Personaggi iconici: Gil Pender, protagonista di Midnight in Paris
Ecco l'analisi di Gil Pender, uno dei personaggi iconici del cinema
A metà tra un ordinario presente ed un affascinante passato, ha luogo la vicenda di Midnight in Paris. Nel suo film del 2010, Woody Allen, vincitore dell’Oscar come miglior sceneggiatura originale, ha ideato una preziosa perla cinematografica. Ne andremo ora ad analizzare il protagonista, Gil Pender, uno dei personaggi iconici più del film.
Tale analisi è complementare all’approfondimento che avevamo fatto in relazione al film stesso: le lezioni di vita imparate da Midnight in Paris. Ma ora è giunto il turno di Gil Pender, interpretato da un Owen Wilson al di fuori della tipica comicità alla quale presta volto. Ecco dunque l’analisi del personaggio cult del cinema Alleniano e non solo.
Gil Pender, protagonista di Midnight in Paris
La filmografia di Woody Allen ha una filosofia tutta sua. Spesso i suoi personaggi si scontrano con l’insensatezza della vita, della quale l’essere umano e tutto ciò che sembra dar senso alla sua esistenza si rivelano semplicemente frutto di un caso. Un caso molto complesso, felice o (specialmente) doloroso, ma pur sempre un caso. Proprio a causa di questi eventi fortuiti, l’uomo pone spesso un “se” davanti ad azioni o a circostanze ormai irrimediabilmente realizzate; chiedendosi se la sua vita potrebbe essere in qualche modo diversa.
In Midnight in Paris il suo protagonista pone un grande “se” davanti alla sua intera esistenza: “… Se fossi esistito in un’epoca diversa?”. La risposta a tale quesito certamente non può esistere, ma forse è proprio per questo che Gil Pender se l’è posto. Rimanere incastrato nel malinconico dubbio di essere stato più felice in un’epoca “d’oro” è una consolazione più che sufficiente, certamente più semplice di interrogarsi seriamente sul come sia diventato così ordinariamente infelice. Vi racconteremo ora l’evoluzione che Gil ha vissuto nel corso della pellicola.
Personaggi cult del cinema: Gil Pender, lo sceneggiatore in cerca di ispirazione
Gil Pender è uno sceneggiatore molto conosciuto a Hollywood. Nonostante il successo professionale, Gil vuole mettersi alla prova nella scrittura di un romanzo. Dove trovare la giusta ispirazione se non nella magica Parigi? La capitale francese è da sempre stata il luogo di incontro di poeti, scrittori e pittori; ma mai è stata tanto attrattiva per tutti gli artisti più importanti come lo è stata negli anni ’20.
Lo spirito romantico e terribilmente nostalgico del protagonista stride con la personalità della sua fidanzata Ines, che scoraggia la scrittura del romanzo a favore della più remunerativa carriera da sceneggiatore. La donna, indifferente alla poesia che si respira nell’aria parigina, risulta infatti molto attenta a tutto ciò che è invece materiale: una buon piatto da mangiare, negozi d’arredamento, un quadro solo se “spiegato scientificamente”. Insomma, come è possibile che un aspirante scrittore, romantico e nostalgico, si stia per sposare con una donna così materialista e incapace di apprezzare la bellezza inespressa?
Personaggi iconici, Gil Pender nei ruggenti anni ’20
Come per magia, Gil prende una carrozza che lo accompagna in un viaggio nel passato. Si ritroverà ad un party in tipico stile anni ’20, dove gli invitati sono degli illustri personaggi di quell’epoca. Il protagonista si sentirà a suo agio in quel mondo, dove le conversazioni convergono sempre su arte e bellezza. Fondamentali, in particolar modo, saranno gli incontri con due personaggi: Ernest Hemingway ed Adriana.
Ernest Hemingway è senz’altro uno dei simboli dell’epoca tanto idolatrata da Gil, rappresentante per eccellenza della generazione perduta. Lo scrittore aprirà gli occhi al protagonista sul significato dell’amore. Amore significa “a-mors”, senza morte. La donna che Gil deve avere al suo fianco deve farlo sentire forte, folle, ma specialmente vivo. La persona amata, come noi, dovrà morire. È una condizione angosciante, ma se viene condivisa può essere confortata. Ma è Iris la donna che gli fa dimenticare, per qualche istante, della morte?
Adriana, personaggio immaginario, è nel film musa (e amante) di numerosi artisti, tra i quali Picasso e Modigliani. Anime affini, Gil inizia a sentire per Adriana un forte sentimento, riconducibile alla definizione dell’amore data da Hemingway. Come il protagonista, anche la donna -non pienamente soddisfatta del presente- è malinconicamente bloccata nell’idea di un passato ideale, certamente migliore della sua epoca.
Personaggi cult del cinema: Gil Pender e la sua nuova consapevolezza
La nostalgia ha avvicinato Adriana e Gil, la nostalgia li allontanerà. I due sono simili a tal punto che Gil vedrà nella donna uno specchio della sua stessa irrazionale incapacità di apprezzare il presente. Come Gil ha mitizzato i roaring twenties, Adriana ha idealizzato la Belle Epoque; ma in entrambi i casi il succo è lo stesso.
La nostalgia è negazione, negazione di un presente infelice. E il nome di questo falso pensiero è sindrome epoca d’oro, cioè l’idea errata che un diverso periodo storico sia migliore di quello in cui viviamo. Vedete, è un difetto dell’immaginario romantico di certe persone che trovano difficile cavarsela nel presente
Gil decide di rinunciare a questi pensieri nostalgici, decide di non abbandonarsi più alla paura e all’autocommiserazione. La “mecenate” Gertrude Stein, incontrata durante uno dei suoi “viaggi”, gli aveva dato un prezioso consiglio: “Compito dell’artista è di […] trovare un antidoto per la futilità dell’esistenza”. Certo, l’esistenza è casuale e probabilmente priva di senso; ma, citando un altro film di Allen, “basta che funzioni”. Ancora meglio, rifacendoci al finale stesso di Midnight in Paris, possiamo dire che non si può certamente controllare il cielo, ma si può credere che Parigi sia ancora più bella sotto la pioggia.