Zero Zero Zero: recensione della serie Sky dal romanzo di Roberto Saviano

Dagli autori di Gomorra, una storia mozzafiato sul narcotraffico internazionale

È arrivata il 14 febbraio scorso su Sky Atlantic ed è disponibile su NowTv la serie tv di cui vi proponiamo la nostra recensione: Zero Zero Zero, tratta dall’omonimo romanzo – inchiesta di Roberto Saviano del 2013 e creata dallo stesso team di Gomorra – La serie. Diretta da Stefano Sollima, Pablo Trapero e Janus Metz, è una co-produzione internazionale di alto livello che coinvolge colossi come Sky, Amazon e Canal+. La serie è stata girata tra l’Italia, il Messico, la Louisiana, il Senegal e il Marocco; i primi due episodi sono stati presentati in anteprima alla 76° Mostra del Cinema di Venezia. Tre continenti, cinque Paesi, una troupe fissa composta da più di cento elementi oltre ad altri cento in ogni location. La sceneggiatura della serie Sky Original porta la firma, fra gli altri, di Stefano Sollima, Leonardo Fasoli e Mauricio Katz.

Al centro di Zero Zero Zero il viaggio di una partita di cocaina dall’acquisto al pagamento e le storie dei tre gruppi di protagonisti coinvolti nel medesimo business. Ci sono i produttori, i broker e i compratori, le cui storie sono interconnesse e legate una all’altra in modo indissolubile. In un quadro dove il Male domina in maniera assoluta, assistiamo anche alle azioni criminali di un quarto gruppo: le Forze speciali messicane. Un cast in ottima forma per una storia che è la fotografia impietosa e sconvolgente del lato più oscuro del mondo in cui viviamo. Ma veniamo alla nostra recensione e vediamo perché Zero Zero Zero, nel panorama attuale, è una di quelle serie da non perdere ad ogni costo.

Indice

La trama – Zero Zero Zero, la recensione

In Calabria, Don Minu La Piana (Adriano Chiaramida) chiama a raccolta tutti boss della ‘ndrangheta per comunicare loro che è in arrivo un grosso carico di cocaina dal Messico. Suo nipote Stefano (Giuseppe De Domenico) è perfettamente consapevole che se il carico non dovesse arrivare, suo nonno perderebbe la guerra con le famiglie rivali. Sia Stefano che Don Minu sono uomini senza scrupoli e con una chiara idea su come condurre i loro affari illeciti e le loro “guerre”. I legami di sangue non contano, conta solo il business, anche se questo vuol dire mettere in pericolo costante la sicurezza personale e quella dei propri cari. In Messico, a Monterrey, sono i fratelli Leyra a dominare il narcotraffico ed è a loro che la famiglia di Don Minu ha commissionato l’ordine.

A fare da mediatore (i broker) è la famiglia Lynwood: il capostipite Edward (Gabriel Byrne) insieme ai figli Emma (Andrea Riseborough) e Chris (Dane DeHaan). Chris ha ereditato dalla madre una malattia terribile, la corea di Huntington, e sia Emma che Edward non sembrano convinti che il ragazzo sia in grado di gestire il business di famiglia. Sono i Lynwood ad occuparsi della spedizione dell’ingente carico di droga e ad essere al centro tra due fuochi: i compratori in Calabria e i venditori in Messico. E proprio in Messico, a Monterrey, il sergente Manuel Contreras (Harold Torres) delle Forze speciali dell’esercito guida un gruppo di soldati con l’ambizione di prendere possesso della città. Così, chi dovrebbe proteggere i cittadini dai narcos finisce per diventare un pericolo ancora maggiore.zero zero zero recensione

Sangue e denaro

Zero Zero Zero è una serie che sviluppa la sua narrazione – potentissima – tra due binari: quello del sangue e quello del denaro. A legare questi due fulcri tematici c’è il terzo elemento fondamentale: la cocaina. Sangue, denaro e cocaina, dunque; la costruzione della serie si basa tutta su questi tre cardini. Sono questi tre elementi che dettano il ritmo della narrazione e fanno da catalizzatore per tutto il resto. Tutti i personaggi in scena, tutte le storie sono collegate tra loro da questi fil rouge e poco importa se altri elementi finiscono per essere “trascurati”. Non c’è tempo per entrare a fondo nella psicologia dei personaggi, non c’è paura di eliminare le figure più affascinanti; sono il sangue e il denaro a dettare le regole, la cocaina a imporre gli sviluppi della narrazione.

