e a Juliette Lewis, due icone del cinema degli anni Novanta, i ruoli rispettivi di Misty (uno dei personaggi più particolari della serie) e Nat.
Le impressioni iniziali – Yellowjackets, la recensione
La prima puntata si apre con una ragazza in fuga, che corre in mezzo alla neve indossando solo una camicia da notte leggera. La ripresa è effettuata in soggettiva: non vediamo chi la sta inseguendo, perché siamo noi che la stiamo braccando.
Non viene mostrato il volto di nessuno dei personaggi, nemmeno quando la sfortunata cade in una trappola con degli spuntoni che la uccidono e neppure quando il resto delle ragazze – che ora sono visibili, ma celano le loro fattezze dietro delle maschere – trattano il corpo della loro compagna come se fosse carne da macello.
Le tecniche con la quale è girata l’intera scena – dalla soggettiva, al soffermarsi su come il corpo della ragazza venga tagliato e dissezionato con freddezza e metodo – richiama il cinema horror in toto. Ma sarebbe sbagliato pensare che imposti l’intera atmosfera della serie.
Indubbiamente Yellowjackets è una serie horror che scardina il genere dal gore al folk horror quando si sfocia in riti pagani e le ragazze, disperate, si iniziano ad affidare agli Dei e alle Dee della terra alla quale offrono sacrifici. Ma non è solo questo.
Dal racconto di formazione al thriller- Yellowjackets, la recensione
I flashback relativi agli avvenimenti del 1996 richiamano una storia di formazione tra le più cruente che ci possano essere. I superstiti sono strappati via dalla loro quotidianità fatta di piccoli traguardi, dagli agi della vita moderna, dai problemi propriamente adolescenziali che sembrano insormontabili e di difficile risoluzione.
La loro crescita emotiva e sessuale avviene non tra le sicure pareti domestiche, ma nel bel mezzo del nulla ed in una situazione estrema. È qui che i due creatori mostrano tutta la loro bravura, mitigando diligentemente le scene più cruente di caccia e di riti pagani con esperienze prettamente adolescenziali. Dalle cotte – che per alcune può essere proibita e dai risvolti inquietanti – ai problemi con la propria migliore amica.
Ma ogni cosa viene ingigantita, resa sempre più traumatica e drammatica. Ad essere ancora più di impatto è l’uso degli stilemi tipici degli anni Novanta, dalla colonna sonora alle caratteristiche dei film horror e teen di quegli anni magistralmente dosati.
I traumi che hanno vissuto in quei luoghi si rispecchiano nella loro vita adulta. Se gli anni Novanta strepitano nei flashback, il presente è ben raccontato attraverso la narrazione tipica delle serie tv degli ultimi anni.
Yellowjackets si reinventa continuamente, spaziando da un genere all’altro con fluidità ed intelligenza. Questo impedisce allo spettatore di abituarsi e di anticipare la prossima mossa, né tantomeno capire appieno la direzione a cui lo show sta puntando.
Conclusione- Yellowjackets, la recensione
Ad essere vincente è anche la scelta iniziale di Lyle: solitamente serie tv come questa girano attorno a protagonisti maschili, mentre spesso i personaggi femminili sono appiattiti sull’essere solamente degli interessi amorosi o cliché.
Anche la costruzione dei personaggi in Yellowjackets si basa su degli stereotipi facilmente riconoscibili fin dal pilot, ma è il dialogo tra i generi, l’umorismo che li lega e le storyline che scorrono parallele a rendere la serie irresistibile.
Poco dopo la messa in onda negli Stati Uniti, internet è stato preso d’assalto dagli spettatori che, in modo simile a come era successo con Lost, si sono radunati su blog e forum, primo fra tutti Reddit.
L’obiettivo è quello di analizzare ogni puntata e costruire teorie su cosa sia davvero accaduto in Canada e cosa accadrà alle sopravvissute d’ora in avanti.
Il continuo gioco di rimandi e di specchi, l’affezionarsi a personaggi improbabili (Misty in primis, grazie anche ad un’eccezionale Christina Ricci) fanno ritrovare lo spettatore ad essere più volte in errore, sballottolato da una teoria all’altra, da un’idea all’altra, al credere di aver capito cosa accadrà nell’episodio successivo e, spesso, resta invece sorpreso.
Fortunatamente la serie tv è stata già rinnovata per una seconda stagione, aprendo le porte a nuove ipotesi e a nuovi misteri.
Yellowjackets
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- Un survival drama che dialoga con altri generi
- La caratterizzazione degli anni Novanta con le citazioni al cinema di quel decennio
- L'ambientazione nel 2021 con le protagoniste alle prese con i traumi residui narrati secondo le peculiarità contemporanee
- I problemi adolescenziali affrontati in una situazione nuova: quella dell'isolamento e della sopravvivenza