I 5 momenti che ci hanno fatto innamorare di “Stranger Things”
Top: 5 momenti che ci hanno fatto innamorare di Stranger Things:
3. Lo sceriffo scopre che il cadavere di Will è un falso
Eccoci di fronte a uno dei plot twist più interessanti della stagione: lo sceriffo Hopper, dopo non essersi convinto del ritrovamento del corpo del giovane Will, decide di indagare più attentamente su questa faccenda e scopre che il corpo del ragazzo è finto. In questa scena possiamo notare come Stranger Things non sia solo una serie fantascientifica e dell’orrore ma anche una serie con tutti gli elementi del thriller al proprio interno. Questi elementi sono portati avanti dalle indagini dello sceriffo, dai ragazzi e da Joyce, i quali scopriranno verità nascoste sempre più oscure.
4. Scena dello scontro tra Undici e i bulli
Questa scena si ricollega alla scena del sacrificio di Undici perchè, anche in questa sequenza, ci vengono mostrati i valori e l’importanza della amicizia e dell’amore. Due bulli cercano di fare del male a Mike e ai suoi amici ma Undici interviene dando una bella lezione ai due prepotenti che se la danno a gambe levate.
5. Scena finale del “sottosopra” con Will
Stranger Things è una continua sorpresa e un continuo colpo di scena. Sebbene tutti pensassimo che la storia fosse finita con il salvataggio di Will dal “sottosopra“, gli autori ci vogliono dare un altro motivo per amare la serie, ovvero che in questo universo nulla è scontato. Infatti nella scena finale dell’ultimo episodio, tutto sembra tornato alla normalità con tutte le famiglie di Hawkins pronte a festeggiare il Natale ma a casa Byers non sembra così. Il piccolo Will, non sentitosi troppo bene, corre in bagno e si ritrova all’interno del “sottosopra“, lasciandoci tutti con il fiato sospeso e con la morbosa curiosità di capire cosa possa succedere nella seconda stagione. Sfortunatamente dobbiamo aspettare fino al 27 ottobre per capire se Will riuscirà a salvarsi o meno dalla mostruosa dimensione che lo ha tenuto prigioniero per tutta la prima stagione.
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