Zero Zero Zero è un ritratto a tinte forti del lato più oscuro del nostro mondo e della nostra società. Un mondo che muove miliardi e le cui ripercussioni dilagano toccando le vite di milioni di persone, come un Male inarrestabile, spesso invisibile. Questo aspetto è molto ben delineato; accanto alle storie dei protagonisti vediamo con chiarezza quanto questo Male invada e travolga anche chi non ha nulla a che fare con le sue dinamiche. Verrebbe da pensare che quello che vediamo nella serie non ci riguarda da vicino e non ci sfiora in alcun modo, eppure non è così. Non è così e la serie ci sbatte in faccia la realtà; il traffico internazionale di droga influenza le vite di tutti. Ed ecco che ha i contorni di un brutto risveglio prendere coscienza che tutto il mondo è legato da un filo rosso come il sangue, bianco come la cocaina.

Sceneggiatura e montaggio – Zero Zero Zero, la recensione

Proseguiamo la nostra recensione soffermandoci sull’analisi di alcuni dettagli tecnici di Zero Zero Zero. Con la regia di Stefano Sollima e la stessa squadra di sceneggiatori, è inevitabile il confronto con Gomorra: La serie. L’impronta è comune, lo stile è riconoscibile, ma Zero Zero Zero appare nel complesso come una serie di più ampio respiro, più complessa, più matura. La sceneggiatura è impeccabile – figlia di un soggetto articolato e accurato – e mostra in ogni risvolto della narrazione l’impegno profuso in due anni di lavoro. La narrazione procede distesa e lineare nelle varie svolte della trama. Lo schema, episodio per episodio, è sempre lo stesso, straordinariamente efficace: introduzione, prima storyline, seconda storyline, epilogo. Le due sottotrame, su piani temporali differenti, si compenetrano e si riuniscono a fine puntata.

Per parlare del montaggio possiamo riagganciarci a quanto appena detto sullo schema della narrazione. Il montaggio accompagna lo svolgersi della storia garantendo la massima impressione di continuità tra le diverse inquadrature che compongono la scena. È funzionale alla narrazione e accompagna la traduzione della narrazione in immagini in maniera perfetta; questo risulta particolarmente evidente nelle sequenze d’azione e corali. Queste risultano sempre ordinate, ben orchestrate e d’impatto, anche nell’alternarsi frequente del ritmo, prima serrato poi più dilatato e disteso. Il risultato, sia dal punto di vista estetico che da quello più propriamente funzionale, è estremamente appagante.zero zero zero recensione

Regia e fotografia

Alla regia di Zero Zero Zero un team di professionisti di comprovata esperienza e mestiere che ha portato il proprio tocco personale in ognuna delle puntate che ha diretto. Ciascun regista ha diretto un gruppo di puntate: Sollima, Metz e Trapero hanno diretto i loro episodi in toto spostandosi fra le varie location. Questa scelta ha fatto sì che, anche in fase di ripresa, fossero garantiti il massimo controllo e la massima coerenza. Tutti e tre i registi hanno messo la loro esperienza, la loro visione e il loro modo di trasmettere la realtà al servizio della storia. Semplificando, possiamo dire che gli episodi diretti da Sollima e Metz si distinguono per un certo minimalismo, mentre quelli di Trapero per riprese più “spettacolari” e ad alto impatto visivo.

