Personaggi iconici: Don Vito Corleone, il Padrino
Analisi di uno dei personaggi più grandi della storia del cinema: Don Vito Corleone
Un ruolo che resterà indelebile nella storia del cinema è senz’altro quello che ci hanno regalato Marlon Brando e Robert de Niro. Nel 1972 Don Vito Corleone fa il suo esordio sul grande schermo nel film Il Padrino, diretto da Francis Ford Coppola. Il film è stato tratto dall’omonimo romanzo di Mario Puzo, che scrisse anche la sceneggiatura con lo stesso Coppola. L’opera ha subito dato prova di essere un autentico miracolo dell’audiovisivo, e gran parte del merito è del personaggio di Brando.
Nel 1974 Coppola ci regala il secondo meraviglioso capitolo della saga che, nel 1990, diventerà una trilogia. Ne Il Padrino – Parte II vediamo al contempo il prosieguo della vita di Michael, figlio di Vito, e la vita dello stesso don Vito prima di diventare padrino. Questa volta a vestire i panni del personaggio è Bob de Niro, che non ha la stessa capacità di incidere del suo predecessore, ma contribuisce a rendere epico il personaggio. Don Vito Corleone è, in effetti, un personaggio dell’epica contemporanea, che ha creato un vero e proprio archetipo.
Indice:
Personaggi iconici: Don Vito Corleone – gli interpreti
Più di qualunque altro, Don Vito Corleone è un personaggio che conoscono tutti: sia chi ha visto il Padrino, che quei 3 o 4 che non l’hanno visto, sanno chi sia. Basta pensare al gran numero di frasi che questo personaggio ha lasciato indelebili nella mente di chi ama il cinema. “Gli faremo un’offerta che non potrà rifiutare” resta senz’altro la citazione più celebre del film, e l’intero dialogo iniziale con Bonasera è una delle scene più famose della storia. La scena don Vito non se la prende moltissimo, ma quando compare lascia il segno, ed è tutto merito della straordinaria trasformazione di Marlon Brando.
Le dicerie si susseguono riguardo a questo film. Pare sia cosa vera che la produzione si fosse opposta alla scelta di Coppola di dare la parte a Brando, ma il regista riuscì a farsi valere, pur dovendo far fare all’attore un canonico provino. Tratto più caratteristico del personaggio è senza dubbio la bocca, che Marlon Brando aveva deformato con del cotone durante il provino per sembrare più autoritario. L’idea piacque a Coppola che gli fece preparare una protesi che rendesse la faccia tale e quale a quella vista nel provino.
Per quanto riguarda de Niro la scelta fu concorde e, anche stavolta, oltremodo corretta. Le scene che riguardano i primi anni nella malavita di don Vito sono espressione della Nuova Hollywood che si andava delineando in quegli anni, a cui stavano prendendo parte i vari Scorsese, de Palma, Cimino, Lucas…La capacità di rappresentare in questo modo una vicenda che riguarda la malavita non si era mai vista. De Niro metterà questa esperienza nel suo bagaglio personale e gli sarà d’aiuto quando vestirà i panni di Al Capone ne Gli Intoccabili.
Personaggi iconici: Don Vito Corleone – La vita
Quello che Marlon Brando crea è un personaggio talmente potente da riuscire ad essere convincente più nel silenzio che quando parla. Al Pacino, che interpreta Michael, non emula sempre queste caratteristiche, che però lo renderanno grandissimo in Scarface. Don Vito è un personaggio malinconico, che mette la famiglia al centro della sua esistenza, e non la snaturerebbe mai per i suoi affari. La sua storia si sviluppa in modo diacronico, come detto: nel secondo film vediamo gli avvenimenti della sua giovinezza, nel primo la sua vecchiaia e la sua morte.
Manca l’apice della carriera del Padrino, che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe dovuto essere oggetto di un quarto capitolo, mai realizzato per la morte di Mario Puzo. Da ciò che vediamo nel secondo film capiamo che la personalità di Vito è stata esuberante fin da subito, e appena ha avuto l’occasione si è imposto nel mondo della mafia italo-americana di New York. Di questo personaggio percepiamo la saggezza nel primo film, mentre nel secondo ne vediamo la destrezza e la capacità di sapersi imporre.