La fotografia è curata da Paolo Carnera, che ha già collaborato con Sollima per ACAB, Suburra, Romanzo criminale – La serie e Gomorra – La serie. L’operato di Carnera regala la giusta continuità in una serie in cui, lo abbiamo visto poco sopra, ci sono tre registi con stili e approcci diversi dietro la macchina da presa. Nei vari episodi di Zero Zero Zero la fotografia colpisce soprattutto nei suggestivi campi lunghi e nelle sequenze notturne. Il contributo di Paolo Carnera esalta luci e colori in ogni sequenza, che ci si trovi in una stanza di hotel a Casablanca, per le strade di Monterrey o negli inospitali paesaggi dell’Aspromonte.

Cast e colonna sonora – Zero Zero Zero, la recensione

Attori e colonna sonora meritano senz’altro un capitolo a parte all’interno della nostra recensione. Gli interpreti, parte di un cast internazionale di tutto rispetto – e che recita in sei lingue diverse, dialetti esclusi – sono l’ennesimo punto a favore di Zero Zero Zero. Alla base delle varie interpretazioni, una serie di personaggi scritti molto bene e che si imprimono nella mente dello spettatore nonostante non spicchino per approfondimento psicologico o evoluzione. Fra tutte le ottime prove, colpiscono quelle di Dane DeHaan, Harold Torres e Giuseppe Di Domenico; quest’ultimo, in particolare, nei panni di Stefano La Piana, ha un magnetismo sorprendente. All’interpretazione di Dane DeHaan, invece, dobbiamo i rari momenti in cui siamo in grado di provare empatia, in un panorama umano così sconvolgente.

La colonna sonora dei Mogwai poi è, senza correre il rischio di esagerare, letteralmente perfetta. Le musiche – sofisticate ed eleganti – sottolineano in maniera del tutto mimetica i punti salienti dell’azione. Il tema principale viene spesso ripetuto in occasione dei momenti topici della storia, per sottolinearne l’importanza e la tensione narrativa. In questi casi il connubio fra la musica e l’uso del rallentatore crea un effetto ad alto impatto emozionale sullo spettatore. La band post – rock scozzese è stata scelta personalmente da Stefano Sollima: i suoni gravi, ruvidi, gli archi e le note reiterate del piano sono perfette per creare un’atmosfera carica di tensione, angoscia e inquietudine.zero zero zero recensione

Considerazioni finali

Lo avrete senz’altro capito leggendo la nostra recensione: Zero Zero Zero è un prodotto di altissima qualità, fra le migliori serie del 2020 a livello internazionale. La serie, lo ha dichiarato lo stesso Stefano Sollima, è stata concepita nei suoi otto episodi per essere un viaggio autosufficiente e completo. Nei piani degli ideatori e dei produttori non è prevista una seconda stagione che veda protagonisti gli stessi personaggi, ambientata negli stessi luoghi o nella stessa epoca. Lo stesso Sollima, a proposito dei possibili sviluppi futuri del progetto, ha parlato dell’eventualità di raccontare altre storie, magari ambientate in altri continenti e in epoche diverse. Di certo, su questo fronte, considerato anche il grande lavoro alla base della serie, dovremo aspettare un bel po’.

Quel che è certo è che Zero Zero Zero è una di quelle serie da non perdere e a cui si fa davvero fatica a trovare un difetto. Volendo trovarne uno a tutti i costi, seppur perdonabile e non infrequente nel panorama delle serie tv, è qualche momento di lentezza nell’episodio pilota. Si fa un po’ fatica a ingranare e ad entrare nelle dinamiche di una storia così complessa e sfaccettata. Una volta ingranata la marcia giusta, però, la serie tratta dal romanzo di Roberto Saviano tiene incollati allo schermo, senza far sconti sulla brutalità della materia. Un affresco a tinte fosche su un Male che ci riguarda più da vicino di quanto pensiamo, una discesa in un girone infernale che lascia senza fiato e che non si dimentica una volta spento il televisore.

Zero Zero Zero

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Sceneggiatura, cast e colonna sonora
  • Regia e fotografia impeccabili

Lati negativi

  • Qualche perdonabile lentezza nel primo episodio

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