Don Vito ha senz’altro vissuto una vita di luci e ombre, ma in questi film vengono messe in mostra soprattutto le luci, sebbene siano molti i nemici del Padrino. La figura di Vito Corleone è espressione di una vecchia società, in cui gli equilibri erano stabili. Appena questi equilibri vengono intaccati dall’inserimento del traffico di droga nei meccanismi malavitosi, anche il più grande dei boss si sente fuori luogo. Il suo ruolo si ridurrà sempre più ai margini della famiglia, anche per via della sua salute. La sua presa di posizione contro la droga costerà la vita a molti, e questo lo farà sentire debole. Prima di morire riuscirà a vedere realizzato il sogno: la famiglia in mano a Michael.
Don Vito Corleone – L’epica
C’è un’aura di mito che avvolge Don Vito Corleone, che è stata riconosciuta da tutti, tant’è che nel 1973 Brando si aggiudicò l’Oscar come miglior attore protagonista. Quella cerimonia fu l’occasione della nota rinuncia, da parte dell’attore, della statuetta, ritirata da una nativa americana. La ragazza lesse un discorso scritto dallo stesso Brando sullo sfruttamento dei nativi americani anche nel cinema. Il mito prosegue a regnare imperterrito attorno alla figura del Padrino. La faccia di don Vito Corleone ormai è impressa su maglie, tazze, stampe artistiche e molto altro. Il risultato più importante, però, è che quando si pensa alla malavita nel cinema, il primo volto che sovviene è proprio quello del Padrino.
Le tinte epiche hanno colorato, in questo film, la concezione degli italo-americani negli USA. Non era facile descrivere in modo simile la criminalità organizzata senza esprimere un giudizio, ma Coppola ci riesce. Non assistiamo ad una esaltazione della malavita, né ad una sua distruzione assoluta. Don Vito è il fulcro dei due film (il terzo è stato quasi rigettato dal suo creatore), e infatti il titolo è Il Padrino, non La Malavita. Gli italiani potrebbero sentirsi offesi da questa lettura del loro insediamento in America, ma tutto ciò rappresenta la verità, romanzata, ovviamente. La mafia è una macchia nella storia dell’umanità, non solo per gli italiani, ma in questi film quasi si tacciono i danni recati dalla mafia alla gente comune.
L’epica del Padrino è ristretta: le vicende riguardano le varie cosche mafiose, quasi mai se ne esce. Questo contribuisce a non restituire una lettura interpretativa delle azioni mafiose, che non sono né buone né cattive per il regista. Quello che è certo è che la mafia logora, e don Vito dà l’idea di averlo capito. L’immagine del Padrino non ha risentito di alcun logoramento negli anni, anzi, ha dato adito a numerose riletture, come ogni archetipo.
Personaggi iconici: Don Vito Corleone – La grandezza
Icona del potere espresso anche solo con lo sguardo, don Vito riesce ad essere essenziale ed efficace. Un paragone convincente è quello con l’Hannibal Lecter di Hopkins ne Il silenzio degli innocenti: poche scene, premio Oscar. Marlon Brando, a suo dire, detestava la sua professione, ma con interpretazioni simili si capisce come ciò non gli impedisse di essere un attore incredibile. Sicuramente nell’Olimpo dei personaggi meglio scritti ed interpretati il Padrino c’è.
I primi 12 minuti avrebbero potuto costituire una pellicola di per loro. La scena con Bonasera è talmente nota che descriverla sarebbe superfluo. Ad ogni modo la scelta di non inquadrare don Vito subito, i movimenti della macchina e le luci, uniti al lavoro fatto sulla e dalla faccia di Brando, sono leggenda. Il famoso gattino, invece, è una comparsa non prevista. Coppola racconta di aver trovato la bestiola sul set e di averla tenuta come portafortuna. Ogni singolo particolare rende il personaggio del Padrino sempre più credibile.
Don Vito non si sporca mai le mani nel primo film, mentre nel secondo capitolo vediamo come nella sua vita anche lui ha dovuto compiere delitti. Michael affronta la stessa evoluzione, ma nel pieno della sua maturità non fa che chiedersi come avrebbe agito il padre. Don Vito è una presenza ingombrante per la famiglia, per la società, ma anche per se stesso. Quando comincia a distaccarsi dagli affari si rende conto di amare di più il vino e di aver passato tutta la vita a guardarsi le spalle. Non gli basta una pelle corazzata, però, a godersi la vecchiaia e i nipoti. L’ultima imboscata, fatale, se la tende da solo, non essendone consapevole. Il suo cuore, ormai debole, decide che il più grande gangster della città deve morire giocando col nipote, tra i pomodori.